Qual è una delle prime cose che viene insegnata ad un bambino? Pensateci bene, oltre all’educazione nei comportamenti, c’è quella allo sport. Un elemento che accompagna la maggior parte dei piccoli per tutta la vita, ne forma il carattere e lo tempra per affrontare situazioni che si ripropongono anche in altre circostante della propria esistenza.
In questo senso quello che Francesco Papaveri fa dirigendo la sua Scuola di Ciclismo Arezzo Asd è proprio questo: offrire delle conoscenze ai piccoli in uno sport che mette la persona di fronte a molte difficoltà e permette loro di trovare il modo di affrontarle. La bicicletta è questo, uno sport complesso e molto più articolato rispetto a far girare due ruote in una salita. Sarebbe molto riduttivo ricondurlo in questi termini anche secondo Francesco che, infatti, è appassionato di molte discipline che si possono praticare salendo su una sella e impugnando il manubrio.
“Il ciclismo è uno sport molto educativo per tante ragioni. Quello che impari da piccolo è un processo che ti permetterà poi di avere una conoscenza di te molto approfondita. Ti farà capire fino a dove puoi spingerti e quali sono i tuoi limiti. Impari a conoscerti come persona, a formarti caratterialmente nelle difficoltà e acuisci la manualità. La bicicletta è uno strumento e come tale può rompersi, ma col tempo impari ad aggiustarla e diventi autonomo. Sono tutti piccoli insegnamenti che fanno di te uno sportivo e una persona matura.” Ci spiega Francesco.
Francesco non si è avvicinato al ciclismo fin da subito, ma è una passione che è sbocciata nel tempo e, adesso che ha 29 anni, trasmette ai ragazzi attraverso i suoi insegnamenti nella scuola di ciclismo che dirige. Il suo punto di vista è affascinante, poiché parte da concetti che appaiono ovvi, ma che sfuggono alla portata di chi ancora non ha scoperto questo mondo: “La bici offre possibilità infinite di utilizzo. Nel mio caso mi ci sono avvicinato provando l’adrenalina della discesa (il Downhill), altri amano scalare le montagne, mentre altri ancora preferiscono divertirsi in pianura e fare dei percorsi più lunghi.”
Quello che comunemente si associa alla bicicletta è il concetto di fatica, uno di quelli che lascia dubitare di un mezzo che fin da bambini ha accompagnato la vita di tutti: “Non è assolutamente solo una questione di fatica. Certamente ci sono delle discipline che ne richiedono di più, altre di meno, ma la fatica pura serve per compiere un ulteriore passo e avvicinarsi ad obiettivi più ambiziosi.” Lo sport quindi è divertimento, prima di tutto: “I miei ragazzi della scuola hanno un’età che varia dai 4 ai 16 anni e li porto ad allenarsi sempre all’aperto per godere delle belle giornate e del clima buono, quando c’è. Solitamente utilizziamo le strutture messe a disposizione dal Circolo di Indicatore e quelle della Chiassa anche se, ovviamente, quando il meteo non lo permette è necessario spostarsi in palestra, ma cerco di farlo il meno possibile.”
Perché Francesco, oltre che a dirigere la scuola di ciclismo, è istruttore anche nella palestra Linearoto Asd che si trova a Pratacci e aiuta i più esperti della bici ad arrivare alla migliore condizione fisica possibile durante la stagione invernale, quando la scarsa luminosità e le temperature non incoraggiano l’uso quotidiano del mezzo a due ruote. In questo caso il mondo della bici sale ad un livello più avanzato, lo stesso al quale magari ambiranno i ragazzi che si approcciano a questo sport: “Prima di tutto vengono divertimento e passione. Sono quelli che permetto di far si che venga fatto quello sforzo in più, che spinge i bambini a scegliere un’attività meno convenzionale.” In effetti non è mistero che in Italia altri sport riscontrano più appeal nella scala delle preferenze dei piccoli, ma se un ragazzo si appassiona al ciclismo non lo molla più: “Quando ho cominciato a fare i corsi qualche anno fa, i bambini erano pochi, mentre attualmente abbiamo più di sessanta iscritti. Alcuni di loro sono riusciti a far appassionare alla bici anche i genitori e adesso condividono questa passione insieme.”
Chiudendo l’intervista, proviamo a sfatare il mito che il ciclismo sia uno sport solitario. A tal proposito Francesco risponde: “Sicuramente non è la stessa cosa di uno sport di squadra, ma in questo caso mettiamo insieme persone accomunate dalla stessa passione e che percorreranno letteralmente la stessa strada, affrontandone le difficoltà e provando a superare gli ostacoli. Non è come far parte di una squadra di calcio, ma anche nel ciclismo si fraternizza molto e si apprende l’arte del migliorarsi.” Uno sport che si impara da piccoli e che non si dimentica più. Poi, se a insegnare ci sono persone piene di energia e competenza, la strada da pedalare diventa di colpo molto più semplice!
di FABRIZIO SALVI
FABRIZIO SALVI
Settembre ’85. Ho impugnato una penna e non me ne sono più separato. Scrivo mentre viaggio, viaggio per passione, ho la passione della scrittura. Una ruota nella quale tutto torna al punto. E a capo, con una nuova storia da raccontare.