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Se Babbo Natale fosse aretino

Se Babbo Natale fosse aretino avrebbe una passione smodata per i crostini neri e “ce farebbe il tonfo!”

Quando ero piccola non trovavo il regalo di Babbo Natale sotto l’albero, ma era lo stesso “Babbo Bastardo” a consegnarlo con le sue mani. Poi un maledetto dicembre, da figlia maggiore, scoprii la verità e il mondo mi crollò addosso. Perché traumatizzare un bambino, perché? Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo creduto per una buona parte della nostra infanzia che un uomo di 150 kg (no body shaming) vestito di rosso potesse passare per un camino. Ma poi quanti di noi avevano il camino? Eravamo proprio dei bimbi illusi!

Sta di fatto che è tempo di Natale, di lavori all’ultimo momento, cinepanettoni, xmas party e di regali. Il weekend è quasi peggio del lunedì mattina, quell’attimo di quiete prima della tempesta, in cui, stai pieno come un uovo attendendo la digestione dell’ultimo trancio di panettone, quando senti che dal tuo stomaco risale l’ansia. La spesa. I negozi, cazzo, i mercati, I CENTRI COMMERCIALI. Mancano pochi giorni a Natale e tu devi fare ancora i regali, l’albero, depilarti per le feste, pulire i vetri, cucinare e, come se non bastasse, l’ansia quotidiana, Natale e i parenti, tanti, troppi parenti, superfluo dirlo.

La certezza è una soltanto: se Babbo Natale fosse di Arezzo come prima cosa gli piacerebbe bere “a scusso”, e già questo rappresenterebbe un problema perché la notte di Natale è la serata in cui dovrebbe guidare e, con i controlli e le nuove modifiche al codice della strada, al giorno d’oggi nessun aretino riceverebbe i regali.
Oltre a questo “il Babbo” cambierebbe un po’ di cose rispetto a quello tradizionale lappone.
Se Babbo Natale fosse aretino avrebbe una passione smodata per i crostini neri e “ce farebbe il tonfo!”. Che non te lo fai un “fegatino” la mattina di Natale? A sgrassare la cena e prepararti al pranzo? Se fosse un vero aretino, avrebbe una super nonna che gli cucina tutti i giorni e a Natale il Babbo non potrebbe rinunciare al minimalismo rustico della cucina locale: tortelli mugellani, “all’aretina”, la ribollita, i pici con cinghiale, la trippa, il coniglio al finocchio e le pappardelle, l’ocio e la nana. Si sveglierebbe post bafagna con la consapevolezza di aver saltato per un altro anno la consegna dei regali.

A Natale, Arezzo non ha parcheggi. Ma che a Natale, già da inizio novembre! Un mese in cui si cammina a passo d’uomo ed è meglio non uscire. Babbo Natale la slitta dovrebbe lasciarla a casa e ritrovarsi al quartiere con i cari vecchi amici a giocare al mercante in fiera, perché si sa, l’ultima partita dell’anno è sempre la più importante. Babbo Natale aretino, nonostante i vari problemi, sarebbe unico, snobberebbe le renne e opterebbe per i cinghiali. Più robusti, più forti, a tasso zero e conoscono già la città.

di VERONICA VALDAMBRINI

Veronica Valdambrini
VERONICA VALDAMBRINI

Stylist, Graphic Designer e Fashion Writer. Fin da quando ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da situazioni, stili e differenti tipi di bellezza. Continuamente alla ricerca del nuovo ed alla riscoperta del vecchio, si affiancano a musica Jazz, Portrait Fotografici e cultura giapponese, piaceri e fonti di ispirazione per il mio lavoro e stile di vita.

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