“Anche io nel mio lavoro sono un po’ Psicologa”.
Non nego che ogni volta che mi viene detta questa frase, come prima reazione il mio naso si arriccia contro ogni mia volontà, come se avesse vita propria.
Ma poi mi fermo e riconosco che quella frase non è detta contro di me e la mia professionalità, che molto spesso non vuole essere un tentativo di sminuire e screditare. La persona sta cercando un’alleanza, un terreno d’incontro verso quella creatura mitologica che è la psicologa, figura che viene stimata e temuta allo stesso tempo. Di cui sappiamo poco e vorremmo sapere di più, alla quale vorremmo sentirci più vicini, più simili.
Ma perché a noi psicologə si arriccia il naso?
La frustrazione che si muove deriva dal sentirsi screditati e non riconosciuti come professionisti.
La Psicologia, infatti, è una delle scienze e delle professioni che più risente di pregiudizi e luoghi comuni, che fa fatica a essere compresa e riconosciuta; di conseguenza noi psicologhe ci scontreremo sempre con numerosi giudizi e stereotipi.
Quindi, quella che in quel momento dal professionista viene interpretata come una banalizzazione prodotta da stereotipi, detta con l’intento di svalutare (e che muove frustrazione e rabbia), è in realtà, molte volte, un modo ingenuo per creare vicinanza. E il nostro naso deve capirlo, che voglia o meno.
Ma “siamo tuttə un po’ psicologə”?
L’argomentazione è inoppugnabile, visto che la psicologia ha il suo specifico professionale nel comportamento e nel pensiero dell’essere umano e, in teoria, nessuno conosce il comportamento e il pensiero umano meglio dell’essere umano stesso.
Eppure non tutti abbiamo la stessa confidenza con la nostra mente, le nostre emozioni, i nostri pensieri e la gestione delle relazioni sociali, no?
Così come il convivere per tutta la vita con il nostro cuore e il suo battito non ci rende esperte cardiologhe, lo stesso vale per la nostra mente e le relazioni sociali.
Moltə non sanno che per diventare psicologə ci vogliono 6 anni e 6 mesi, circa.
Due lauree, una triennale e una magistrale, dodici mesi di tirocinio di 1000 ore, un Esame di Stato e l’iscrizione all’Albo degli Psicologi.
Possiamo aggiungere 4 anni di Scuola di Specializzazione in psicoterapia e numerose ore di tirocinio di terapia.
Un Master, perché no?!
Corsi per protocolli terapeutici, terapia personale, supervisione dei casi, formazione continua, seminari e convegni di aggiornamento.
Quindi, per quanto vorremmo esserlo, in realtà no, non siamo tuttə un po’ Psicologə, come non siamo tuttə un po’ avvocato, o tuttə un po’ medico, o tuttə un po’ ingegnere.
La psicologa viene percepita come una creatura mitologica, aliena, lontana da ogni umana fragilità o vulnerabilità. Una creatura da cui siamo affascinati e incuriositi, ma a volte anche spaventati...
Ma allora, se razionalmente sappiamo di non avere una reale competenza e formazione, da dove proviene quel sentimento comune per cui in fondo tuttə pensiamo di essere un po’ psicologə?
Innanzitutto, come dicevo prima, per quanto spesso non ci sia l’intento di togliere valore, avviene la banalizzazione della professione: lə psicologə è vista solo come una persona sensibile ed empatica, che sa cosa dirti e come dirtelo, ma visto che lo fa con le parole e tutti sappiamo parlare, allora tuttə possiamo farlo. Tuttə possiamo essere psicologə.
In più, molte persone si sentono particolarmente intuitive, consapevoli ed empatiche (e spesso lo sono veramente), pensano che sia relativamente facile capire i pensieri, i comportamenti e le attitudini degli altri, e di conseguenza credono anche di sapere quali ragionamenti e comportamenti suggerire, consigliare, o far cambiare all’altro, perché sbagliati secondo i propri criteri. Spesso fanno del bene e sono effettivamente di aiuto, ma questo non avviene sempre, purtroppo.
Fossimo tuttə un po’ psicologə saremmo tuttə anche bravə psicologə?
In realtà saremmo psicologə piuttosto scadenti.
Anche perché: se fossimo così bravə a capire le persone come crediamo, allora le persone sarebbero in grado di capire bene noi, e le cose andrebbero in modo diverso.
Tutte le persone si sentirebbero sempre capite, comprese, ascoltate, viste e amate a prescindere dalle nostre scelte… Ed è così?
Nella realtà le persone non sono così brave a capire, comprendere e stimare il comportamento di altre persone, a causa di bias cognitivi e pregiudizi.
Il più famoso bias cognitivo su questo argomento si chiama Effetto del Falso Consenso, dimostrato da Ross, Greene e House in un esperimento degli anni ‘70 (Ross & Al., False Consensus Effect, Stanford University, 1977 – NdA).
Esso ha dimostrato che noi siamo naturalmente portati a credere, consapevolmente o inconsapevolmente, che le nostre idee siano “giuste” e i nostri pensieri “normali”, che chi non la pensa come noi sta sbagliando, ha “qualcosa che non va” e che farebbero meglio a cambiare idea e a pensare come noi.
Voi ci andreste da una psicologa che vi fa sentire sbagliatə e rottə? Io no.
Lə psicologə, diversamente delle altre persone, è formatə (in anni e anni di pratica e supervisioni) a prevenire questi bias cognitivi di pensiero, e riesce a mantenere un ascolto attivo, ma distaccato, che permette di portare rispetto al vissuto altrui senza giudicare.
“Non siamo tuttə un po’ psicologə, PURTROPPO!”
Se tutti noi umani avessimo più propensione all’ascolto attivo verso l’altro, alla comunicazione, se fossimo più consapevoli delle nostre emozioni e sentimenti – e anche dei sentimenti ed emozioni che possono provare gli altri – se fossimo più empatici e meno egoriferiti, se accettassimo di essere persone diverse le une dalle altre, se amassimo quella nostra e altrui unicità, invece che giudicarla, se aprissimo più porte di quante ne chiudiamo, se fossimo tutti più formati e informati, più consapevoli, potrebbe essere un mondo diverso.
Quindi, se sentirci un po’ psicologə ci aiuta a essere persone migliori e a rendere migliore la nostra e l’altrui vita, allora
SIATE TUTTƏ UN PO’ PSICOLOGƏ!
Dott.ssa Simona Turchetti
Tel. 333 3369533
Psicologa con Formazione Sistemico-Relazionale e Metodo Emdr
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