Ammettiamolo: tutti quanti, almeno una volta nella vita, abbiamo pensato alla musica classica come a una realtà riservata ad un’élite di pochi esperti, difficile da comprendere e, perché no, a tratti pure noiosa. Per fortuna, da qualche anno a questa parte, a farvi cambiare idea ci pensa il festival ECHI, che, tra i tanti meriti, ha anche quello di mostrare la musica classica e contemporanea sotto una veste tutt’altro che convenzionale.
La rassegna di questo anno, a noi di WEARE, ci è piaciuta davvero tanto! Così tanto che abbiamo preso in prestito per la nostra cover di settembre, uno degli scatti usati proprio per promuovere il festival.
Le foto utilizzate per le locandine della rassegna, infatti, sono state realizzate da me (Agnese Andreoni) e da Susanna Caperdoni (ormai una habitué per le copertine di WEARE); siamo entrambe giovani fotografe aretine e volontarie del Centro Onda d’Urto.
Il tema della rassegna è “Toccami”, per questo io e Susanna abbiamo voluto creare degli scatti che rendessero l’idea di fisicità e che mettessero in primo piano il corpo umano in tutte le sue sfaccettature. L’intento è quello di valorizzarne i pregi, ma anche quelli che, a prima vista, possono essere considerati difetti.
La nostra cover vuole quindi continuare (sulla scia del nostro progetto “Mi vado bene così”) la difesa di tutti i corpi, anche di quelli considerati sbagliati, non conformi, non accettati dalla nostra società, solo perché distanti da uno strano concetto di perfezione…
Ma tornando alla rassegna, per prepararci al primo dei quattro appuntamenti di ECHI, che si terranno questo autunno al Centro Onda d’Urto di Villa Severi, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il direttore artistico Riccardo Perugini.
Come e quando è nata la rassegna ECHI?
«Il festival ECHI è nato sei anni fa da un’idea del mio collega e carissimo amico Gianmarco Moneti; eravamo un gruppo di amici appena diplomati al liceo musicale e l’intento iniziale era quello di continuare a fare musica insieme.
Con il tempo poi siamo cresciuti in maniera davvero esponenziale: abbiamo consolidato il nostro interesse nei confronti della musica contemporanea attraverso numerose commissioni a giovani compositori, sino ad invitare ospiti di rilievo a livello nazionale ed europeo. Inoltre abbiamo ampliato la nostra offerta musicale includendo negli spettacoli danza, teatro, letteratura, musica elettronica, improvvisazione ed altri elementi interattivi.»
A mio avviso, un aspetto particolarmente interessante della rassegna, sta nell’aver portato la musica classica al di fuori dei suoi luoghi, per così dire, “istituzionali”, come ad esempio teatri e sale da concerto. Ti va di dirci qualcosa in più riguardo a questo aspetto?
«Il nostro ideale di fruizione della musica classica è proprio quello dell’informalità: abbiamo abolito il dress code solitamente previsto per il pubblico e per gli artisti e abbiamo anche deciso di far precedere tutti i concerti da un’apericena. Essa è l’occasione perfetta per elaborare una guida all’ascolto che riesca a coinvolgere l’ascoltatore senza risultare pesante o impersonale.
Insomma, vogliamo allontanarci da tutte quelle formalità estranianti che invece regnano nei teatri e nelle sale da concerto.»
Quest’anno, la parola chiave della rassegna è “Toccami”. Perché è stato scelto proprio questo tema?
«Lo scorso anno, a causa dell’emergenza sanitaria, siamo stati costretti a realizzare il festival adottando soluzioni intermedie tra la presenza fisica e la fruizione virtuale dei concerti. Quest’anno, invece, vogliamo dare la possibilità al pubblico di recuperare la dimensione corporea dell’ascolto attraverso cinque recital solisti. Infatti, la presenza di un singolo individuo sul palcoscenico crea nel pubblico un coinvolgimento diverso rispetto a quello di un’orchestra o un ensemble: non possiamo fare a meno di collegare la musica che ascoltiamo alla presenza fisica, al respiro, ai gesti e allo sguardo dell’essere umano che abbiamo di fronte.»
Senza voler fare troppi spoiler, cosa dobbiamo aspettarci dai quattro appuntamenti di quest’anno?
«Posso dire di essere particolarmente fiero della programmazione di questa quinta edizione: abbiamo invitato quattro giovani solisti specializzati nella musica contemporanea e li abbiamo incaricati di progettare un recital anticonvenzionale che rispecchi la loro natura ed intima individualità.
Il primo appuntamento sarà il 24 settembre con la violoncellista, cantante e compositrice turca Ayşe Deniz Birdal; seguiranno chitarrista Giovanni Martinelli il 22 ottobre e il percussionista Lorenzo Dari il 19 Novembre. Infine, chiuderà la rassegna il sassofonista Michele Bianchini il 17 Dicembre.
Vi aspettiamo nel salone del Centro Onda d’Urto di Villa Severi in Via Francesco Redi 13!
di AGNESE ANDREONI
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