Nell’ambito delle novità riguardanti il panorama musicale aretino, il nome Chimeral salta subito all’orecchio, sia per l’evocatività, sia per il particolare sviluppo ed inserimento della band nella scena attuale. Guidato dalla curiosità ho incontrato nel loro studio due membri del gruppo, Stefano Santoni e Chiara Colombo.
Da dove deriva il vostro nome e perchè lo avete scelto?
«Chimeral è l’aggettivo arcaico inglese derivante dal nome del famoso mostro mitologico, la Chimera. È uno dei simboli principali della città di Arezzo e dovrebbe esserne, per noi, l’icona principale al posto del cavallo rampante; la Chimera infatti, oltre che per la bellissima e profonda mitologia a cui è legata, affonda le sue radici nella nostra cultura greco-latina. Il fatto che questo mostro sia un ibrido, una mutazione, una combinazione di più elementi, rappresenta perfettamente il nostro concetto di band: un’amalgama disomogenea di persone che, se e quando si armonizza, non può che produrre un risultato quantomeno interessante. Questo progetto è modulare: a parte una base stabile, al suo interno, si possono e si potranno intercambiare numerosi artisti; per questo primo singolo ci siamo avvalsi del sax di Francesca Ròza Pantaleo, che è entrata a far parte a pieno titolo di questo ensemble.»
Qual’è la vostra particolarità?
«Innanzitutto, c’è il fatto che questo progetto è nato senza alcun intento live, ma solamente con una volontà di produzione in studio. Inoltre, il brano”Stop Drop And Roll” è stato scritto, arrangiato, prodotto, registrato, mixato, pubblicato e distribuito dalla nostra scrivania, uscendo e rientrando via mail per il master, fatto da Cesare Petricich dei Negrita. La nostra sfida era proprio quella di riuscire a compiere tutte queste tappe autonomamente: sebbene il Web abbia cambiato il destino e le dinamiche dell’industria discografica, secondo molti rovinandola irrimediabilmente, noi abbiamo voluto, un po’ provocatoriamente, esaltare gli aspetti positivi di questa profonda mutazione.»
Cosa potete raccontarci sul singolo che avete pubblicato?
«”Stop Drop And Roll” descrive una serie di scene dal gusto onirico con un finale sospeso ed amaro. Queste stesse parole in inglese sono le istruzioni fornite in caso di incendio “fermarsi, gettarsi a terra e rotolare” e in questo caso metafora di una situazione di panico interiore. Musicalmente parlando, la scrittura è quella modale tipica del jazz e adottata dal pop, in particolare negli anni ’60/’70, con le chitarre dal sapore un po’ tex mex, la voce distratta tipica di un certo filone indie che parte da personaggi come Francoise Hardy o Nico, il sax che richiama atmosfere noir, sprazzi di pop anni ’90, lounge e molto altro ancora. Quello che volevamo era riuscire a cucire insieme le nostre tendenze ed influenze musicali, per creare qualcosa in cui tutti noi ci saremmo riconosciuti.»
Lo stile del pezzo è particolarmente “sporco” in certi frangenti. Era voluto?
«Abbiamo privilegiato il pathos delle varie registrazioni lasciando anche delle stonature che di contro rendevano l’atmosfera più reale e naturale. Secondo noi le orecchie sono solo un tramite per arrivare al cuore, unico nostro vero obbiettivo.»
A cosa è dovuta la scelta della lingua inglese?
«Chiaramente l’utilizzo dell’inglese mira a raggiungere un pubblico più vasto, oltre al fatto che noi, per formazione, seppur con tutte le difficoltà del caso, ci sentiamo più a nostro agio con il suono di questa lingua. L’anonimato del nostro progetto ci aiuta anche a eludere una certa discriminazione che subiscono gli autori italiani all’estero, in quanto si aspettano da noi un pop più classico e trito. Di contro, noi italiani dovremmo forse essere un po’ più dinamici e obiettivi; non usare due pesi e due misure come di solito si fa per valutare artisti nostrani o artisti stranieri, imparando a cogliere il valore di un brano indipendentemente dalla sua provenienza.»
Nel caso futuro in cui vi venisse proposto di suonare dal vivo, accettereste?
«Attualmente sarebbe improponibile, oltre che per l’intento iniziale, anche per il numero esiguo di materiale pubblicato al momento, ma restiamo comunque aperti a future possibilità.»
di LORENZO STIATTI
IG: @_chimeral