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20 anni di Men/Go!
Intervista a Paco Mengozzi, alla scoperta degli albori della manifestazione musicale più importante della città

Sono passati quasi vent’anni dall’ultima (a mio avviso) edizione di Arezzo Wave del 2006 che festeggiava il suo ventesimo compleanno. Esattamente quest’anno anche Men/Go Music Fest spegne la stessa quantità di candeline, segnando un traguardo non da poco ad Arezzo. Per l’occasione, abbiamo intervistato la figura di spicco dietro all’organizzazione dell’evento, Paco Mengozzi.
Prima di volgere il nostro sguardo al tempo presente, direi di dare un’occhiata indietro, agli albori di questa manifestazione.
«Il festival nasce spontaneamente vent’anni fa nel parco di Via Alfieri. Il mio babbo, soprannominato per l’appunto Mengo, aveva questo chiosco estivo che rappresentava un punto di ritrovo per me ed i miei amici. In un certo momento, ai ragazzi che frequentavamo il posto e che in gran parte ancora oggi sono all’interno del festival, venne l’idea di organizzare qualcosa per poter suonare con le rispettive band e quindi la prima edizione si svolse in maniera un po’ improvvisata. Il nome del fest non dovemmo nemmeno cercarlo visto che era già pronto e suonava bene. Con il tempo la manifestazione è andata pian piano a crescere, portando noi organizzatori a preparare ogni edizione con maggior attenzione e dedizione rispetto a quelle precedenti. Dopo qualche anno è stata fondata la nostra associazione con la finalità di dare uno spazio di visibilità e protagonismo ai giovani artisti che vogliono esibirsi sul palco. Oltre a loro abbiamo sempre cercato di osservare la scena musicale italiana, provando a coinvolgere e a portare gli artisti del momento che ci piacevano e che magari erano in tour.»
Vi siete inseriti un po’ in quel vuoto lasciato da Arezzo Wave e successivamente dalla breve esperienza del Play Art, ma siete sopravvissuti ad entrambi.
«Ritengo che la differenza sostanziale rispetto a quelle manifestazioni enormi è che questo evento non è il nostro lavoro principale, in poche parole non ci campiamo: abbiamo così una libertà maggiore sia in termini economici, perchè anche non farlo non cambierebbe comunque le nostre vite, sia in termini artistici, perchè possiamo strutturalo come preferiamo. Questo comunque significa che è organizzato al livello professionale e che ovviamente ci piacerebbe molto crescere ancora, ma allo stesso tempo siamo liberi di muoverci su tanti fronti. Da questo punto di vista aspettiamo da un po’ dei segnali dal territorio che sappiano leggere il valore e l’indotto che è un evento musicale può portare a una città. La linfa vitale della nostra organizzazione sono i giovani volontari e i soci dell’associazione, i quali danno disponibilità e prendono ferie per poter tirare su ogni edizione del festival.»

Recentemente sono proliferati i festival di fascia medio-alta come il vostro, mentre le grandi manifestazioni sembrano un po’ arrancare. Cosa ne pensi?
«Il problema principale dei grandi festival sono i costi esorbitanti, derivati dalla ricerca del nome importante per staccare il biglietto, mentre l’esperienza complessiva del festival viene messa in disparte. Per noi è diverso: certamente un nome famoso ed il suo seguito non ci sono del tutto indifferenti, ma portiamo sempre tanti artisti che la maggior parte delle persone non conoscono e che siamo ben lieti di far scoprire. Preferiamo sempre sperimentare e lavorare maggiormente sull’ambiente complessivo in cui poi lo spettatore si ritrova e ci piace il concetto del festival che ti porta a scoprire cose nuove, oltre che a proporti il grande nome di una serata.»
Com’è stato il passaggio da una realtà piccola come il parco Via Alfieri al Prato di Arezzo?
«Dopo l’edizione incredibile del 2017 con Salmo, quel passaggio è stata la nostra grande sfida del 2018. Lo spostamento era una scelta un po’ obbligata per via dei numeri in crescita, ma non era affatto semplice per tanti motivi ed il nostro focus in quell’edizione è stato mantenere la stessa atmosfera e lo stesso spirito durante il passaggio. Grazie a tutta l’organizzazione direi che l’operazione è riuscita. Abbiamo tirato fuori un’edizione bellissima, esaltata dal fascino intrinseco del Prato con la sua scenografia e dalla vicinanza con il centro storico. Per noi Arezzo ha un potenziale enorme proprio grazie alle locations nel centro che molte altre città non hanno.»
Come avete vissuto il periodo pandemico?
«Durante quella parentesi abbiamo continuato a fare rassegne musicali, per esempio quelle all’anfietatro con Negrita, Subsonica, Silvestri, Capossela ecc. Per questo tipo di manifestazioni non è facile ripartire dopo uno stop così lungo, ma direi che ci siamo ripresi molto bene sin da subito. Con l’edizione del 2022 e quella del 2023 abbiamo lavorato molto sulle serate a biglietto, scommettendo ed indirizzando il festival verso un certo tipo di sviluppo con artisti quali Fabri Fibra, Salmo, Coma Cose, Baustelle ecc.»
Per questa ventesima edizione pare abbiate fatto invece una scelta diversa.
«Quest’anno abbiamo deciso di organizzare un festival totalmente gratuito, per tornare un po’ alle origini e con nomi che tendono ad una certa tipologia di serate di «festa». Volevamo festeggiare questi vent’anni come si deve e abbiamo deciso di fare un regalo al pubblico, fermo restando che la logica dello sviluppo sui biglietti non è per mero guadagno, ma serve a far fronte alla crescita dei costi dei cachet. Saranno presenti tanti artisti: Birthh, Mura Masa, Thru Collected, Sarafine. Big come Rose Villain, Dargen D’amico, Mace, Cosmo, Africa Unite, Sud Sound System. I talenti emergenti Ele A, Lamante, Marta del Grandi, Santamarea. E i djs internazionali Mura Masa e John Talabot. Vorrei citare inoltre il concerto in Fortezza all’alba del 14 luglio con Paolo Benvegnù.»
Cosa rappresenta per te il Men/Go e cosa pensi rappresenti per il territorio?
«Per me è una grande soddisfazione personale, ma anche collettiva, che porta qualcosa di coinvolgente, propositivo e positivo nella mia città. Per Arezzo è uno spazio, e vorrei che ce ne fossero tanti altri, di proposta musicale che stimola artisticamente il pubblico in maniera semplice, accessibile e gratuita.»

di LORENZO STIATTI
Credits: si ringrazia il team foto del Mengo Fest

IG: @mengofest
FB: Arezzo • Men/Go Music Fest
mengomusicfest.com

Lorenzo Stiatti
LORENZO STIATTI

Chitarrista e cantautore, principalmente legato da un amore indissolubile alla musica punk e a tutte le sue derivazioni. Lettore accanito sin dall’infanzia e scrittore al giorno d’oggi.

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