Avete presente quando da bambini, al mare, si faceva a gara a chi stava di più sott’acqua e riusciva a trattenere il fiato più a lungo? Quando poi finalmente riemergevi e ti eri autoproclamato vincitore della gara, anche se tuo cugino continuava a stare sotto per altri 10 secondi, ti sentivi quasi immortale. Riprendevi fiato a pieni polmoni e scoppiavi in una risata liberatoria che ti faceva dimenticare quel fastidio che avevi provato quando ti mancava il respiro e avevi dovuto cedere.
Era quel gioco che banalmente ti faceva capire l’importanza di vivere fuori dall’acqua, di respirare. Quella sfida ti faceva apprezzare il riemergere; non vedevi l’ora di lasciare quella condizione innaturale.
Poi, prima di uscire dall’acqua, richiamato a fare merenda o solo a farti tornare normali le mani, cotte dal sale e dalle ore che avevi passato a mollo, ti dedicavi “ancora 5 minuti!” e stavi fermo, immobile, a galla, ad ascoltare i rumori ovattati che l’acqua filtrava e che l’orecchio, invece, riemerso solo per metà, ti faceva percepire più forti e presenti.
Come in una bolla; isolato, solo, ma immerso in un mare pieno di gente.
La sensazione è stata quella. Una mezza apnea, ma continua. Un fastidio difficile da spiegare, ma presente, giorno dopo giorno, spalmato su settimane lunghe e stanche, un po’ tutte uguali, che si sono rincorse a fatica.
Ci siamo aggrappati alla speranza di aprire gli occhi alla svelta, magari scossi da quella voce in lontananza che ci richiamava ancora una volta ad uscire dall’acqua.
Allora, con tutta la forza, buttavamo giù le gambe, su la testa e tornavamo a sentire tutti i rumori, il caos, le grida di chi giocava sul bagnasciuga, le risate, quello del “coccobello”, il rumore della corsa sull’acqua per tornare a riva.
E finalmente eravamo riemersi…
editoriale di MELISSA FRULLONI
Vegetariana militante. Animalista convinta.
Femminista in prova. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…