Dopo più di un anno dal lancio di Felice, il loro primo disco, siamo tornati a parlare con la band cortonese dei Canale per il recente debutto della loro seconda fatica, un EP di cinque tracce intitolato L’ultimo fiore del mondo.
Quanto è durata la gestazione di quest’ultimo lavoro?
«Circa la durata di gestazione di un vitello (ridono). A parte scherzi, la scrittura è stata piuttosto dilazionata nel tempo quindi non è facile da quantificare, ma possiamo dire che dal primo all’ultimo pezzo sono passati circa due anni. Le prime canzoni contenute in questo EP che abbiamo iniziato a suonare nei live erano L’ultimo fiore del mondo e Adiós e stiamo parlando di fine 2022. Nel mezzo a tutto ciò vi sono state anche due tracce completamente abbandonate perché non le abbiamo ritenute all’altezza del resto.
Per quanto riguarda la registrazione del materiale, abbiamo fatto tutto in circa una settimana assieme ad Andrea Fumelli di Attila Sound e siamo stati così veloci anche grazie al fatto di esserci preparati a dovere per non perdere troppo tempo, come invece successe purtroppo per Felice, le cui sessioni di registrazione e lavorazione si dilungarono per mesi.
Possiamo dire che non siamo i tipi di persone a cui piace stare eccessivamente in studio. Vorremmo poi menzionare Emilio Gatti con il suo violoncello nel finale dell’ultimo fiore ed MDM con la sua voce su Bordo. Per quanto riguarda invece il missaggio, ci siamo affidati a Luca Bi, mentre per il master a Eleven Mastering.»
Quali sono secondo voi le differenze tra i vostri due dischi?
«Crediamo che la differenza si possa percepire e che ci sia effettivamente uno scalino tra quello che suonavamo qualche anno fa e quello che portiamo adesso. Con quest’ultima produzione, ci siamo orientati più verso lo screamo, l’emo ed il punk, adottando suoni più aggressivi e cupi rispetto al passato. Per quanto riguarda i testi, stavolta sono stati scritti da ognuno di noi invece che da un singolo elemento ed è una cosa non decisa, ma che è venuta spontaneamente. Sicuramente c’è stato un lavoro, grazie anche alla passata esperienza, molto più consapevole nella nostra organizzazione interna, nella scrittura e nell’arrangiamento, ma il cambiamento più evidente pensiamo sia nell’intensità e nelle intenzioni dei brani che risultano molto più compatti e potenti. Dei vecchi brani abbiamo deciso di riarrangiare Felice, il pezzo che da nome all’LP, dandogli una veste più simile al nostro stile odierno e rendendolo quindi una testa di ponte tra i due dischi.»
Di cosa parlano i nuovi testi?
«A noi solitamente non interessa scrivere i brani con un filo conduttore che li unisce, ma a posteriori abbiamo riscontrato che tutti i pezzi nuovi erano più o meno legati da tematiche come la paura del futuro e l’indecisione: un esempio è L’ultimo fiore del mondo, nato dall’incontro con un girasole solitario lungo il ciglio di una strada durante un giorno d’autunno: esso rappresenta un po’ quel senso di caducità, fine e solitudine su cui ci può capitare di riflettere e che si amalgama con la voglia e la motivazione di vivere al massimo fino all’ultimo. Un aneddoto interessante riguarda invece Adiós, che è nata dalle parole con cui ci aveva salutato una volta un’amica uscendo dalla nostra sala prove, mentre stava per imbarcarsi in uno dei suoi viaggi per trovare la sua strada. Proprio questa sua ricerca ha ispirato il testo ed il titolo. Vorremmo anche menzionare Toccare il fondo, ultima arrivata in ordine cronologico tra le nostre canzoni, attorno a cui ruota ogni nostra scaletta e che, oltre a presentare delle sperimentazioni in ambito tecnico-strumentale, risulta essere il brano che più ci rappresenta in questo momento sotto ogni aspetto.»
Com’è andato il debutto dell’EP?
«Il disco è stato recepito molto bene. Abbiamo fatto il release show al Caracol di Pisa con il collettivo La Fabbrica che reputiamo dei fratelli e delle sorelle ed è estata davvero un’esperienza emozionante. Il disco era comunque già stato rodato non ufficialmente e all’insaputa del pubblico, difatti questi pezzi erano già presenti nelle nostre scalette da più di un anno.»
Conoscendovi, immagino sarete già al lavoro su del materiale nuovo.
«Assolutamente sì. Non ci siamo mai fermati nella scrittura e possiamo dire di avere già tre pezzi nuovi in lavorazione e diversi provini da valutare, ma non sappiamo ancora quantificare la mole di materiale che abbiamo effettivamente tra le mani.»
di LORENZO STIATTI
Credits Agnese Andreoni
IG: @canaleband