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 Riconversione Ideologica

Agripunk Onlus è nato grazie a David e Desirée, che hanno deciso di cambiare la destinazione di un luogo che rappresentava la massima espressione dello sfruttamento

Nel cuore della campagna, un ex allevamento intensivo è stato trasformato in un rifugio dove gli animali vivono liberi, lontani dalla meccanizzazione. Agripunk Onlus è nato grazie all’incontro di due persone, David e Desirée, che hanno deciso di cambiare la destinazione di un luogo che rappresentava la massima espressione dello sfruttamento. Il loro obiettivo? Creare uno spazio sociale e di rifugio che fosse non solo un rifugio anti-specista, ma anche un punto di riferimento per le lotte sociali e ambientali.
Come nasce il progetto di questo rifugio?
«Il progetto nasce dal mio incontro con David, che viveva in un luogo accanto a un allevamento intensivo di tacchini. Quando ci siamo conosciuti, entrambi volevamo capire se fosse possibile fermare quell’allevamento e riconvertirlo. Nel 2014, il proprietario del terreno ha revocato il contratto al precedente allevatore e da lì ci siamo messi in moto per ottenere in affitto l’immobile. Il nostro scopo era quello di ristrutturare l’allevamento e trasformarlo in un rifugio anti-specista. Il concetto che abbiamo sviluppato si basa sulla riconversione ideologica di un luogo legato allo sfruttamento degli animali, portandolo verso un’accoglienza e un rifugio per chi esce da quel sistema.»

Perché è importante chiudere gli allevamenti intensivi?
«Noi crediamo che l’allevamento intensivo sia la forma più alienante e inquinante di sfruttamento animale. Questi luoghi sono luoghi di morte per gli animali e di grande impatto psicofisico. Il nostro progetto è nato per contrapporre questa forma di sfruttamento con un’alternativa che metta al centro la libertà e il benessere degli animali. Il nostro rifugio offre una visione completamente opposta a quella dell’allevamento intensivo.»
Qual è il legame tra rifugio e spazio sociale? Come si conciliano queste due realtà?
«Il rifugio è il cuore del nostro progetto, dove ci occupiamo degli animali e portiamo avanti il nostro lavoro. Ma il rifugio è anche un luogo di riflessione e discussione sociale. Ci impegniamo ad affrontare temi legati all’oppressione, alla lotta contro il fascismo, il patriarcato e per i diritti trans. La nostra visione è intersezionale, quindi spesso collaboriamo con gruppi femministi e trans-femministi per organizzare eventi e iniziative. Ad esempio, il 10 maggio organizziamo una giornata di lavoro per riflettere su come le persone che fanno scelte anti-speciste possano vivere in contesti non ancora sensibili a questi temi.»

Qual è il rapporto con la comunità locale? Avete trovato supporto?
«Il rapporto con la comunità locale è un po’ ambivalente. Da un lato, ci sono molte persone che ci supportano, ci aiutano e vengono a visitare lo spazio. Ma, d’altra parte, non è facile trovare volontari dalla zona, specialmente tra i più giovani. Molte delle persone che ci aiutano provengono da altre parti d’Italia e del mondo. In generale, il supporto locale c’è, ma non è molto diffuso.»
Quali sono i vostri progetti futuri?
«Il nostro obiettivo principale è acquistare il terreno su cui si trova il rifugio. Attualmente siamo in affitto, ma il proprietario ci ha dato una scadenza, quindi il nostro progetto prioritario è riuscire ad acquistare il posto e garantirne la gestione per il futuro. Questo è il nostro obiettivo a breve termine.
Una delle principali fonti di autofinanziamento è il nostro shop online, dove vendiamo prodotti come magliette e altre creazioni grafiche fatte da noi. Inoltre, attraverso il nostro sito, possiamo raccogliere fondi e donazioni. Abbiamo anche una sezione dedicata al volontariato, dove le persone possono candidarsi per darci una mano.»
Ho visto che ci sono tanti murales che adornano il rifugio, come nascono e come vengono realizzati?
«I murales sono iniziati nel 2018 durante un festival delle autoproduzioni che abbiamo organizzato. Questi murales sono realizzati da diversi artisti che hanno visitato il rifugio e hanno voluto lasciare una traccia della loro arte. Ogni murale racconta una storia e contribuisce a rendere il rifugio un luogo ancora più speciale.»

Il rifugio non è solo un luogo che offre una seconda opportunità agli animali, ma anche un centro che affronta problematiche sociali e ambientali. Se vuoi sostenere il progetto, puoi visitare il loro sito web, acquistare prodotti nel loro shop online o candidarti come volontario per aiutare in questo importante progetto.

di VALENTINA RACHINI

Località L’isola 61/a, Ambra di Bucine
agripunk.com
FB: Agripunk Onlus
IG: @agripunkonlus

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VALENTINA RACHINI

In qualsiasi occasione ti capiterà di vedermi starò sempre correndo verso la stazione con lo zaino in spalla. Sono una trottola con il cuore diviso tra diverse città che non riesco ad abbandonare. Riesco a staccarmi dalle notizie e dal web solo quando parte una canzone e ho un bicchiere di vino e una sigaretta in mano.

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