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LASCIATEVI SCRIVERE
"Sono nato albero e il mio corpo è di legno con molta corteccia e molte mani che mi portano a nascondere molte cose."

È stato nell’estate 2023, nell’ufficio di Fabiola Papi, responsabile dell’area educativa della Casa Circondariale, che ho iniziato a realizzare cosa avevo tra le mani.
Il progetto di approfondire le attività dei volontari dentro il carcere di Arezzo è mutato nel mio quaderno di appunti e nelle riunioni di redazione, divenendo sempre più grande e complesso. In quell’incontro, mentre cresceva il materiale che la dottoressa Papi tirava fuori dai suoi cassetti, per la prima ma non l’ultima volta ho capito che dovevo lasciar perdere le domande che avevo preparato e ripensare tutto.
Ho incontrato un mondo grande, più vario e “aperto” di quanto ci si potrebbe immaginare, animato da persone che nello spiegare la loro quotidianità mi hanno raccontato episodi speciali – davanti a un caffè o per telefono, sfogliando pagine di foto e appunti, un po’ ridendo, un po’ pensandoci su. È stata una scoperta e uno scambio generoso, di grande disponibilità da parte di molti, tra visioni e background diversi.
Molti hanno provato a raccontare la realtà della vita in carcere, tra chi l’ha vissuta in prima persona e chi la può solo cercare di comprendere “da fuori”. Le storie sono tante almeno quante le persone cui si potrebbe domandare.
Noi qualche domanda l’abbiamo posta ad Andrea Bocconi, il responsabile del corso di psicosintesi del quale abbiamo iniziato a parlarvi nello scorso numero di WEARE.
Svolgere questa attività significa tirare fuori le cose in un ambiente sacro, di rispetto. Ma è una fiducia che va conquistata. La prima cosa che dico è: quello che avete detto e letto resta qui, a meno di non avere l’autorizzazione a condividerlo.
Mi mostra alcune stampate provenienti dal suo primo corso, brani tratti da esercizi diversi, che possiamo pubblicare grazie alla collaborazione della Casa Circondariale.

In quel primo ciclo erano rari i detenuti che avevano terminato le elementari. Ma quello che mi ha colpito è stato il loro prendere confidenza e gusto allo scrivere di sé, realizzare che era sostanzialmente cosa buona per tutti. Il gioco era: vi do uno stimolo, scrivete, condividiamo. Nessuna analisi, niente terapia. Il processo va da sé.
In alcuni casi mi trovo davanti a descrizioni fisiche di sé stessi o dei compagni.
È un esercizio di osservazione e auto-osservazione: generalmente uno scrive cinque righe di sé stesso e dieci dell’altro, perché notiamo sempre più cose delle altre persone. E poi: cosa guardo nell’altro? I colori, le forme, l’espressione?

Non ho mai incontrato l’uomo descritto nelle righe che leggo, ma sorrido quando la spiegazione di Bocconi trova subito riscontro: “Sono molto brutto denti per quello che ho ancora male andati il naso storto molti segni nel viso capelli castani occhi verdi”. Scrive V. Si riassume in così poche battute da trovare spazio in un tweet, uno di quelli della prima ora quando il social in questione aveva ancora questo nome.
Ma “ha gli occhi verdi”, inizia subito un altro compagno, descrivendolo, e va avanti per cinque righe di dettagli minuziosi, quasi teneri, curiosamente azzeccati: “Sotto gli occhi un po’ gonfi ha due o tre rughe e quando ride si gonfiano”. E ancora: “La parte interna [dell’orecchio] più polposa dell’altra sembra un gamberetto”.

Si parla delle esperienze scolastiche, del tema del viaggio. “Una donna con cui ho condiviso tutto rabbia dolore amore tradimenti pensa che sarebbe bello andare a Mediogorie, io infognato perso di eroina e metadone dissi sì almeno faccio un viaggio in Jugoslavia”. A volte, con scelte umoristiche o provocatorie, Bocconi alleggerisce l’atmosfera nel gruppo: “La gamma va esplorata tutta. Quando faccio l’esercizio sugli abissi della vita, i momenti peggiori, lo faccio precedere da quello sulle vette, quali sono stati i picchi della tua vita.” Naturalmente un tema centrale è quello della memoria: “È una maniera di diventare consapevoli. Mi interessano le zone d’ombra e che cosa si salva dall’ombra.
Mi ricordo quando ha vinto i Mondiali l’Italia e io mi trovavo in Germany […] mentre la Germania perdeva tutti gli amici di mio padre prendevano in giro i tedeschi.”
“Mi ricordo con mia sorella mi ricordo quando si andava a scuola.”
“Mi ricordo il giorno in cui è nata mia figlia… mi ricordo la libertà.”

carcere-autobiografia-weare-arezzo
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E a volte l’invito è a esplorare lasciando libera la fantasia. Come nel brano che apre questo articolo, intitolato dal suo autore “L’albero e il tempo”.

“Sono stato due secoli fermo e ho visto di tutto
dalla nascita della vita animale a quella dell’uomo
e la distruzione della vita animale e quella dell’uomo
e pur avendo avuto due secoli per cercare di mettere a posto ogni cosa
mi ritrovo con sei mani a suonare il sitar a dei pavoni riuscendo solo per adesso a farli stare fermi
forse mi ci vorranno altri due secoli per farli volare
e altri due per riuscire da dove cominciare.”

di VIVIANA RIZZETTO

Viviana Rizzetto
VIVIANA RIZZETTO

La valigia è diventata fondamentale da quand’ero bambina, così la mente l’ha seguita. Teinomane, nictofila, multitasker; un po’ nerd. La laurea in lettere l’ho presa perché credo che la letteratura e la scrittura siano le cose più fighe che l’umanità abbia inventato.

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