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WEARE #30: Senza Confini
È l’autunno, baby! E il nostro, quello di WEARE, passa da una serratura e da un grosso portone marrone

Finiti i giorni bollenti dell’estate aretina, ci prepariamo finalmente alla languidezza di quei raggi più lunghi; il sole un po’ più pallido, felici per la possibilità di poter nuovamente vivere senza aria condizionata, senza doversi cambiare ogni due ore per tutto quello che abbiamo sudato. Che spettacolo…

È l’autunno, baby! E il nostro, quello di WEARE, passa da una serratura e da
un grosso portone marrone. Il dettaglio dell’ingresso in questione è uno scatto che la nostra Agnese Andreoni ha realizzato in quel di San Domenico, davanti all’entrata di Atipica Press, la stamperia a caratteri mobili di cui vi abbiamo parlato lo scorso numero del magazine.
Perdersi il pezzo è impossibile (lo ritrovate online sul nostro sito), ma soprattutto sarebbe un peccato, da profondi conoscitori della città quali siamo, non scoprire i risvolti di questa tipografia old style, letteralmente nascosta tra i vicoli di una zona così elegante di Arezzo.
Di Atipica Press ci aveva colpito tutto; la storia, il protagonista (Max Fish alias Massimo Pesce), la filosofia e i prodotti, unici, irripetibili, segno tangibile dell’intramontabile bellezza della carta stampata e delle produzioni non in serie, ma originali e inimitabili.
L’abbiamo scoperta per caso, proprio durante un sopralluogo di Agnese e Viviana (Rizzetto, una delle nostre redattrici, n.d.r.) che erano andate alla scoperta dei luoghi più nascosti della città per tirare fuori la nuova cover di WEARE.

Arrivate davanti al portone di Max, la grande scritta Ink Power le aveva caricate il giusto e, come la sottoscritta, ci avevano visto, oltre ad una storia perfetta per il nostro magazine, anche lo scatto per battezzare una delle nostre copertine. È senza dubbio il nostro super potere. L’inchiostro, tradotto in tastiere e lettere da digitare, è la linfa che scorre lungo queste pagine, ma che anche si imprime nei fogli bianchi del nostro magazine restituendovi le nostre idee, i nostri articoli.
Alla fine però, dopo prove e prove di stampa, ragionamenti e riunioni di redazione, abbiamo deciso di prendere un solo dettaglio di quel portone e, stranamente, non quello relativo a quell’Ink Power che tanto ci aveva affascinato in un primo momento…

No Borders.
Abbiamo scelto lui.

Il respiro più ampio, che va oltre la nostra comfort zone fatta di interviste, revisioni di bozze e carta stampata. Ci è piaciuto per quello, perché in un senza confini ognuno di noi può leggerci ciò che vuole. Dove il confine è quello fisico, di uno Stato, ci leggo la necessità di porre fine alla disumanizzazione provocata dalle guerre; dove è un confine sociale, che segna un noi e un loro, ci leggo il bisogno di ritrovarci tutti fratelli e sorelle, per fermare l’emarginazione e l’esclusione; dove è un confine che ti vuole dire cosa è normale e cosa no, cosa è lineare e cosa non lo è, ci leggo la volontà di essere me stessa, senza preoccuparmi delle etichette che il mondo vorrebbe attaccarmi addosso.

No Borders… E sticazzi!

editoriale di MELISSA FRULLONI
Credits Agnese Andreoni

Melissa Frulloni
MELISSA FRULLONI

Vegetariana militante. Animalista convinta.
Femminista in prova. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…

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