Di fronte a uno scenario politico che appare sempre più confuso, frammentato e spesso distante ai bisogni e dai problemi delle persone, negli ultimi anni ha risuonato forte (anche alle orecchie di chi non ha voluto sentire) il nome di José Alberto Mujica Cordano, ai più noto Pepe Mujica. Eletto Presidente dell’Uruguay nel 2010 – dopo un passato da oppositore politico nel movimento dei Tupamaros che gli è costato ben dodici anni di carcere – Mujica ha occupato giornali e televisioni non solo per il suo stile di vita improntato alla sobrietà (basti pensare che durante tutto il suo mandato ha sempre rifiutato di vivere nella dimora presidenziale), ma anche e soprattutto per alcune riforme politiche decisamente rivoluzionarie. Fra queste si ricordano in particolare la legalizzazione della cannabis e l’introduzione, in uno dei primi paesi del Sud-America, della possibilità di abortire. A questa visione, espressione di un pensiero liberale e realmente capace di rinnovare il linguaggio politico della sinistra, si sono ispirati i fondatori dell’Associazione Culturale Pepe Mujica: Faliero Cristelli (presidente), Brunetto Mori, Luciano Giaccherini, Alessandro Morelli, Mario Menchetti e Giuseppe Giustini. L’Associazione è stata capace di portare ad Arezzo un’alternativa culturale fondata sullo scambio, sul dialogo e sulla partecipazione attiva delle persone. Dalla sua nascita nel 2015 ad oggi l’Associazione Culturale Pepe Mujica si è infatti distinta per aver organizzato e promosso numerose iniziative: presentazioni di libri, celebrazioni del 25 aprile e della Resistenza, passando per Karl Marx e Erri De Luca, fino ad incontri sul G8 di Genova e sul cambiamento climatico… Tutti eventi legati da un unico filo conduttore: la cultura intesa come mezzo per fare politica. Una politica che si muove al di fuori delle logiche istituzionali e di partito e che è soprattutto strumento per discutere, condividere e avvicinarsi alle esigenze delle persone, soprattutto di quelle più deboli e sfruttate: “Noi membri dell’Associazione siamo mossi da un forte principio egualitario, basato sul concetto di redistribuzione del reddito. Crediamo che, senza redistribuzione della ricchezza, non possa esistere alcuna opportunità di miglioramento. E crediamo anche nessun uomo sia nato soltanto per lavorare, per alimentare il capitale”.
Proprio in queste parole, risuona ancora una volta l’eco del pensiero di Pepe Mujica ed in particolare della teoria della cosiddetta “decrescita felice”: in un mondo che è ormai dominato dalla logica perversa dell’accumulare e del produrre per consumare, dobbiamo riappropriarci della cosa più importante che abbiamo, ovvero il tempo. Il tempo da dedicare a noi stessi, ai nostri affetti e alla contemplazione della bellezza in tutte le sue forme. Forse è proprio grazie a questa visione controcorrente che negli anni l’Associazione Pepe Mujica è riuscita ad intrecciare rapporti con altre realtà del territorio aretino (fra cui CGIL, Libreria Feltrinelli, ANPI, Centro Onda d’Urto e molti altri) e a ritagliarsi un proprio spazio, nonostante le difficoltà dettate dalla mancanza di luoghi disponibili ad ospitare forme di cultura alternativa. Così, in un mondo dominato dall’individualismo e che corre sempre più velocemente, lasciando indietro chi non riesce
a stare al passo, realtà come l’Associazione Pepe Mujica ci ricordano che esiste ancora una possibilità per riconquistare il proprio tempo.
“A volte può capitare che uno passi davanti ad un paesaggio e non lo veda. La vita è un paesaggio straordinario, ma bisogna vederlo. E per questo bisogna avere tempo. Per essere liberi bisogna avere tempo: tempo da spendere nelle cose che ci piacciono, poiché la libertà è il tempo della vita che se ne va e che spendiamo nelle cose che ci motivano.” – Pepe Mujica –
di AGNESE ANDREONI
pepemujicaarezzo.com
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