Saliti alla ribalta principalmente durante l’ultima edizione del festival di Sanremo, i Colla Zio sono una “banda musicale”, come piace definirsi a loro, composta da Tommaso Bernasconi, Andrea Malatesta, Tommaso Manzoni, Andrea Arminio e Francesco Lamperti. Benché siano milanesi doc il loro legame con Arezzo è indiscusso, grazie all’etichetta tutta nostrana che li produce, Woodworm. Recentemente abbiamo avuto il piacere di poterli intervistare.
Come e quando nasce il progetto Colla Zio?
«Ci siamo formati nel periodo liceale e all’inizio eravamo una decina a cantare in giro per le strade di Milano, sia accompagnati dalla chitarra che a cappella: l’intreccio di voci ci ha sempre affascinato e difatti lo abbiamo adottato pienamente sin dall’inizio. Durante il periodo universitario, questo progetto ha preso una vera e propria forma e adesso possiamo dire che stiamo facendo le cose seriamente tutto il giorno e tutti i giorni con l’attuale formazione. Prima studiavamo e lavoravamo, ma adesso siamo totalmente dedicati nel portare avanti Colla Zio.»
Cosa potete dirci sul vostro primo EP, «Zafferano»?
«”Zafferano” rappresenta una prova che abbiamo fatto con molti stili diversi, a volte anche immaturi, non essendo propriamente inquadrati come nel recente disco. È stato molto bello poter creare qualcosa che non fosse un singolo o due pezzi buttati su Spotify un po’ a caso. Formare la nostra prima raccolta ci ha regalato una soddisfazione enorme, figuratevi quindi per il disco!»
Nei vostri brani mescolate molti generi musicali, tra cui il Pop, l’Hip Hop, il Funk ecc.
«Da quel punto di vista non ci diamo mai limiti e sperimentiamo. Non entriamo mai in studio con un genere ben definito in testa, ma vediamo sul momento quello che viene fuori dalle nostre sessioni.»
In che modo siete venuti a contatto con Woodworm?
«È successo tutto durante il periodo della quarantena, perchè Vittorio, il nostro manager, ci ha trovati proprio in quel periodo. All’inizio era tutto un pò difficile sia per la situazione che per la distanza, essendo noi stanziati a Milano e Woodworm ad Arezzo, ma con il tempo le cose sono migliorate. Sono tutti davvero bravissimi.»
Parlateci un pò del vostro primo disco, “Rockabilly Carter”.
«Lo abbiamo costruito in circa due anni di vita e contiene al suo interno diverse esperienze e storie personali, per cui ci sentiamo estremamente legati a questo album. La storia alla base del disco racconta di Rockabilly Carter, un gigante sincero che abbiamo incontrato per le valli del bresciano, un personaggio fantastico che non riesce a farsi comprendere perchè parla una lingua che nessuno capisce e lentamente, in questo viaggio tra i vari brani, egli compirà una sorta di redenzione assieme a noi: ovviamente il personaggio è costituito dai nostri caratteri e dalle nostre avventure. Rispetto a “Zafferano”, questo album non è solamente una raccolta di pezzi, ma c’è un discorso di fondo che tutt’ora stiamo sviscerando e questa cosa ci piace sempre di più.»
Com’è andata l’esperienza sanremese?
«Secondo noi è andata molto bene perchè ci siamo divertiti, ma penso che si sia notato. Alla fine la classifica non ci è mai interessata: il nostro ventesimo posto ci va alla grande. Quest’esperienza adesso ci permette di fare musica tutti i giorni ed è quella la mezza svolta che ci ha dato Sanremo, arrivata anche in concomitanza con il tour che stiamo facendo per promuovere il disco.»
Ne approfitto allora per chiedervi del Rockabilly Blaster Tour.
«I concerti sono la nostra parte più sentita e ci regalano sempre le emozioni più forti che abbiamo mai provato in vita nostra. Abbiamo già fatto tre date di questa tourneé, con Roma, Firenze e Bologna, andate tra l’altro benissimo: c’è sempre un pubblico vasto che canta, balla, salta e si diverte proprio come facciamo noi sul palco. Poi Torino e Milano, sold out. Per adesso sono solo cinque confermate, ma probabilmente ne arriveranno anche altre per l’estate.»
Un messaggio per i lettori di WEARE?
«Venite ai concerti!»
di LORENZO STIATTI
Credits Giovanni Bonassi
collazio.it
IG: @collazio