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 Avrò Cura di Te
Il Pionta conserva intatta ancora oggi la memoria e la storia del Manicomio di Arezzo. Abbiamo intervistato Giuseppe Cirinei, consigliere del Centro Franco Basaglia

La storia del Manicomio di Arezzo iniziò nel 1902, anno della sua fondazione presso il Colle del Pionta. Tre anni più tardi venne nominato Rettore Arnaldo Pieraccini – figura importante per la neuropsichiatria italiana del secolo scorso – che diresse il Manicomio per gran parte del suo periodo di attività, fino al 1950. Già negli anni ’20 il Manicomio ospitava 500 pazienti e 150 operatori, avendo adottato un metodo “rivoluzionario” di cura, consistente nell’abolizione di qualsiasi metodo repressivo nella gestione dei malati. Durante la Prima Guerra Mondiale il Manicomio assistette anche i soldati, mentre durante la Seconda fu colpito da un bombardamento, riprendendo in seguito le attività, a partire dal 1947. Dopo la promulgazione della “Legge Basaglia” nel 1978, e la progressiva chiusura di tutti i manicomi italiani, l’istituto cessò definitivamente di essere operativo nel 1989. Il Pionta conserva intatta ancora oggi la memoria e la storia di quel luogo. Abbiamo intervistato Giuseppe Cirinei, consigliere del Centro Franco Basaglia ODV Arezzo, associazione da tempo attiva sul tema della salute mentale (e non solo) sul nostro territorio.

Come nasce l’Associazione?
«Il Centro Franco Basaglia ODV nasce più di vent’anni fa (2003 – NdR) come istituzione della Provincia, poi trasformatasi in associazione di volontariato. La Presidente è Tina Chiarini, assistente sociale che ha partecipato in passato alla chiusura del Manicomio di Arezzo. Il Centro conta persone di varia provenienza, ma fondamentalmente tutte con un particolare interesse e una sensibilità al tema della salute; la maggior parte opera o ha operato nel settore dei servizi sanitari e sociali.
L’Associazione ha avuto una persona ispiratrice: Bruno Benigni, una figura importante per Arezzo e per la psichiatria. Originario di Castiglion Fiorentino, fu Assessore alla Sanità della Provincia di Arezzo nel periodo in cui avvenne la svolta che portò all’apertura – e in seguito alla chiusura – del Manicomio; successivamente fu anche Assessore Regionale. É stato un pioniere, uno dei padri redattori della Legge n.180/1978, la famosa Legge Basaglia, che ha portato alla chiusura generalizzata dei manicomi in tutta Italia.
L’intitolazione a Franco Basaglia è stata naturale, dal momento che Basaglia è un simbolo del movimento, avendo fornito un contributo decisivo non solo a una svolta in ambito psichiatrico, ma anche all’affermazione di un concetto di salute complessivo, che va al di là della malattia in senso stretto, allargandosi anche alle problematiche di natura sociale della persona.
Il sottotitolo del Centro è “Centro per la promozione della salute”, quindi esso non si interessa solo di salute mentale in sé e per sé, ma anche a tutti quei temi, dinamiche e situazioni che possono contribuire alla salute delle persone in generale.»

Quali iniziative e progetti portate avanti, più nel concreto, sul territorio? Come si sviluppa il lavoro all’interno dell’Associazione?
«In questi venti anni abbiamo organizzato convegni, corsi di aggiornamento, portato avanti proposte di legge regionali e iniziative su vari temi, non tutti inerenti la salute mentale, ma che abbracciassero ogni aspetto della tutela della salute. Nell’ultimo periodo, ci siamo occupati di promuovere una nuova sanità del territorio, legata alle Case della Salute (o della Comunità – NdR), che vediamo come strutture di prossimità, vicine ai cittadini, che possano aiutarli a trovare una risposta ai loro problemi di salute non solo medico-sanitaria, ma anche sociale. Una salute a tutto campo, insomma. C’è un progetto nazionale, il famoso PNRR, che finanzia la costruzione di queste strutture; noi abbiamo portato avanti iniziative e convegni per analizzarle e organizzarle nel dettaglio. Abbiamo inoltre promosso uno degli ultimi scritti di Bruno Benigni sul distretto sanitario, sempre legato al concetto di sanità territoriale forte e rispondente alle esigenze dei cittadini. Recentemente abbiamo organizzato iniziative sul Pionta: su questo vogliamo particolarmente insistere, trattandosi di un luogo simbolo, ospitante al tempo il Manicomio di Arezzo. Tali iniziative cercano di mantenere vivo il ricordo di ciò che c’era anni fa in quel luogo, e di come e perché è stato trasformato: organizziamo quindi passeggiate, giornate dedicate, abbiamo inaugurato anche la “Panchina delle Inquiete”, con un’installazione che vuol fare memoria del degrado in cui venivano lasciate vivere le ricoverate etichettate con questo aggettivo. Vogliamo preservare questo ricordo, perché ancora oggi la città vive situazioni di emarginazione, in cui il problema sociale delle persone non viene gestito o viene trasformato – proprio come accadeva per i “matti” – in un problema di ordine pubblico. Il manicomio era un luogo in cui i pazienti, dall’essere persone con problemi, diventavano individui da rinchiudere per la presunta sicurezza e incolumità di sé stessi e degli altri. Mantenere la memoria significa quindi ricordare che tutt’oggi c’è ancora molto da fare al riguardo. Con le dovute distinzioni pensiamo, per esempio, alle persone in estrema povertà, ai senzatetto, agli immigrati, considerati ancora un problema di ordine pubblico, da “rimuovere” dal centro perché “danno fastidio”; dobbiamo ricordarci invece che le problematiche che queste persone vivono costituiscono innanzitutto una questione di natura sociale. In sostanza la memoria del manicomio e della sua chiusura è legata all’idea del guardare le persone, ascoltarle, prendersene cura. Lo stesso dovremmo fare con gli emarginati di oggi.

Per mantenere alta l’attenzione sui problemi di emarginazione odierni facciamo attività di segnalazione e mobilitazione, anche in collaborazione con altre associazioni, per esempio quelle di familiari di pazienti. Abbiamo inoltre aperto un confronto con la ASL per il miglioramento dei servizi a essi destinati. Infatti, la crisi in cui versa il Servizio Sanitario Pubblico si ripercuote in maniera pesante su tutti i servizi territoriali, compresi quelli di salute mentale.
Infine abbiamo organizzato, in partnership col Teatro di Anghiari, iniziative dedicate al centenario della nascita di Franco Basaglia – che ricorre quest’anno – che si sono svolte durante il mese di settembre.»

di GEMMA BUI

Centro “F. Basaglia” ODV
Piazza della Libertà 3
0575 3691
centrobasagliaarezzo.it
FB: Centro Franco Basaglia Onlus

Gemma Bui
GEMMA BUI

Studentessa, musicista, cultrice dell’Arte variamente declinata. Con la scrittura, cerco di colmare la mia timidezza dialogica. Nelle parole incarno la sintesi – e non la semplificazione – della realtà. Credo nella conoscenza come mezzo per l’affermazione di sè e come chiave di lettura dell’esistere umano.

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