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Pari Merito è una APS che persegue la parità di genere in ambito economico. Collabora al progetto “Monetine”, che aiuta le donne in condizione di fragilità economica facendo educazione finanziaria, e nell’a.s. 2024/25 con “Facciamo i conti” porterà queste tematiche nelle scuole medie e superiori di tutta Italia.
Abbiamo intervistato la referente per la Toscana Dalila Bachis, tra le fondatrici dell’associazione, costituitasi nel 2022 dopo la conclusione della campagna “Il Giusto Mezzo”, che chiedeva che la metà dei fondi del PNRR fosse destinata a welfare e politiche di parità salariale. “Ci sono alcuni uomini, tra cui mio marito, ma siamo soprattutto donne. In quel gruppo ci siamo scelte. Ci siamo guardate e abbiamo detto: vogliamo lasciare che finisca tutto così? No.”
Pari Merito è una realtà nazionale che lavora tramite gruppi studio a livello territoriale e tematico, su tre focus principali strettamente legati tra loro: parità salariale, congedi parentali e asili nido.
“Il primo tema è fondamentalmente legato alla maternità, anche potenziale: le donne vengono discriminate anche se non hanno figli, perché potrebbero averli. Il gender pay gap, il divario salariale tra donne e uomini, significa che le prime vengono impiegate meno e licenziate più spesso. Hanno più difficoltà a fare carriera, devono rinunciare a incarichi o lavorare part time.” Il risultato è che le donne, a parità di stipendio, lavorino e dunque guadagnino meno rispetto agli uomini. “Ma a volte anche a parità di ore lavorate guadagni meno, per esempio nella libera professione.”
Per quanto concerne il congedo parentale, “partiamo dal dato che le donne hanno una maternità obbligatoria di 5 mesi e gli uomini di 10 giorni. È chiaro che così è molto più facile che sia la donna a restare a casa, e parte una reazione a catena. Le persone non si rendono conto che se esci per due anni dal mondo del lavoro è molto più difficile rientrarci, e poi potrei avere un progetto che voglio portare avanti ora. Nessuno si aspetta che un padre rimanga a casa due anni.”
I position paper su questi due temi, chiari e documentati, sono già consultabili sul sito dell’associazione. “Invece per gli asili nido abbiamo fatto un’indagine, parlando anche con le istituzioni.”
Un problema emerso è quello dei fondi pubblici insufficienti, dato che il pur alto costo richiesto alle famiglie non va a coprire tutte le spese. “Gli standard richiesti a un asilo sono altissimi, c’è davvero una grande attenzione su tutti gli aspetti. Ma paradossalmente lo stato, che esige questo livello, non garantisce il posto a tutti i bambini. Così rimangono a casa, magari con persone che lavorano in smart working o nonni anziani. È assurdo.”
La famiglia di Dalila ha toccato con mano questa problematica: delle loro vicende con gli asili nido aretini tratta la lettera “31 mesi”, che ha raggiunto risonanza nazionale quando è stata citata dal podcast Morning del Post lo scorso febbraio. Le graduatorie che escludono 2 bambini su 3, il tentativo di trovare un’alternativa e la risposta beffarda delle istituzioni. Dalila racconta di essersi sentita giudicata e umiliata, e quando le chiedo quale sia secondo lei il motivo di questi atteggiamenti, cita un vecchio detto: “Hai voluto la bicicletta? Pedala. Questo è un atteggiamento che si trova tantissimo: siccome io ho fatto una grande fatica, la devi fare anche tu. Ma poi ho ricevuto anche tante risposte positive e solidarietà.”
La cosa veramente grave, dice, è l’indifferenza delle istituzioni: “È quella che consente alle persone di continuare a dire: sei tu che sei esagerata, che non vuoi passare abbastanza tempo con tua figlia. Ma il punto è: mia figlia è una cittadina italiana? Perché non ha diritto al suo spazio?”
La cronaca ci ricorda continuamente quanto l’opinione pubblica si senta in diritto di giudicare le scelte delle madri. “C’è una retorica del bene del bambino, ma in base a ciò che abbiamo vissuto, l’intento sembra più quello di giudicare il tuo comportamento di madre e di donna. Purtroppo questo pesa sul modo in cui vivi la maternità, sei demoralizzato, sfiduciato. Io capisco chi vorrebbe un figlio ma sceglie di non vivere tutto questo. Smettiamo di dire alla gente: ma sì, in qualche modo si fa, l’abbiamo fatto tutti. Sapete come abbiamo fatto? Una donna è rimasta a casa, ecco come abbiamo fatto.”
di VIVIANA RIZZETTO
Credits: Cecilia Di Giulio
Miranda Giaccon
Luiza Bialoskorska
pari-merito.it
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IG: @dalilabachis