Non posso immaginare cosa sarebbe successo se, durante l’isolamento, fosse stata down anche la connessione. Probabilmente il popolo sarebbe insorto, come si faceva una volta nelle rivolte per il pane. Sì, perché nei giorni di assoluta immobilità appena trascorsi, ci siamo aggrappati a quella connessione, come fa il gatto con il divano di casa e, per un certo verso, è stata il nostro pane quotidiano. Siamo stati drogati dai social (più di sempre!), dipendenti da Google Meet, Zoom e simili, strafatti di luce blu, con gli occhi in fase REM, che si adattavano morbosamente ad ogni formato di ogni monitor. Impossibile pensare, quindi, di non avere wi-fi; l’idea di essere offline ha turbato i sogni di molti, che in confronto Freddy Krueger era un ragazzo.
La verità è che il simbolino di internet sempre acceso su ogni dispositivo ci ha salvato la vita. Ha salvato le nostre relazioni, il nostro lavoro (che ora è smart working), le riunioni (che ora sono conference call), lo shopping (che ora è delivery), gli aperitivi (che ora sono dirette su IG)…
La tecnologia ci ha permesso di andare avanti, di muoverci, di fare, di divertirci comunque (più o meno), paradossalmente stando fermi, soli, ognuno a casa propria. Un mondo alla “Black Mirror”, distopico, con avatar e dispositivi tecnologici che vanno in giro al posto nostro e noi chiusi in una stanza, al buio, a scorrere compulsivamente il dito sullo schermo? Forse, ma per ora abbiamo dimenticato come si attiva la modalità aereo e siamo lanciatissimi su realtà aumentata e strategie digitali. Ne troverete di articoli che trattano l’argomento in questo numero.
Anche a WEARE la digital wave viene cavalcata e il nuovo mondo smart in cui ci siamo ritrovati a vivere ci coglie entusiasti e positivi, inondati dalle vibes estive che ci fanno vedere tutto sotto ad una luce più calda, un filtro giallo, carico di vitamina D, che profuma la pelle di aria nuova.
Ma da buoni amanti del vintage, non possiamo pensare di affrontare tutto questo senza il nostro magazine stretto tra le mani. Il profumo della carta dà assuefazione, lo spessore dei fogli e dell’inchiostro danno dipendenza e quel futuro digitale, senza un buon giornale da leggere, in una sera estiva, sorseggiando una Corona, non è il mondo in cui vogliamo vivere.
La carta stampata rappresenta le nostre radici, ci ricorda da dove veniamo. La realtà aumentata è dove vogliamo andare, la direzione che dobbiamo intraprendere… Siamo pronti, come protagonisti di una moderna raffigurazione de “La Libertà che guida il popolo”, tablet in una mano e WEARE nell’altra… Carichi, verso un mondo nuovo.
editoriale di MELISSA FRULLONI
Vegetariana militante. Animalista convinta.
Femminista in prova. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…