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Blue Dot
Un ruolo fondamentale per la concretizzazione della propria visione musicale viene giocato dagli studi di registrazione Blue Dot Productions

La scena musicale aretina, nonostante il carattere provinciale della città, è sempre stata piuttosto variegata, fiorente e conosciuta a livello nazionale. Un ruolo fondamentale per la concretizzazione della propria visione musicale e non solo, viene giocato dagli studi di registrazione specializzati come la Blue Dot Productions. In questo contesto, ho avuto il piacere di parlare con Enrico Zoi, chitarrista/cantante della band A Pezzi, produttore, direttore tecnico di Mengo Music Fest, fonico Broadcast di Sky Sport, monitor engineer Fask e live foh engineer in Italia ed Europa.
Com’è stata concepita la Blue Dot Productions?
«Nasce prima di tutto dal mio sogno di costruire un studio di registrazione e produzione musicale. Presi la decisone di realizzarlo quando tornai in Italia dopo aver terminato il percorso di studi professionali a Londra e, partendo da piccole situazioni, sviluppai quest’idea assieme ad altri collaboratori, come Andrea Marmorini di Woodworm ed il mio attuale socio, Andrea Bondi. Con quest’ultimo, nello scorso anno, abbiamo consolidato le fondamenta di questo progetto, definendoci con un nome ed un logo ben precisi che rimandano all’omonima foto della Terra, scattata dalla sonda Voyager 1.»
Di cosa si occupa lo studio?
«Primariamente di produzione musicale, come la mera registrazione, il master ed il mixing. Con il passare del tempo, ci siamo aperti anche ad altre possibilità, tra cui la cura di video, tutorial, reviews e live registrati in studio. L’obbiettivo è quello di espanderci in più ambiti che siano comunque collegati al mondo dell’audio, ma senza perdere la nostra inclinazione principale nei confronti della musica.»
Quali sono le differenze in questo ambiente, tra una città piccola come Arezzo ed una metropoli?
«Non credo ci siano delle differenze così abissali tra queste due dimensioni, ma se devo trovarne una, credo che in città come Milano e Roma, che possono sicuramente accogliere un bacino molto più ampio del nostro, il “mercato” sia già saturo, senza contare poi la presenza di una concorrenza a volte aggressiva; mentre in una realtà piccola come quella di Arezzo, in cui incredibilmente esiste un sottobosco di musicisti vivo, ampio ed altamente propositivo non ancora valorizzato a dovere, un progetto come il nostro trova ancora un terreno fertile e pacifico non solo commerciale, ma anche artistico.»

Come si è evoluto nel tempo il concetto di studio di registrazione?
«La concezione classica dello studio di registrazione è scaduta da più di vent’anni per una serie di ragioni, tra cui la maggiore è sicuramente l’affermarsi di nuove tecnologie che permettono una produzione totalmente casalinga alla portata di chiunque, con risultati a volte ottimi, ma più frequentemente orribili. Oggi purtroppo, l’accessibilità alla produzione musicale va di pari passo con l’ignoranza e questo fatto può essere riscontrato con l’inadeguatezza plateale di certi “artisti” nel materiale proposto e ancor di più con i live: senza un professionista alle spalle, difficilmente si può avere qualità.»
Voi in che ottica vi ponete?
«In tutto questo marasma, o ti imponi commercialmente con una spesa enorme grazie a cui sforni produzioni stile industria, oppure crei qualcosa come abbiamo fatto noi, più classico e ridotto in termini tecnici, ma che punta sulla figura professionale le cui esperienze, inclinazioni e produzioni, si incontrano e combaciano con la richiesta e l’idea dell’artista, sviluppandola, controllandola ed arricchendola esponenzialmente. In sostanza, puntiamo sulla personalità delle produzioni, mantenendo uno standard tecnico elevato.
Il rapporto umano con l’artista, per noi è di vitale importanza: il lato professionale permette certamente di indirizzare il lavoro nella giusta direzione, evitando che l’estro creativo del musicista esondi, ma l’intesa personale, anche improvvisa, permette una valorizzazione della creazione e a volte anche un’aggiunta costruttiva in corso d’opera.
Vorrei esprimere un’analogia che penso possa descrivere efficacemente la nostra filosofia: gli outboard analogici sono considerate macchine sacre della produzione musicale, ognuna resa speciale e unica da una piccola variazione di produzione o difetto, tanto che nemmeno il digitale riesce a superarle, ma le emula staticamente. La nostra figura di professionista è il nuovo outboard analogico e quella piccola variazione che rende unica questa macchina, è il fattore umano.»

di LORENZO STIATTI
Credits Sara Coleschi

bluedotproductions.it
FB: Blue Dot Productions
IG: @bluedotproductions
YT: BlueDot TV

Lorenzo Stiatti
LORENZO STIATTI

Chitarrista e cantautore, principalmente legato da un amore indissolubile alla musica punk e a tutte le sue derivazioni. Lettore accanito sin dall’infanzia e scrittore al giorno d’oggi.

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