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Parolæ, Parolæ, Parolæ
Collettivae è un’associazione di promozione sociale transfemminista e intersezionale, nata ad Arezzo nel maggio del 2021

Le parole sono la base, tant’è che già da bambinæ apprendere vocaboli ed associarli ad un significato è la prima cosa che impariamo a fare. Nell’approccio a un nuovo concetto o a una nuova lingua, sentiamo la necessità di partire da quelle parole che ne costituiscono il senso. Nell’ambito di un tema così vasto e ramificato come il Femminismo, Collettivæ vuole ripartire dal principio: a cominciare da questo numero e per le prossime uscite di WEARE, discuteremo le definizioni di parole ormai correntemente utilizzate da qualsiasi mezzo d’informazione quando si parla di tematiche di genere, ma il cui significato non è tuttavia sempre scontato. Iniziamo con Patriarcato, Femminismo e Consenso!

Patriarcato
Etimologia: patriarcato s. m. [der. di patriarca; nel sign. 1, dal lat. mediev. patriarchatus]. –
1. a. Dignità, grado di patriarca, nella Chiesa. b. Il periodo in cui un patriarca esercita la sua autorità. c. Il territorio su cui si estende la sua giurisdizione. d. Il palazzo in cui risiede. […]
Significato Sociale: Tipo di organizzazione familiare a discendenza patriarcale, in cui cioè i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, dal quale prendono il nome, i diritti, la potestà che essi trasmettono al discendente più diretto e vicino nella linea maschile.
Per Collettivæ: Sistema socio-economico-culturale androcentrico che garantisce un intrinseco privilegio agli uomini e che alimenta gli stereotipi di genere nelle istituzioni (politica, economia, religione, educazione), relegando le donne ai soli compiti di cura ed escludendole da ruoli di potere in ragione di una presunta inferiorità fisico-intellettiva.
Esempi: la disparità di compenso e la scarsa accessibilità a posizioni dirigenziali o di responsabilità per le donne, la difficoltà nel declinare al femminile nomi di professioni storicamente ricoperte da uomini, la sottostima della gravità e il ritardo nelle azioni di prevenzione dei reati contro le donne, il tabù della sessualità, e, al contrario, l’eccessiva libertà di vilipendere facendo riferimento alla sfera sessuale femminile, la dipendenza economica familiare da una figura maschile, la cultura dello stupro, gli ormai inquantificabili femminicidi. Ma anche il mancato diritto degli uomini di mostrarsi fragili o emotivi, e le tante altre espressioni della mascolinità tossica. Tutto questo è patriarcato.

Femminismo
Etimologia: femminismo s. m. [der. di femmina]. – Movimento di rivendicazione dei diritti delle donne, le cui prime manifestazioni sono da ricercare nel tardo Illuminismo e nella Rivoluzione Francese; nato per raggiungere la completa emancipazione della donna sul piano economico (ammissione a tutte le occupazioni), giuridico (piena uguaglianza di di-ritti civili) e politico (ammissione all’elettorato e all’eleggibilità), auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne.
Per Collettivae: tutti gli approcci e le pratiche transfemministe e intersezionali che racchiudono le istanze sul controllo del corpo e sulla violenza di genere verso donne cisgender, donne e uomini trans, gay, lesbiche e altræ. Accogliere l’idea per cui il femminismo ha molte forme, è di molti tipi, e spesso non è ascrivibile all’interno di categorie specifiche; anche questo è femminismo.
Esempi: educare tutte le persone all’uguaglianza e al rispetto in quanto individuæ e a prescindere da qualunque altra caratteristica, ricevere un compenso lavorativo consono al ruolo e non inferiore a quello di colleghi uomini di pari livello, essere riconosciute per merito nel proprio ambito di competenza, e non semplicemente perché donne, rifiutare di rispondere alla domanda sull’eventuale volontà di avere figli durante un colloquio di lavoro, essere rispettate, ascoltate e supportate quando portiamo avanti una denuncia di stalking/molestia/violenza, riuscire ad allontanarsi dagli stereotipi di genere che ci vogliono madri devote, angeli del focolare e sottoposte alla figura dell’uomo in ambito socio-economico, rivendicare il diritto di essere accettate e chiamate con nomi femminili perché ci sentiamo donne (anche qualora il nostro sesso biologico fosse diverso). Tutto questo è femminismo.

Consenso
Etimologia: consènso s. m. [dal lat. consensus -us, der. di consentire «consentire»]. – 1. a. Conformità di voleri: agire di consenso, d’accordo. b. In diritto, elemento essenziale del negozio giuridico bilaterale o plurilaterale, consistente nell’incontro delle manifestazioni di volontà di due o più soggetti contrapposti. c. Accordo di opinioni individuali: per comune consenso. 2. a. Il consentire a che un atto si compia, permesso, approvazione. In bioetica e nella pratica medica, c. informato, partecipazione consapevole del paziente alle decisioni sul trattamento terapeutico da seguire, realizzata attraverso una informazione esauriente sulle sue condizioni di salute e, soprattutto, in caso di gravi patologie, sui rischi connessi alla terapia da seguire. b. Giudizio favorevole, calda approvazione. […]
Significato Sociale: Presunzione sostenuta in tutti i casi di assenza di dissenso o reazione fisica o verbale forte (in specie, con riferimento ai reati sessuali, ma non solo), e nelle forme più estreme, dedotta anche da elementi di per sé non rilevanti, quali l’abbigliamento, l’atteggiamento o lo stato di coscienza del soggetto. Nella stragrande maggioranza dei casi, le vittime sono tutte quelle persone non identificate/identificantisi come uomini cisgender.

Per Collettivæ: Tutto e solo ciò che è espressamente, esplicitamente e chiaramente comunicato come tale nel rapporto inter-relazionale tra due persone legalmente considerate mature, capaci di autodeterminarsi a livello psicofisico, secondo la loro libera volontà e non sottoposte a coercizioni di tipo fisico, psicologico, economico, sociale, in riferimento a qualsiasi tipo di attività, pratica, decisione o comportamento (specificamente in ambito sessuale, ma anche di altro genere, es. utilizzo della propria immagine, della propria corrispondenza privata, ecc.).
Esempi: Non forzare pratiche sessuali indesiderate, interrompere un atto sessuale inizia-to come consensuale ma non più proseguito come tale, non rimuovere con l’inganno e all’insaputa del/lla partner dispositivi di protezione durante l’atto sessuale; ma anche, non divulgare fotografie, video, messaggi, mail privati contro la volontà del soggetto. Tutto questo è espressione e rispetto del consenso.

Fonti: Vocabolario Treccani, Il Post
Credits: Marta Fornaciari e Gemma Bui

di GEMMA BUI

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Gemma Bui
GEMMA BUI

Studentessa, musicista, cultrice dell’Arte variamente declinata. Con la scrittura, cerco di colmare la mia timidezza dialogica. Nelle parole incarno la sintesi – e non la semplificazione – della realtà. Credo nella conoscenza come mezzo per l’affermazione di sè e come chiave di lettura dell’esistere umano.

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