“Sai quante sono le donne in Italia? Il 51,3% e tante, tantissime di loro ogni giorno sono minacciate, calpestate, picchiate e uccise dal compagno violento. Loro possono fare il primo passo denunciando…”
La violenza di genere è l’annullamento della donna. La violenza di genere è un male trasversale, dobbiamo smetterla di chiudere gli occhi e girarci dall’altra parte pensando erroneamente che questo male non riguardi tutti. Canali telegram, revenge porn, gaslighting, love bombing, mascolinità tossica, stereotipia di genere, slurl sessisti, victim blaming, stalking, violenza economica, e ancora, e ancora.
Il male oggi spaventa, ci allontaniamo da esso, la violenza di genere è figlia del disinteresse. Come se le tragedie che sentiamo al telegiornale e che leggiamo riguardasse- ro solo le vittime. Sovrastrutture radicate e alienanti per cui le donne sono soggette a stereotipi di genere continuamente. Le maschere devono essere eliminate.
Ho parlato di questo ed molto altro con Loretta Gianni, presidente e volontaria da 12 anni del centro antiviolenza di Arezzo, Pronto Donna, associazione che nell’ultimo anno ha registrato più di 210 accessi provinciali.
Loretta, ci racconti come è nato il centro e la sua storia?
«Il centro Pronto Donna è l’unico centro provinciale riconosciuto che nasce 32 anni fa dalla prima commissione delle pari opportunità della provincia, da un gruppo di donne di varie associazioni e partiti: CGIL scuola, ARCI, Federcasalinghe, etc. Il centro nasce sicuramente da un bisogno comune. Siamo state inoltre socie fondatrici dell’associazione D.i.re contro la violenza. La rete antiviolenza è costituita da 12 soggetti istituzionali della provincia, di cui Pronto Donna è l’unico soggetto priva- to. Questo per dire che il ruolo del centro antiviolenza è riconosciuto dalle istituzioni per la competenza, la peculiarità della rilevazione, la valutazione del rischio e la presa in carico del percorso di uscita dalla violenza.»
Come funziona l’intervento di Pronto Donna alle persone che cercano aiuto?
«La prima accoglienza a Pronto Donna è di tipo telefonico e in cui viene garantito l’anonimato, successivamente si ha un accesso al centro che varia in base al rischio (basso, medio, alto), tutti passaggi in cui la donna che ha subito violenza viene accompagnata e mai lasciata sola. Si individuano i momenti in cui sono stati messi a tacere i campanelli d’allarme per uscire da un meccanismo violento, aiutandole a riprendere in mano la propria vita. Si cerca di aiutare le donne ad allontanarsi da quell’ottica illusoria del “E’ così ma prima o poi cambierà”. Si lavora rimettendo al centro della propria storia sempre e solo chi subisce violenza.»
Risulta quindi necessario cambiare la situazione, sia nella quotidianità singola che in quella collettiva, come l’uso delle parole, l’approccio dei media e molto altro. Quali soluzioni adottare?
«Il nemico è il patriarcato e la società in cui non c’è condivisione. Se vogliamo risolvere il problema alla radice dobbiamo prevedere interventi strutturati nelle agenzie educative, fin dalla scuola primaria, media, superiore e anche all’università per promuovere il cambiamento culturale ed educare alla parità di genere. Interventi spot e non continuativi non possono garantire un risultato efficace. E purtroppo non basta la teoria. Ciascuno deve ripartire da sé stess*, è necessario riformulare il linguaggio cominciando dalle parole, abbattendo ogni pregiudizio e permettendo ad ogni ragazza di prendere lo spazio che merita. Dobbiamo provvedere ad una ristrutturazione culturale smantellando le fondamenta sessiste. Parlare con i giovani, chiamare gli uomini alla responsabilità, basta con #notallmen, chiedendo narrazioni differenti ai media e abbattendo quindi la deresponsabilizzazione dell’autore di violenza, attraverso una narrazione empatica nei suoi confronti. Il giornalismo sulla violenza di genere deve essere una narrazione differente che condanni questi delitti e non permetta di empatizzare in nessun modo con il criminale.»
Il centro Pronto Donna di Arezzo fa un prezioso lavoro di accoglienza e supporto ma rimane importante che i giovani si facciano domande e si documentino ulteriormente, leggendo libri – ce ne sono tantissimi e di bellissimi, tra i tanti il poco conosciuto Bella di papà di Katherine Angel e il curioso Uomini da evitare nell’arte e nella vita di Nicole Tersigni. Oggi le informazioni sono alla portata di tutti, c’è una grande quantità di scelta anche in piattafome come Netflix, come Big Little Lies, Blu Velvet, The Girl with the Dragon Tattoo, Maid, The Handmaid’s tale e Unbelievable, solo per nominarne alcuni.
Agiamo, non abbiamo più scuse!
di GIULIA MIGLIORI
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