La storia della Casa del Vento la conosciamo, è uno di quei “prodotti” di cui un aretino può andar fiero. Nati nel 1991, una carriera di oltre 30 anni dedicata a tematiche importanti come l’integrazione e la lotta per i diritti civili. Ho avuto il piacere di fare due chiacchiere con Francesco Fry Moneti, membro storico del gruppo, che a nome di tutti mi ha raccontato una storia di passione e ideali, aneddoti e momenti cruciali che hanno segnato un viaggio che, tra musica e impegno, ha saputo affascinarmi e farmi riscoprire il valore di chi usa l’arte come strumento per cambiare il mondo.
Della vostra musica ne avete fatto un impegno e una professione, ci sono stati eventi in particolare che hanno segnato il vostro percorso?
«Beh sicuramente dal punto di vista musicale ci ha influenzato tanto la fascinazione per la musica e per il mondo irlandese. Nei primi anni ‘90 c’è stata un’esplosione dell’influenza irlandese in varie forme artistiche. Noi abbiamo deciso di portare ad Arezzo queste sonorità, violini e cornamuse che erano suoni inesplorati in un periodo in cui si suonava rock principalmente. Ha avuto tutto inizio in modo semplice, amici che suonavano insieme, poi, sono arrivati i primi eventi che ci hanno segnato come giovani, e così, di conseguenza, i primi pezzi di impegno sociale. Noi eravamo ventenni quando abbiamo iniziato a suonare, avevamo l’inquietudine dei 20 anni… Il nostro primo pezzo si chiama infatti Pioggia Nera e parla di un ragazzo che si sente smarrito, che ha voglia di partire, alla ricerca di qualcosa. Il tema del viaggio e dell’inquietudine hanno un significato importante nei nostri testi.»
La società, in trent’anni, è cambiata tantissimo e anche i problemi che la affliggono sono differenti; hanno influito questi mutamenti?
«Sicuramente ci sono tematiche nuove: il problema del lavoro e le disuguaglianze sociali che si stanno sempre più intensificando. Una volta vedevamo tutto ciò da studenti, adesso ragioniamo da uomini, formati, padri e mariti, e questa cosa la vediamo riflettersi sui nostri figli e sulle nuove generazioni. Purtroppo, per quanto riguarda l’impegno sociale il mondo ci continua a dare nuove ispirazioni. Nonostante ciò, siamo un gruppo barricadero, impegnato sì, ma anche con brani divertenti e d’amore, non vogliamo solo fossilizzarci sull’andare contro al sistema. Un fenomeno sociale cresciuto negli ultimi anni è quello dei migranti… qualche anno fa un liutaio di Cortona, Giulio Carlo Vecchini, tramite la Capitaneria di Porto di Lampedusa, è riuscito a recuperare dei legni di una nave di migranti naufragata e con questi ci ha fatto una chitarra. La chitarra l’ha chiamata Mare di Mezzo, me l’ha data per portarla in giro tra tour e progetti. Noi ci abbiamo fatto un brano e abbiamo girato un video, nel finale la chitarra viene imbracciata da tantissimi artisti e nostri amici, come Patti Smith, Eugenio Finardi e Simone Cristicchi.»
I cambiamenti sociali hanno influenzato il vostro modo di fare musica?
«C’è stata un’evoluzione o involuzione, a seconda di come si vuole vedere. Io ho portato la chitarra elettrica nel gruppo, i brani così sono più rock, più arrembanti. Ci sono molti artisti che ci hanno influenzato nel tempo… Un musicista è una spugna, se ascolti una cosa che ti piace ti rimane. Sicuramente dei cambiamenti ci sono stati, ma sempre negli stessi binari, o meglio, siamo lo stesso treno che ha cambiato binari e stazione.»
Che messaggio volete dare alle nuove generazioni?
«Ragionate con la vostra testa, raccogliete input e siate curiosi del mondo. I social sono un’arma a doppio taglio, non fermatevi alla prima verità, andate sempre a fondo.
I giovani di oggi hanno mille sfighe, ma hanno la fortuna dei voli low cost. Il Francesco ventenne spendeva tantissimo per andare all’estero; adesso lo fai con 40 euro e c’è più possibilità di girare e di formarsi.»
Nel futuro?
«Il 16 novembre scorso abbiamo fatto un concerto importante in un locale a Marzabotto, una registrazione live del nuovo disco, con la formazione originale; è tornato anche uno dei primi membri Alfredo Mori aka Alfred Moore, che è un ultra 70enne. La nostra agenzia, di Città di Castello, Make a Dream sta lavorando a nuove date.
Io e il cantante poi siamo appena tornati dall’Irlanda, dove abbiamo fatto concerti e seminari, all’università di Cork e all’Istituto Italiano di Cultura a Dublino e, ovviamente, concerti in alcuni pub. Per il futuro si spera sempre di continuare a suonare.»
di VALENTINA RACHINI
FB: Casa del Vento
IG: @casa.del.vento
In qualsiasi occasione ti capiterà di vedermi starò sempre correndo verso la stazione con lo zaino in spalla. Sono una trottola con il cuore diviso tra diverse città che non riesco ad abbandonare. Molto curiosa, con occhi grandi aperti sul mondo e costantemente aggiornata su tutto: arte, cultura, eventi e società. Riesco a staccarmi dalle notizie e dal web solo quando parte una canzone e ho un bicchiere di vino e una sigaretta in mano.