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Giocando “inline” - Connessioni oltre la rete
“Inline” non è un banale errore di battitura e la rete citata è quella che Marco “Pera” Peruzzi difende ininterrottamente ormai da un quarto di secolo. Lo sport in questione è l’hockey inline

Lo so, state già pensando che sia l’ennesimo articolo sul mondo dei videogiochi online e di quanto le interazioni virtuali siano costantemente presenti nelle nostre vite. Ma non dovevamo parlare di sport? Assolutamente sì. “Inline” non è un banale errore di battitura e la rete citata è quella che Marco “Pera” Peruzzi difende ininterrottamente ormai da un quarto di secolo. Lo sport in questione è l’hockey inline, parente stretto del più famoso e praticato hockey su ghiaccio, in cui si utilizzano i pattini in linea anziché le lame e si sfreccia su piastrelle di materiale plastico, legno o cemento.

Marco, aretino classe ‘83, è un veterano di questa disciplina e ci ha raccontato il suo percorso fin dai primi passi: “Ho iniziato per caso: alcuni miei compagni di classe giocavano nella squadra di Arezzo e a loro serviva un portiere per un torneo a Torino così mi fecero provare. Da quel momento non ho più smesso. Ricordo che rimasi impressionato dall’attrezzatura, diversa dai giocatori di movimento, e presto capii l’importanza del ruolo del portiere nell’hockey. Vedere arrivare il disco a grande velocità inizialmente ti fa paura ma dopo poco tempo si trasforma in adrenalina e non puoi più farne a meno.

Due Campionati Serie A1, tre Coppe Italia, due Supercoppe, un Campionato Serie A2, due Coppe Italia Serie B, un Campionato Svedese e molto altro: un palmarès che farebbe invidia a ogni sportivo, con tanti successi arrivati lontano dalla città natale: “Ad Arezzo, dove ho giocato per otto anni, mi sono tolto le prime soddisfazioni vincendo la Coppa Italia nel 2004 da underdog, poi ho iniziato a girare tutta Italia. Trieste, Roma, Forlì, Piacenza, Verona, Milano, Monleale, Ferrara e infine Legnaro, dove ho passato lo scorso anno. Ho tanti bei ricordi per ognuno di questi luoghi e per più motivi: a Trieste vinsi il mio primo scudetto, a Milano nella stessa stagione vincemmo Campionato, Supercoppa e perdemmo solo ai rigori l’European Champions Cup (la massima competizione europea per club), ma oltre ai traguardi sportivi ricordo che a Monleale, ad esempio, eravamo un gruppo molto affiatato dentro e fuori dal campo, e ogni weekend non vedevo l’ora di salire il venerdì per allenarmi e passare la serata con i compagni di squadra, cena e bevute varie comprese!
Il legame fuori dal campo è ciò che più mi porto dietro di questo sport, negli anni ho creato dei rapporti che tutt’ora conservo: ho persone che sento due volte alla settimana ma con cui di fatto non ho mai giocato insieme.

Durante il primo anno a Monleale è arrivata anche la chiamata in Nazionale: “Sono sempre stato nel giro della Nazionale e quell’anno arrivò la convocazione per i World Games (una sorta di Olimpiadi degli sport non olimpici) in Polonia. Negli ultimi tre anni poi ho partecipato ai Mondiali Veterans (Over 38) e lì il livello è veramente alto, basta pensare che quest’anno con la maglia del Canada c’erano giocatori con presenze in NHL e KHL (le massime serie di hockey su ghiaccio in America e Russia, dove da sempre giocano i migliori al mondo)!
Marco non si è però limitato solo al mondo dei roller e ha avuto occasione di giocare anche su ghiaccio: “È un gioco molto differente, soprattutto per i portieri perché si usano tecniche diverse rispetto all’inline. Ho giocato in Svezia, per motivi di studio, poi a Berlino e a Torino in Serie B, dove ho respirato l’aria del professionismo: facevamo due allenamenti al giorno e non ero molto abituato a ritmi così sfiancanti ma rimane una grande esperienza sportiva.

Che gli sport minori siano costantemente in difficoltà, in particolare dal lato economico, è un dato di fatto, ma secondo Marco adesso i problemi nascono direttamente dalla poca motivazione nelle nuove generazioni: “Ci sono ragazzini di 16/17 anni con presenze in serie A e in Nazionale che potrebbero smettere domani e non sentirne la mancanza, cosa per me inconcepibile. Mi sono ritrovato ragazzi in spogliatoio che non hanno passioni. Quando noi avevamo quell’età c’era chi truccava i motorini, chi giocava ai videogiochi, chi faceva modellismo, chi guidava le macchine telecomandate. Adesso nessuno fa niente di tutto questo e un impegno fisso, come richiede qualunque sport, è evidentemente diventato qualcosa di poco sostenibile per loro.

Preso atto che l’hockey inline non poteva garantire un’entrata fissa e sostenibile, Marco si è dato da fare ed è riuscito a crearsi comunque un lavoro in questo ambito: “Ho fondato un’azienda di pavimentazione sportiva con un ragazzo che per la maggior parte del tempo è stato un avversario, dato che di 24 anni ne ho giocati solo due insieme a lui. Siamo partiti grazie alle nostre conoscenze in questo mondo e adesso siamo la superficie ufficiale dell’hockey inline a livello mondiale: monteremo la pista per i prossimi Mondiali a Roccaraso che si svolgeranno a settembre.

Di tutti i vari successi il portiere aretino ne ricorda uno dal sapore particolare: “Il Trofeo delle regioni Senior con la maglia della Toscana è la vittoria che mi ha dato più gusto essendo la prima volta che ci siamo riuniti noi giocatori toscani, sempre stati avversari ma amici. Era il sogno di sempre: in Toscana abbiamo dei giocatori che sono tra i migliori a livello nazionale e mondiale ma siamo stati sempre considerati del “sud” da tutto il movimento, visto che quasi la totalità delle squadre in serie A sono del nord Italia, e quindi presi con le molle.
Da questo è nata anche l’idea, finalmente diventata realtà, di fondare una nuova società che parteciperà al prossimo campionato di Serie A: i Kraken Camaiore. Tutti toscani, tutti amici, sicuramente ci divertiremo. Sarà anche la mia venticinquesima stagione, speriamo di festeggiarla nel migliore dei modi!

di MASSIMILIANO CUSERI

IG: @the_pear_one

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