Una volta l’odio incondizionato per l’umanità era prerogativa delle persone anziane che si divertivano a bucarti i palloni. Una legge non scritta, impone a tutti di sorridere e amare i gusti della gente comune senza creare dissenso. Oggi spezziamo una lancia per chi odia tutti, come noi aretini, che odiamo anche noi stessi. Siamo il politicamente scorretto, e come per gli scozzesi, il nostro cuore batte per l’orgoglio e l’indipendenza.
Ma partiamo dalle basi, ovvero dell’odio atavico tra Arezzo e i 3 milioni di Toscani. Siamo gente di parte, uno bianco e l’altro nero, mai uniti, sempre divisi. Un’antipatia reciproca e antichissima, dalle origini lontane e spesso sconosciute ai più (me compresa). Se è cosa difficile essere italiano, difficilissima cosa l’esser toscano, ancor di più essere aretino. La Toscana non è definibile e la sua unità esiste solo sulla carta geografica. Dentro la Toscana, esistono diverse toscane: una regione fatta di campanilismi, mille dialetti e di eterni contrasti.
Siamo persone “normali”, un po’ fuori dagli schemi, ma terribilmente premurose e piene di attenzioni (si, dal lunedì al sabato, però). Ora di pranzo, la nonna serve ossequiosamente in tavola squisite pietanze rigorosamente from Arezzo e tu pensi solo e soltanto a quella palla che rotolerà per 90 minuti in un campo verde, perché oggi è domenica, e dopo un’intensa settimana di fancazzismo arriva lui puntuale come sempre il campionato e “quando allo stadio c’è la partita, l’aretino scorda il Saracino”. Noi dal DNA Amaranto siamo con la testa già lì in campo; “gli sbandieratori, tutti quei colori, di un colore solo è la città: Amaranto!”
Noi aretini amiamo essere aretini, e amiamo dimostrarlo con orgoglio ad ogni occasione. Non è solo una partita di calcio, o almeno non solo. È rivalità, che affonda le sue radici in tempi lontani, ad un Arezzo Ghibellina, sconfitta in quel lontano 11 giugno 1289, fiera in cerca di libertà. Nella vita di tutti ci sono i prima e i dopo: scelte, occasioni e casualità spezzettano ogni esistenza in fasi, un po’ come il calcio di rigore all’89°. I tifosi di ogni età raccontano che la squadra dell’Arezzo (anche quella femminile, la maledizione non fa discriminazioni) si vede sempre sfuggire la vittoria a un centimetro dal traguardo, una storia di tormento ed estasi.
Domandarsi che cosa renda aretino un aretino e quale sia the real aretium lifestyle è un’impresa ardua. Siamo ringhiosi e ogni parola non aretina evoca in noi una certa repulsione. Che si parli di storia, di sport, per noi aretini doc tutto quello che riguarda le città limitrofe è visto con particolare antipatia. Non si tratta di essere migliori o peggiori degli altri, toscani o italiani, ma grazie a Dio, siamo diversi. Arezzo, si sa, è la terra dove il rapporto tra l’opera dell’uomo e la meraviglia della natura ha raggiunto la sua armonia più perfetta. Siamo contro tutti da sempre! Cioè? C’è che abbiamo l’antagonismo nel DNA, nessuno fa eccezione, Firenze per il suo strapotere, che diciamocelo, non è mai andato giù a nessuno; Pisa e Livorno, non commentiamo nemmeno, e lasciamo stare Siena… Ma esiste davvero?
Non potremo mai cambiare i nostri colori, e non potremo mai cambiare squadra.
Arezzo è senso di appartenenza. Fieramente local, intrinseco di aretinità, viviamo scontri generazionali di ideali e obiettivi tra vecchi e giovani e della voglia di rinascere. Non ci sono solo gli ultrà, c’è l’amore autentico, c’è la speranza di un domani migliore e c’è orgoglio.
Non è un film, né una commedia, è la delicatezza della vita reale, il contrasto tra la fede calcistica totalizzate e il resto del mondo a cui, incredibile a dirsi, non interessa. Fratelli e sorelle sono nemici per natura! Come i toscani con gli aretini! Come i fiorentini con gli aretini! Come i senesi con gli aretini! Come gli aretini e altri aretini! Non è mica colpa nostra se siamo aretini…
di VERONICA VALDAMBRINI
Stylist, Graphic Designer e Fashion Writer. Fin da quando ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da situazioni, stili e differenti tipi di bellezza. Continuamente alla ricerca del nuovo ed alla riscoperta del vecchio, si affiancano a musica Jazz, Portrait Fotografici e cultura giapponese, piaceri e fonti di ispirazione per il mio lavoro e stile di vita.