Arezzo è sempre stata al centro del mio più classico odi et amo esistenziale: è forse la città che mi ha scatenato panico, terrore, angoscia e voglia di fuggire, ma allo stesso tempo irrinunciabile attrazione fatale.
È domenica, e la domenica non è mai abbastanza domenica senza un rumoroso pranzo dalla nonna. Ci sono tradizioni in questo straordinario paese che non ci pensano per niente ad essere cancellate, non ne vogliono sentire di finire nell’archivio dei ricordi.
Come in ogni casa Made in Arezzo c’è un enorme frigorifero che sfugge alle regole della società dei consumi. Occupa una intera parte della cucina e se sbirci al suo interno potrai bearti della vista di insaccati, formaggi, sughi, verdure fresche e molto altro ancora. Questo frigo è la cappella di famiglia della maggior parte delle nostre nonne. Ignare degli sguardi curiosi dei nipoti, le becchiamo inginocchiate davanti a questo totem, in fase di contemplazione in attesa di un’ispirazione per il pranzo.
Loro con il vizio del fornello, loro dal palato goloso, loro dalla cucina nel sangue, dove senz’altro globuli rossi e bianchi si alternano a salsa di pomodoro. Loro che si sentono vive davanti a un tegame: l’olio che soffrigge è una musica per le loro orecchie. Il profumo di ragù, come diceva Tognazzi “l’adoprerei come dopo barba”, e le pappardelle così lunghe ed eleganti da fare invidia alle gambe più sexy di Hollywood.
La nonna Aretina è un vulcano. La sua missione, stupire. Ci sono nonne, infatti, per cui Masterchef non è solo un programma televisivo, ma energia vitale, una vita gastronomicamente fatta di arte. Attendono impazienti la domenica per godersi delle vere e proprie battaglie all’ultimo crostino.
Profumi vividi e tavole ben apparecchiate in attesa di quel rito chiassoso e spensierato che pure ha le sue regole e un pizzico di formalità. Quello della domenica, è tutt’altro che un pranzo fugace, è un cardine nelle tavole di noi aretini, una sorta di educazione sentimentale fatta di bocconi e parole.
Si mangia, tanto e troppo: il canovaccio prevede una ricca offerta di antipasti, almeno due primi a base di pasta fresca e carne, affiancata sempre da una montagna di patate, e poi l’immancabile dolce.
Piatti semplici e schietti, preparati senza fronzoli. Sono sapori che raccontano il nostro passato, presente e futuro.
ANTIPASTO
Misto come d’abitudine. Composto da un inevitabile crostino nero, principe della tavola aretina e una selezione di frittini di campo: gobbi, fiori di zucca e salvia. Una di quelle pietanze che solo a nominarla ti fa venire l’acquolina in bocca, vero e proprio cavallo di battaglia delle nonne.
PRIMO PIATTO
Pappardella al sugo de nana, un must della domenica. Gustose e avvolgenti da riuscire a strappare un sorriso beato a tutti coloro che ne addentano una forchettata. Il primo morso paradisiaco, il secondo sublime, il terzo crea già dipendenza.
CARNE E VERDURE
Che domenica sarebbe senza fegatelli avvolti nell’alloro? Senza fegatello nemmeno Arezzo sarebbe Arezzo. Una leccornia che conquista tutti, nessuno escluso… tranne chi non se ne intende! Una ricetta per scaldare il cuore e gratificare il palato. A corredo, l’arrosto del giorno, a scelta dello chef. Privilegiamo l’ocio barellone, una volta nel forno a legno è pura magia. Una ricetta da standing
ovation.
DOLCE
Dipende… da tradizione il gattò è il re delle occasioni importanti. Un dolce che potremmo tranquillamente definire NON minimalista. Una combinazione di crema pasticciera, crema al cacao e alchermes. Bello, buono, buonissimo, grasso, grassissimo. È il ko tecnico di ogni pranzo domenicale che si rispetti.
Com’era? Sublime! Un’orgia di sapori che di domenica in domenica riaffiorano nei nostri palati di aretini doc, per poi calarsi in un abbiocco tipico da post pranzo della nonna. Incespichi per la cucina, brontolando come un elefante narcotizzato e prima che tu riesca a raggiungere il tanto bramato letto, ti accasci sbavando su un angolo del divano.
Buona domenica!
di VERONICA VALDAMBRINI
Stylist, Graphic Designer e Fashion Writer. Fin da quando ne ho ricordo, sono sempre stata attratta da situazioni, stili e differenti tipi di bellezza. Continuamente alla ricerca del nuovo ed alla riscoperta del vecchio, si affiancano a musica Jazz, Portrait Fotografici e cultura giapponese, piaceri e fonti di ispirazione per il mio lavoro e stile di vita.