Qualche tempo fa sono casualmente incappato in due EP musicali, “Four Tracks” e “Stories From The Couch”, di un progetto solista chiamato Aside. Colpito dallo stile un po’ nostalgico e dall’energia trasmessa da quei pezzi, ho deciso di contattare Riccardo Paolini, aretino residente a Torino, per parlare delle sue ultime creature.
Come nasce Aside?
«Questo progetto è nato in tempi molto recenti, sfruttando il tempo libero che dedico spesso alla musica. Inizialmente registrai una traccia ed una cover dei Fugazi, poi tempo dopo, ne composi altre due che accorpai alle prime, visto che lo stile strumentale post rock era il medesimo e nominai il tutto “Four Tracks”. Decisi senza pretese di pubblicarle sulla piattaforma online di Bandcamp. Soddisfatto del risultato, sentì lo stimolo di scrivere altro materiale, ma stavolta più compatto e molto più punk rock; avevo una vecchia demo di un gruppo in cui suonavo, Temperature, in cui era contenuto un pezzo tra i migliori che avevamo composto e volevo riesumarlo, quindi chiesi il permesso all’altro componente, Giovanni Fontanelli e vi applicai una voce ed un testo. Come una reazione a catena, ebbi l’idea per un’ulteriore traccia che andò a chiudere questo secondo EP, Stories From The Couch.»
È un progetto solista in tutti i suoi passaggi?
«Faccio tutto da solo a casa, dalla scrittura fino al master. Utilizzo un Mcbook con il programma di registrazione Reaper e specialmente per la batteria, mi avvalgo di EZdrummer, un plugin che tende ad umanizzare molto la batteria rispetto ad una drum machine, cosa piuttosto difficile da fare e a cui tengo particolarmente. Altra difficoltà non indifferente per me sono le voci, perché non possiedo una tecnica di canto e non ho mai lavorato molto sulla voce, dedicandomi invece agli strumenti come chitarra, batteria ecc… Il tutto si complica quando devo trasportare l’attrezzatura in bagno, la sede migliore per la registrazione del cantato: ho creato persino un supporto da utilizzare lì, unendo una scopa ed il manico del cattura polvere, mentre per il microfono un pop filter con collante e fil di ferro. Meraviglioso! Il risultato è impressionante!»
Qualche novità sul futuro di Aside? Hai intenzione di suonare dal vivo?
«Barricato in casa con la quarantena, ho avuto il tempo di scrivere e comporre nuovi pezzi. Ho già completato e registrato altre tre tracce, mentre altro materiale è in lavorazione, quindi direi che il progetto è vivo ed ha accelerato molto in questi ultimi mesi. Per quanto riguarda i live, ho molte esperienze legate alla musica dal vivo, quindi è chiaro che vorrei poterlo fare, ma purtroppo sarà davvero complicato: il mio lavoro impegna anche i fine settimana che solitamente sono i giorni più utilizzati per i concerti. Oltretutto dovrei comunque trovare persone o amici con cui suonare e far coincidere tutti gli impegni. Vedremo in futuro!»
Come si è sviluppato il tuo rapporto con la musica e quali esperienze ti legano ad essa?
«All’età di otto anni, il mio cervello ha compreso l’esistenza di un certo tipo di musica, quando mia cugina mi regalò una musicassetta contente Dookie dei Green Day, 13 Songs dei Fugazi, The Blue Album dei Weezer ed il primo disco dei Rage Against the Machine. Questo primo contatto ha condizionato il mio modo di ascoltare, interpretare, comporre e suonare la musica. Durante le scuole medie suonavo già la chitarra ed ero immerso nell’ondata grunge di quegli anni, mentre arrivato alle superiori, mi approcciai alla batteria, entrando nel vasto mondo del punk rock, con le sue scuole ed i suoi sottogeneri. Nel periodo del liceo iniziarono a formarsi le prime band e venivano organizzati i primi concerti alle feste scolastiche, quindi assieme a mio fratello e ad Andrea Marmorini, fondammo i The Sverve; la nostra sala prove era una cantina ed in quello stesso luogo, cominciarono a nascere realtà underground come SonsOfVesta (WEARE #10) e percorsi musicali di varie persone che frequentavano quel posto, considerato un po’ da tutti come un campo base. Le band più longeve ed attive che ho avuto, sono state sicuramente Stolen Bikes Ride Faster e Khere, con cui abbiamo viaggiato per tutta Italia e spesso anche all’estero. Anni dopo ho lavorato come backliner per Nada, A Toys Orchestra, Motta e Pan del Diavolo: sono state esperienze bellissime ed importanti, ma continuerò sempre a preferire la vita da musicista.»
di LORENZO STIATTI