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Dietro le quinte della magia
Intervista alla produttrice musicale Toyah Buse.

L’estate non decolla, ali infradiciate come non mai. Niente paura, però: a dare calore alle nostre anime ci pensa la stagione dei festival, che più che essere alle porte rimbomba già nell’atrio dei nostri cuori. Celebriamo i salvifici decibel in arrivo scoprendo la storia di uno degli ingranaggi del meccanismo organizzativo che rende possibile bypassare bagnasciuga e sentieri a favore di lacrime e urla sottopalco, per far suonare come si deve i mesi più attesi.

Toyah Buse, factotum musicale, produttrice e oggi orgogliosa, e come darle torto vista l’impennata di carriera, manager dei Piqued Jacks.

Eccomi davanti ad un esempio perfetto del personaggio che WEARE ama raccontare: una figlia del territorio aretino, più o meno adottiva chissenefrega, che arriva a scalare le vette nel proprio ambito seguendo il proprio io. Cara Toyah, la prima domanda è: chi sei, cosa fai, che vuoi?
«Mi colpisce la territorialità della domanda, perché io mi sento figlia del mondo, curiosa di esplorare tutto non solo geograficamente. Nasco a Berlino e vengo trapiantata a 4 anni qua in Toscana, dalla mia mamma punk con cresta verde che andava a vedere i The Clash (solenne inchino dell’intervistatore, nda). Con la musica ci sono quindi sostanzialmente nata, c’era sempre una canzone che suonava nell’aria e c’è sempre ancora oggi. Non c’è dubbio che crescere qua ha comunque segnato tanto la mia maturazione come persona: cerco di illudermi di prendere il meglio dalle culture che ho vissuto. Negli anni dell’università volo poi a studiare a Londra, ed è lì che scopro che può esserci un palco anche nel posto più piccolo e scalcinato, musica sempre e ovunque: una magia, di cui proprio a quei tempi ho capito di voler far parte contribuendo attivamente alla sua realizzazione. A ben vedere, già nelle videocassette dei Bon Jovi che macinavo a 6 anni (altro che le Spice Girls delle mie compagne di classe…) ciò che mi emozionava di più era scorgere frammenti del backstage.»

Quel piacere immenso e un po’ proibito di sbirciare dietro e dentro la macchina…
«Sì, esattamente! Compresa la mia strada, quindi, appena tornata in Italia mi sono buttata a capofitto nello specializzarmi, inizialmente nella produzione di eventi. Da lì, ecco il primo stage nella Fondazione Arezzo Wave Italia, palestra e trampolino fondamentale per la mia carriera. Quando siamo stati in Olanda all’Euorosonic Festival con i Piqued Jacks, calcando quel palco che tante volte Mauro Valenti mi aveva fatto respirare negli anni di formazione a contatto con tutti gli organizzatori dei festival più importanti, è stato davvero bello ed emozionante scrivergli un messaggio per ringraziarlo e festeggiare insieme, anche se a distanza, l’emozione di un cerchio in qualche modo chiuso anche e soprattutto grazie a lui.»

Come e quando hai virato dal ruolo di produzione al ruolo manageriale?
«Il mio attuale ruolo da manager nasce nel 2016, proprio imbattendomi nei Piqued Jacks, i miei attuali figli artistici. Durante le selezioni per Arezzo Wave Toscana, che curavo direttamente, nel mare di ascolti nella fase di selezione sento le loro 2 tracce e mi blocco: e questi chi sono? Nulla a che vedere col resto, altro livello! Anche conosciuti direttamente poi, mi trasmettevano davvero un’aura diversa. Esibitisi sul palco di Arezzo Wave da vincitori del contest, una volta scesi non li ho più mollati. Dapprima producendogli un album, poi, vista la connessione che si era creata, è stato naturale iniziare a gestirli a 360°, tanto che dal 2018 è ciò che faccio a tempo pieno… o quasi, di progetti poi me ne saltano fuori di continuo!»

Con i Piqued Jacks è stato quindi colpo di fulmine e poi vero amore, ti hanno letteralmente rapita dalla via che avevi intrapreso!
«Vero, però portandomi in una via sicuramente attinente e che sono riuscita a percorrere in gran parte grazie alle conoscenze e ai contatti creati in precedenza. A piccoli e lunghi passi, posso dire ad oggi che è stata, da quel punto, una bella ascesa, non facile partendo da un business musicale come quello italiano, specialmente per una band dalla vocazione internazionale come i Piqued Jacks.»

Di ascesa non solo si può parlare, si deve! I Piqued Jacks sono oggi sulla bocca di letteralmente tutti gli addetti ai lavori e le testate, anche non del settore. Palchi sempre più grandi e importanti in Italia, Europa ma anche oltreoceano, Eurovision Song Contest raggiunto da outsiders vincitori di Una Voce per San Marino… Cosa si prova a quelle altezze?
«Felicità pura. Sia per il senso di realizzazione nel raccogliere i frutti di un lavoro lungo e faticoso, sia per il sorriso che mi da vedere questi 4 ragazzi, a cui voglio un bene dell’anima e che l’anima ce la mettono davvero nel loro progetto musicale, realizzare i propri sogni.
Credo che tutto questo sia stato raggiungibile solo sognando in grande, lavorando con convinzione e, soprattutto, vivendo come un team unito. Solo collaborando, non solo dentro una band ma anche tra band e tra operatori del settore, si può far crescere qualcosa di enorme e devo dire questa collaborazione continuo ancora a riscontrarla, per fortuna! C’è spazio per tutti volendo, non dimentichiamocelo, anche perché poi le sentenze le emette chi ascolta!»

Qual è il palco sopra cui ti ha emozionato maggiormente veder salire i tuoi Piqued Jacks? Quale, invece, ti ha fatto emozionare di più come ambiente nel backstage?
«Il cuore mi va d’istinto al concerto della scorsa estate del festival di Tuzla, in Romania, da semi-sconosciuti, scoprendo un pubblico incredibilmente ben disposto e che si è letteralmente infiammato. Quando una band vede scatenarsi il delirio davanti a sé e si aspettava poco più che il contrario, è lì che nasce il concerto perfetto. Per quanto riguarda il backstage, prima dell’Eurovision avrei detto Summerfest a Milwaukee, con accoglienza da vip che ti fa davvero percepire di essere al punto in cui hai sempre voluto, ma l’Eurovision è stata un’esperienza unica e indimenticabile, vissuta al massimo di capacità e competenze e all’interno di un’organizzazione di un livello che non avevamo mai assaggiato prima. Dall’Eurovision ci portiamo dietro anche tanti apprezzamenti, tante connessioni importanti e tanta attenzione mediatica… Non vediamo l’ora di scoprire cosa porteranno quindi i prossimi mesi!»

di ALESSIO FRANCI

Credits Andrea Liguori
IG: @toyahbuse

Alessio Franci
ALESSIO FRANCI

Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.

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