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The Summer Disease

Tra i progetti musicali del territorio che meritano sicuramente attenzione vi sono gli Objct, band alternative post-punk

Tra i progetti musicali del territorio che meritano sicuramente attenzione vi sono gli Objct, band alternative post-punk composta da Andrea Fumelli, Gianmaria Bronzi, Santiago Fernandez, Emilio Gatti e Leonardo Ciapetti, che ha pubblicato recentemente il primo album The Summer Disease, dopo due EP usciti quasi due anni fa.
Come si è formato il progetto Objct?
«L’idea ci è venuta nell’estate del 2022. Tutti noi ci conosciamo da anni, lavoriamo nel campo audio e collaboriamo piuttosto spesso, ci ritroviamo presso lo studio Attila Sound di Andrea Fumelli ed infine abbiamo tanti ascolti in comune. Avendo concluso i nostri precedenti progetti musicali, abbiamo deciso semplicemente di unire le forze e di crearne uno noi. Inizialmente Andrea non faceva parte della formazione, difatti i primi due EP Feed The Fire e The Unknown // Liza li avevamo scritti senza di lui, ma dopo una lunga e tortuosa opera di convincimento (lui voleva fare solamente il fonico), alla fine, lo abbiamo trascinato a bordo come voce e chitarra. Avere una chitarra in più ed una voce diversa da quella di Santiago che inizialmente cantava, ha reso necessaria una rivoluzione del sound e degli arrangiamenti che avevamo già pronti, a parte Liza che è stata scritta successivamente all’entrata di Andrea.»
Visto che siamo in argomento, parlateci brevemente di Feed The Fire e The Unknown // Liza.
«Entrambi sono stati registrati nella stessa sessione, ma la scelta di dividerli invece che rilasciarli come un unico album è stata abbastanza naturale, in quanto li vedevamo come due EP a sé stanti e volevamo pubblicarli in periodi differenti. Per noi hanno rappresentato una specie di esperimento con cui ci siamo messi alla prova e grazie ai quali abbiamo successivamente trovato il nostro metodo e la nostra identità. Questi primi due lavori sono il frutto della lavorazione di lunghe jam tra di noi, mentre per il disco abbiamo acquisito un differente processo di scrittura.»

Arriviamo dunque a The Summer Disease, il vostro primo album uscito a marzo di quest’anno.
«Lo abbiamo registrato in presa diretta quest’estate presso la Fabbrica Studio di Roberto Cioncolini, un posto gestito da ragazzi giovanissimi e talentuosi che ringraziamo profondamente. Non è un concept album, ma comunque abbiamo pensato molto alla disposizione dei pezzi per creare un momento iniziale di tensione, seguito da una parte più rilassata ed infine la sezione finale descrittiva e leggera. Il sound risente chiaramente di tutti i nostri background musicali e delle nostre influenze principali, andando a mescolare il post punk, il cantautorato, il jazz e molto altro. Il metodo di scrittura per The Summer Disease, come già accennato, è stato molto diverso rispetto ai precedenti lavori, perché volevamo avere più controllo e velocizzarci rispetto al passato, cercando di attingere il meno possibile dalle jam e portando in sala dei pezzi già strutturati.
Altra valida ragione per questo cambio di metodo è stata la nostra situazione personale in quel periodo, nello specifico i vari impegni di ciascuno i quali richiedevano un’ottimizzazione del tempo libero. Grazie alle nostre esperienze pregresse ci siamo adattati velocemente, portando ognuno di noi a pensare anche agli altri quando creava qualcosa da solo a casa, che fosse un testo o una parte strumentale.
Ci siamo accorti che in passato tendevamo alcune volte ad allungare i brani per paura che non fossero completi, mentre stavolta ci siamo fidati totalmente di quello che abbiamo scritto, lasciando più respiro.
Rispetto alla maggior parte dei pezzi, alcuni come The Old Street e Kaen hanno invece una genesi particolare, essendo uno sviluppato da un vecchio provino di una jam in cui la voce era quella un software, mentre l’altro è nato come un loop di suoni in MIDI.»
Di cosa trattano solitamente i vostri testi?
«Il titolo del disco rappresenta un po’ le tematiche che vengono poi riprese dai singoli brani. Si parla del periodo estivo, che solitamente viene atteso da chiunque in maniera positiva per via delle ferie e di maggiore tempo libero, mentre per noi era un momento di alienazione e di pressione. Ogni canzone, se vogliamo dare una visione più chiara, è un flusso di coscienza, una riflessione su varie tematiche, personali, politiche ecc. Ognuna di esse racconta chi siamo e la situazione psicologica in cui stavamo nel momento in cui è stata scritta.»

di LORENZO STIATTI
Credits Susanna Caperdoni
Artwork Mario Pieri

IG: @_objct_ys

Lorenzo Stiatti
LORENZO STIATTI

Chitarrista e cantautore, principalmente legato da un amore indissolubile alla musica punk e a tutte le sue derivazioni.
Lettore accanito sin dall’infanzia e scrittore al giorno d’oggi.

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