Restiamo a casa, ché per fortuna c’è sempre nuova buona musica con cui curarsi: è il momento perfetto per consumare a suon di ascolti “La Strana Famiglia” degli Osaka Flu, album di recente uscita che rilucida 7 pezzi di storia della musica italiana e li scaglia sull’assopito ascoltatore odierno, a risvegliare gusti e coscienze. In un drammatico momento storico che dà tempo e opportunità per guardarsi dentro ed indietro, il trio aretino ci fornisce un rumoroso e meraviglioso assist per un tuffo in un glorioso passato musicale, fatto di analisi sociale caustica e anticonformismo, rinvigorito da una sapiente cura sonora basata sull’inscalfibile ricetta chitarra(sporca)-basso-batteria. Il punk la fa da padrone nel ricolorare le canzoni coverizzate, ma non mancano inattese escursioni in atmosfere musicali più inusuali, da sfumature ska/reggae a interi passaggi surf, passando per inediti attimi di delicatezza perfetti nel creare chiaroscuri e nel preparare alla spettinatura che arriva, inesorabile. Per i pochi che avessero l’imperdonabile lacuna di non conoscere gli Osaka Flu, c’è tempo e modo anche di ripercorrere la discografia di una band di riferimento del panorama aretino: manager di se stessi, indipendenti non solo musicalmente, testimonianze tangibili del fatto che il punk morirà se mai un giorno non ci sarà più chi vuole semplicemente fare musica, fottendosene dei musicologi del momento. La passione senza compromesso nel loro caso ripaga, con una fan base di tutto rispetto e decine su decine di date live all’anno, conquistate autonomamente e vissute sputando sangue e note. La dimensione dal vivo è quella che più appartiene agli Osaka Flu, tanto che per questo disco hanno cercato un ritorno ad una produzione più sporca rispetto al precedente “L’Italia è Fuori dal Mondiale”. I brani, per quanto pescati da angoli della musica italiana anche molto distanti fra loro, hanno un filo conduttore nel loro racconto crudo di un’Italia surreale e sgangherata, che attraversa le generazioni: una strana famiglia, appunto, che merita di essere conosciuta membro per membro scoprendone origini e segreti con una lunga chiacchierata in sala prove, fino ad esaurimento moka ed accendini.
I figli di Michele Osaka, batteria e voce, baffo assassino e bacchette costantemente in temperatura: CCCP-Io Sto Bene: È il pezzo di apertura, con cui gli Osaka Flu scassinano le nostre orecchie lasciando via libera per tutto il resto della Strana Famiglia. Si tratta di un vero e proprio inno appartenente al background del trio, perfetto con la sua immediatezza nell’aprire la strada a scelte più di nicchia. Passa dalla cupezza scarna dell’originale ad un sound più pieno, trainante. “Abbiamo trovato la quadra praticamente alla prima prova, di impatto. Abbiamo rispettato alcuni passaggi fondamentali come l’inconfondibile arpeggio iniziale, riportato nel ritornello, ma caratterizzando il brano, ad esempio con i cori a 3 voci che aumentano volumi sonori ed energici. Live sta avendo una grande resa, vediamo il pubblico trascinato: abbiamo raggiunto l’obiettivo di rendere più accessibile la band e il brano. Ci si può pogare, così come cantare a piena gola “nonstudiononlavorononguardolatv”: l’idea era una cover sì rispettosa di un brano simbolo, ma che avesse un suono più grosso, che oltre a far riflettere facesse anche esplodere la giusta dose di energia quando esce dai nostri amplificatori.”
Afterhours-Sui Giovani d’Oggi ci Scatarro Su: Inserita per dare volume ad un’immortale provocazione musicale che troverà sempre attualità nella sua capacità di colpire nel segno, è la cover meno fedele all’originale, non solo per le aretinizzazioni del testo che da sole varrebbero 1000 ascolti. L’originale è punk rock in purezza che non fa tirare il fiato, un monolite in faccia. Qua il brano è stato rivisto profondamente attraverso una lunga lotta in studio di registrazione, con l’intento di dargli ampiezza e nuove atmosfere. Si scala una marcia quando serve, variando i tempi quel tanto che basta per porre la giusta attenzione su un testo velenoso che merita di essere digerito sillaba per sillaba. “Poi è sempre bello far sanguinare le orecchie della gente alla disperata ricerca della manopola del volume, con l’esplosione dopo tutta la prima parte bassa…”
I figli di Francesco Osaka, basso e voce, chioma leonina e accordi nelle vene:
Skiantos-Gelati: Brano scelto per onorare un testo che parla, nello stile inimitabile dell’indimenticato Freak Antoni, di dipendenza dall’eroina, ovvero i gelati protagonisti del brano. Il tocco della pipì scrosciante che apre la cover, però, è un tocco tutto di Francesco: letteralmente, è proprio lui che suona lo “strumento”. Dare risalto e plasticità a ciò che evoca un testo, in perfetto stile Osaka Flu.
Rino Gaetano-La Zappa, Il Tridente, Il Rastrello: Splendido racconto suonato con una ritmica forsennata, che porta nel punk una marcia in terzine distante anni luce da chiodi di pelle e cori. “Si tratta di un omaggio ad un testo che amiamo in tutte le sue immagini di vita rappresentate alla perfezione. La cover è arrivata dopo molte modifiche in corsa, per arrivare ad un risultato trascinante e che potessimo riportare nei nostri live. La resa sul palco è da sempre fondamentale per noi: la stessa fisarmonica a fine pezzo l’abbiamo voluta riprodurre con le nostre voci, prima di rivolgerci a Rosita…”
I figli di Denni, chitarra e voce, ciuffo impareggiabile e timbro inconfondibile, THE frontman:
Giorgio Gaber-La Strana Famiglia: Title track inserita in quanto affine, nel suo essere caciarona, a momenti già presenti lungo tutti gli album degli Osaka. Tutto ciò sfocia in un risultato che carica ancor di più l’atmosfera dell’originale, istantanea impietosa e senza tempo dell’Italia delle apparenze e della spettacolarizzazione dei drammi, ieri sui teleschermi, oggi sui display degli smartphone.
Diaframma-Le Alpi: È un pezzo da quattro ruote e buoni amici gomito a gomito, reso più incalzante e accessibile sin dai primi secondi di ascolto.
Il pater familias: Fabrizio De Andrè-Nella Mia Ora di Libertà: Brano proveniente direttamente dal pantheon musicale di Michele (e non solo dal suo, ci mancherebbe…ndr), è il padre di questa strana famiglia. “È la cover che facciamo da tempo nei nostri concerti e da questa è nata l’idea del disco. La sviluppammo 4 anni fa per un progetto live tra le mura di un carcere, durante cui collaborammo col grande e compianto bluesman aretino Moreno Raspanti che vogliamo ricordare, e da lì non ci ha mai abbandonato: addirittura, è capitato che in qualche live ci chiedessero se fosse una canzone nostra, pazzesco! Abbiamo portato questo pezzo immortale nel nostro mondo lavorando molto sul cantato, inserendo cori nelle frasi conclusive di ogni discorso a sottolinearne maggiormente il significato, collegando il sound ad un testo che è già punk di per sé. È la canzone che ci ha portato a capire che per far rendere bene una cover, la devi fare tua. Solo così puoi trasmettere l’amore che hai per quello che stai riproponendo.”
Far scoprire o riscoprire capolavori della musica italiana, viaggiandoci dentro per trovare nuova linfa in vista di progetti futuri che poi tanto futuri non sono: la partecipazione in corso al premio “Fred Buscaglione”, gli immancabili ed infuocati concerti in giro per tutta la penisola, un nuovo disco di inediti, che, a quanto ci confessano, sta per essere messo in cantiere… Ibernare questa splendida strana famiglia punk non si può, c’è quindi da continuare a seguire e supportare la corsa matta degli Osaka Flu, ringraziandoli per mostrarci che esiste la realizzazione in binari paralleli a quelli più comodi e comuni, nella musica come nella vita.
di ALESSIO FRANCI
Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.