Quando e come ti sei approcciata all’arte visiva?
«Direi già a partire delle superiori, quando frequentavo moda e costume presso l’Istituto D’Aarte; successivamente mi sono approcciata alla pittura e alla scultura, seguendo il percorso all’Accademia delle Belle Arti. Soltanto negli ultimi quattro anni ho iniziato con il digitale.»
Attacca così Marta Motti, pittrice e illustratrice che abbiamo già conosciuto tramite The Aretiner. È sua la cover #38 della “rivista immaginaria” aretina, side project di WEARE.
“Ammetto che l’ambiente in Accademia ha fatto in modo che il mio sogno si affievolisse, forse per la scultura… Ho avuto sempre la sensazione che nessuno la prendesse sul serio come indirizzo e con il tempo mi sono resa conto di essere stata forse un po’ ingenua a scegliere questo percorso, perché una volta concluso, era quasi impossibile fare della mia passione un lavoro. Tuttavia, è stata un’esperienza che mi ha sicuramente formata incontrando docenti molto validi che hanno creduto in me e che hanno saputo tenere accesa la fiamma della creatività. Quando ho capito che questa mia passione poteva trasformarsi in un lavoro mi sono formata costantemente e tutt’ora seguo corsi e workshop.”
È difficile vivere facendo l’artista?
«Certo, sì. La mia principale attività in ambito lavorativo è la storyboard pubblicitaria, disegno per chi deve produrre uno spot. Non lo definirei un lavoro da artista nel senso stretto del termine anche se vi è associata una certa capacità disegnativa. Voler portare avanti una carriera artistica alla vecchia maniera, ovvero vendendo quadri, oggi risulta molto difficile: dai costi dei materiali alla formazione tecnica, senza dimenticare che c’è bisogno di un ampio raggio di conoscenze che ti consentano un bel numero di vendite dei tuoi lavori. Se non sei già abbastanza rinomato è difficile inserirsi soprattutto presso le gallerie all’estero, per di più vendendo ai privati si incontra tanta ignoranza sul reale valore di un’opera pittorica.»
Se dovessi scegliere “chi butteresti giù dalla torre”, pittura o illustrazione?
«Credo l’illustrazione, la vedo come se fosse più un impeto, uno sfogo, anche se sono sicura che appena buttata giù la seguirei per il dispiacere di averlo fatto! Alla pittura sono più affezionata; il suo risultato finale lo vedo come l’elaborazione di un concetto profondo e vissuto. È come se fosse la rappresentazione di una cosa ragionata, ma anche carica di emozioni. La pittura, nel mio caso, vuol esprimere concetti importanti, che si sradicano dalla vita di tutti i giorni per sconfinare in vedute più ampie.»
Hai qualche artista di riferimento?
«Sono innamorata della pittura ottocentesca, sia per come viene trattata la tecnica che per l’idea di discendere la rappresentazione classica: ovvero esaltando maggiormente l’animo dell’artista, quindi amo i Macchiaioli, la scuola francese e quella russa. Per il panorama contemporaneo strizzo l’occhio anche agli illustratori. Sono una grande fonte di ispirazione per me diversi artisti, tra cui: Carlo Russo, Anya Barabanova, Ksenia Istomina, Ronald Lampitt e la botanica di Gherardo Cibo.»
Quali sono i tuoi soggetti preferiti?
«Adoro i soggetti che rientrano nel mondo della botanica per il senso “retrò” che possiedono; mi piace la bellezza estetica di una pianta e fin da piccola sono affascinata dalle illustrazioni dei fiori. Mi è piaciuta da sempre anche la pittura documentarista.»
Se dovessi descriverti attraverso un’opera famosa, quale sarebbe?
«La risposta è difficile! Mi ritrovo molto nelle illustrazioni di Carl Larsson: un mondo quotidiano a volte ripreso dal punto di vista dei bambini, scene di vita di tutti i giorni in casa propria. Il suo approccio fiabesco, il senso dei ricordi e delle emozioni più spontanee attraverso immagini che ci possono ricordare il passato, mi affascinano tantissimo.»
di CARLO MARTINO
martamottiart.eu
IG: @wotti_

Classe 1992, nato a Cori, un paesino che nessuno conosce. Laureato in Storia dell’arte, sono presidente di un’associazione culturale no profit. Nutro una passione nell’origliare i commenti delle persone relativi alle opere d’arte allestite nei musei. Amo i libri, il rock, lo sport, l’improvvisazione teatrale e… il whiskey (se bourbon meglio).