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Il Fiume Castro: il monarca lunatico di Arezzo

Spoiler: governa solo quando piove

Ci sono fiumi che segnano la storia, altri che ispirano scrittori e poeti e poi c’è il Castro, che più che un fiume sembra un coinquilino fastidioso: lo senti solo quando combina qualche guaio. Spunta e scompare a suo piacimento, regalando agli aretini momenti di pura sorpresa, tra pozzanghere impreviste e griglie che gorgogliano come un vecchio tubo otturato nei giorni di pioggia. Insomma, il Castro è uno di quei personaggi difficili da ignorare, anche se ogni tanto ci prova.

Londra ha il Tamigi, Parigi la Senna, Roma il Tevere… e noi? Beh, noi abbiamo il Castro. Certo, non è proprio la star delle cartoline, ma è nostro e ce lo teniamo stretto. O meglio, ce lo teniamo stretto finché non decide di (s)fuggire sottoterra! Sì, perché il Castro è un vero maestro della fuga: scorre sotto la città, sbuca qua e là come un ospite inaspettato e, poi, sparisce di nuovo, lasciando tutti a chiedersi dove sia finito. È un po’ il Lupin III dei fiumi: invisibile per la maggior parte del tempo, ma quando si manifesta, lo fa con effetti speciali degni di un grande spettacolo. Lo puoi intravedere in qualche punto della città, tra le grate e i piccoli affacci improvvisi, ma la maggior parte del tempo vive la sua vita segreta nel sottosuolo, probabilmente in compagnia delle tartarughe ninja, lontano dagli sguardi indiscreti.

La sua è un’esistenza effimera ma intensa. Nasce sopra Molinelli, alle pendici di Poti, e muore dolcemente tra le braccia del Canale Maestro della Chiana, sopra Pratantico. Ma attenzione, non è un fiumiciattolo qualunque! Il suo nome potrebbe derivare dai “Castra” militari romani, dato che in epoca antica tra San Fabiano e Santa Firmina alloggiavano ben quattro legioni. Insomma, il Castro potrebbe raccontare storie di soldati e manovre strategiche, se solo non fosse troppo impegnato a scomparire nei periodi di siccità!

Nelle giornate secche, è un letto di mota e malinconia, tanto che persino le pantegane si fermano giusto per prendere fiato prima di ripartire. Non lo vedi per mesi, ma appena senti le prime gocce di pioggia sulle grondaie, meglio dare un’occhiata in zona Montione: per chi ama le emozioni forti, quello è il punto di osservazione perfetto. Un tempo zona termale rinomata, oggi è il luogo ideale per chi vuole vedere il Castro risvegliarsi dal suo letargo. Basta un acquazzone e lo spettacolo è servito: acqua che scorre dove non dovrebbe e automobilisti che improvvisano manovre acrobatiche degne di un rally. Certo, ai tempi dei tempi qui si veniva per rilassarsi, ma oggi Montione offre un brivido diverso, più adrenalinico e con meno benefici per la pelle!

Nel corso degli anni, gli aretini hanno imparato a trattare il Castro con rispetto e un pizzico di diffidenza, un po’ come facciamo con i turisti. In zona Parata, per esempio, un tempo esisteva un ponte costruito per far passare le mura cittadine sopra il torrente. E qui entra in gioco lo scetticismo di noi aretini: per evitare visite indesiderate, i nostri antenati avevano piazzato un bel cancello proprio sul torrente, una sorta di primo esperimento di “sbarramento anti-turisti” della storia di Arezzo!

Se invece ti trovi dalle parti di Via Fiorentina, sappi che qui gli spettacoli non si pagano e nemmeno si programmano. Altro che cinema! Gli aretini sanno bene che tra un fast food e un po’ di romanticismo, possono godersi un’esperienza unica: il dolce mormorio dell’acqua quasi inesistente che scorre, macchine che scivolano giù nel torrente e qualche fogna che borbotta in sottofondo per creare atmosfera. E se sei davvero fortunato, potresti anche scorgere un topolino che fa capolino, giusto per rendere il tutto ancora più realistico. Popcorn non inclusi.

Anche nei pressi di Corso Italia, pochi immaginano che sotto i loro piedi il Castro continui la sua vita segreta. Proprio qui, tra shopping e aperitivi, il fiume scorre silenzioso, accompagnato dalle antiche rovine romane che ancora lo osservano con discrezione. In fondo, il Castro è come un amico un po’ lunatico: c’è, ma solo quando ne ha voglia! E magari non sarà l’Arno, ma anche lui, a modo suo, è un pezzo di Arezzo.

di VERONICA VALDAMBRINI

Veronica Valdambrini
VERONICA VALDAMBRINI

Stylist, Graphic Designer e Fashion Writer. Fin da quando ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da situazioni, stili e differenti tipi di bellezza. Continuamente alla ricerca del nuovo ed alla riscoperta del vecchio, si affiancano a musica Jazz, Portrait Fotografici e cultura giapponese, piaceri e fonti di ispirazione per il mio lavoro e stile di vita.

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