Ci sono incontri che avvengono per caso e che tuttavia si rivelano più importanti dei programmi ben studiati e degli obiettivi prefissati. Questo è quanto accaduto all’aretino Enrico Donati, che forse non si sarebbe avvicinato al mondo della fotografia se non fosse stato per l’avvento dei social network e di un famoso show televisivo.
“In quel periodo, oltre alle novità informatiche come Instagram, era molto in voga il programma televisivo Masterchef. Poiché io lavoravo in ambito culinario, decisi di aprire un food blog corredato di foto realizzate in modo professionale.”
Alla fine quel blog non è mai stato aperto ed anzi Enrico intraprende un percorso completamente diverso. L’insegnante del corso di fotografia nota in lui delle capacità non comuni per un principiante e così gli permette di partecipare come assistente a dei set fotografici di moda. Questa esperienza, unita ad un sincero interesse per la fotografia, lo porta a definire uno stile che ha come protagonisti i volti e i corpi femminili, spesso ritratti nudi. Ed è proprio la fotografia di nudo che consente di coniugare tre elementi fondamentali: le emozioni e la bellezza che caratterizzano la persona si inseriscono all’interno di una visione geometrica, che Enrico pensa e costruisce grazie ad un innato senso della composizione. Le immagini, ricche di vita, sentimenti e contrasti prendono forma sulla pellicola.
Enrico ricorre al vecchio rullino, che con il suo numero limitato di fotogrammi, spesso non lascia spazio ad un secondo tentativo, perché “il mio traguardo non è avere belle foto, ma saper fotografare”.
Il fatto di non poter rivedere subito gli scatti realizzati trasforma la fotografia in uno stimolo a migliorarsi e a mettere in discussione le proprie capacità, riportandoci ad una dimensione più lenta e meno frenetica della quotidianità.
La fotocamera “tradizionale” però non basta ed ecco quindi che l’universo di Enrico si arricchisce di nuove interessanti sfaccettature. Agli scatti usciti dalla camera oscura si affiancano le polaroid, che con la loro unicità ed i loro colori vintage permettono di ritagliare momenti di leggerezza tra uno shooting e l’altro e soprattutto di mostrare aspetti inediti della propria personalità.
“Un set fotografico vero e proprio è molto impegnativo, sia per il fotografo che per la modella. Con le polaroid, invece, puoi realizzare foto più strampalate e, perché no, anche un po’ più trash! In un certo senso, sono l’espressione del mio lato nerd.”
Quello del fotografo aretino è quindi un percorso in continua evoluzione, una costante ricerca di sé e dell’altro, che ancora oggi si confronta (e si scontra) con i social network dai quali tutto ha per caso avuto inizio. Tali strumenti da una parte consentono la diffusione del proprio lavoro verso un pubblico molto ampio; dall’altra dettano codici etici che obbligano ad accettare soluzioni di compromesso.
A tale proposito Enrico ha un’opinione ben precisa: “Credo che la censura imposta dai social network sia molto ipocrita, soprattutto perché si riferisce solo alla nudità femminile. Da profano di sociologia, penso che questo atteggiamento sia riconducibile ad una società patriarcale che proietta sul corpo delle donne una costante idea di sessualizzazione. Personalmente cerco di aggiungere un po’ di creatività ai “cerotti” che devo mettere per adeguarmi alle regole delle piattaforme che mi ospitano.”
Inoltre l’attuale periodo storico ci pone di fronte ad ostacoli che costringono a fermarsi e a fare i conti con un profondo senso di incertezza. Forse però è proprio da queste difficoltà che si può ricominciare.
“Un’amica mi ha quasi convinto a collaborare con lei per la pubblicazione di un libro di mie fotografie, vedremo se l’idea decollerà. In questo momento per me è importante soprattutto provare a ripartire, poiché la pandemia ha interrotto bruscamente ogni tipo di possibilità espressiva. Non so come questo periodo influirà sul mio futuro da fotografo, non ho ancora elaborato i pensieri. So solo che voglio tornare a muovermi per tutto lo stivale, per rivedere le persone che ho incontrato in passato e conoscerne di nuove. Perciò sono sicuro che una cosa non sarà cambiata alla ripartenza: l’entusiasmo di catturare per sempre e col mio punto di vista un attimo irripetibile.”
di AGNESE ANDREONI
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