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Il teatro in evoluzione
Intervista ad Alessandro Marmorini, attore professionista originario di Arezzo: ecco il suo percorso nel mondo del teatro

L’arte teatrale è profondamente radicata nella nostra cultura da migliaia di anni e tutt’ora, nonostante la sua poca appariscenza in confronto ad altri ambienti, continua a sfornare figure di talento anche nel nostro territorio. Tra di essi non possiamo non annoverare Alessandro Marmorini, attore professionista originario di Arezzo.
Come ha inizio il tuo percorso artistico e come si è sviluppato?
«Ad Arezzo c’è un posto magico chiamato “Libera Accademia del Teatro”, in cui Amina Kovacevich, attrice, mi ha introdotto durante gli anni delle scuole elementari e per me è divenuta una seconda casa. Quando incontri persone che amano il teatro, come il mio grande maestro Andrea Biagiotti, è impossibile non restarne ammaliati; io personalmente amo più lavorare nell’ambiente che la professione dell’attore e lo dico perché sono stato anche regista, aiutoregista, tecnico ecc.
Durante le superiori tutti volevano intraprendere carriere in medicina, in giurisprudenza, mentre io ero l’unico a voler seguire un percorso professionale artistico. Chiaramente anche questo lavoro necessita di studio e difatti riuscì ad entrare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, trasferendomi a Roma per dodici anni; qui ho cominciato la mia carriera subito dopo aver concluso il mio percorso di studi.
Durante quel periodo ho intrapreso numerosi lavori da attore, ho fondato una mia compagnia ed ho avuto la fortuna di incontrare Luigi De Filippo, regista, che mi ha prodotto per ben quattro anni e di questo mi ritengo estremamente fortunato e privilegiato: la fiducia artistica che lui mi ha dimostrato e la sua persona, capace, retta e onorevole, mi hanno segnato e formato profondamente. Purtroppo i grandi maestri sono sempre meno, ma anche questo fa parte del rinnovamento.»
Come è cambiato questo ambiente negli ultimi anni?
«Il teatro è anche una questione di eredità. Per esempio io e Carlotta Mangione, collega aretina con cui sto lavorando attualmente in Kobane Calling On Stage di Zerocalcare, siamo stati formati in un tipo di teatro che quasi non esiste più, quello di prosa o classico. Adesso questo ambiente è in una fase sismica dovuta all’evoluzione dei media: se prima competeva con il cinema o con la televisione, adesso deve confrontarsi anche con le varie piattaforme di streaming e lo spettatore deve quindi fare un grosso sforzo per venire di persona agli spettacoli. Chi supera questa barriera solitamente si innamora e si ricorda la potenza dello spettacolo dal vivo, qualcosa che nessun film ti può assolutamente dare.
Una parte del nostro settore è rimasto fossilizzato in linguaggi che oggi non funzionano più, mentre la parte del teatro di ricerca si allontana sempre di più dal grande pubblico per focalizzarsi sulla performance; secondo me qualcuno dovrà tracciare un sentiero alternativo e sicuramente non aiuta il problema del sistema teatrale italiano che presenta numerose lacune e che non permette una corretta evoluzione e organizzazione.»

Oltre al teatro hai anche lavorato in altri ambiti?
«Ho fatto qualcosa per la televisione ed il cinema e tra gli ingaggi più recenti vi è la mia parte nella serie Netflix “Guida astrologica per cuori infranti” ed un film horror girato per il mercato americano. Sinceramente preferisco il lavoro teatrale rispetto a quello sul set cinematografico in cui si attende molto, ma sono comunque aperto alle occasioni del settore. Nell’ultimo periodo ho anche scritto una graphic novel di prossima uscita, ma di cui purtroppo non posso ancora parlare per contratto.»
Cosa ne pensi della situazione teatrale ad Arezzo?
«Qualcuno deve fare qualcosa per cambiare le cose. Arezzo è una fucina di cultura giovanile esagerata rispetto alle dimensioni esigue della città, ma questa cultura non trova nessuna sponda fertile da parte delle istituzioni e questo è qualcosa di indecente. Abbiamo realtà per quanto riguarda la danza, la musica e la recitazione scandalosamente prolifiche: per fare un esempio nel mio campo, alla “Silvio d’Amico”, la scuola di recitazione più importante d’Italia, negli ultimi anni sono entrati e si sono diplomati ben sei aretini, oppure posso menzionare Daniele Marmi, considerato un artista di altissimo livello e che ha creato un suo luogo d’arte che funziona, Michele Guidi anche lui attore, Giovanni Firpo con il suo “Crowd Festiva’l, Carlotta Mangione di cui ho già parlato e ce ne sono molti, molti altri. Arezzo potrebbe essere una piccola capitale della cultura se solo le istituzioni investissero sugli artisti del territorio e non su eventi assurdi o su altre situazioni becere; dovrebbero imparare da realtà molto più piccole, ma molto più lungimiranti, come Cortona. Questo pensiero è applicabile a tutti gli altri settori artistici ed è qualcosa che dovrebbe seriamente essere preso in considerazione.»

di LORENZO STIATTI
Credits Jacopo Pergameno, Greta Toldo

IG: @alessandro.marmorini

Lorenzo Stiatti
LORENZO STIATTI

Chitarrista e cantautore, principalmente legato da un amore indissolubile alla musica punk e a tutte le sue derivazioni. Lettore accanito sin dall’infanzia e scrittore al giorno d’oggi.

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