Elena Bidini, 26 anni, nata e cresciuta ad Arezzo, dopo il diploma spicca il volo prima a Londra, poi al Boston Ballet. Adesso sono 6 anni che fa parte dell’organico del Teatro dell’Opera di Roma. Lì ha incontrato l’amore, infatti il collega Michael Morrone è diventato suo marito nel luglio 2016.
A che età hai iniziato a ballare?
«Tutte le bambine cominciano a 5 anni, io invece ho cominciato abbastanza tardi, in un momento in cui il fisico si modifica ed incontra pure più difficoltà perché è meno elastico. Avevo 13 anni.»
Sognavi fin da piccola di fare la ballerina?
«A quanto mi racconta mia madre e per quanto mi ricordi ho sempre ballato non appena sentissi una musica, ma il mio carattere esuberante ha sempre spostato l’interesse verso altri sport, inizialmente. Poi ho deciso di cominciare danza, un po’ anche per placare la mia esuberanza, e mi sono trovata già grandina con ragazzine più avanti di me, ovviamente, ed allora la passione è cresciuta sempre più per la voglia di diventare come loro. E da lì a poco ho capito che volevo fosse il mio lavoro.»
Se non fossi diventata ballerina?
«Beh, diciamo che fin da subito ho avuto molte soddisfazioni e conferme, quindi il quesito me lo sono posto sempre in modo blando. Credo, però, che avrei dirottato completamente la mia vita verso gli studi che ho condotto, ed avrei quindi cercato lavoro come insegnante di asilo o collaboratore in centri di recupero o per anziani.»
In che scuola hai mosso i primi passi?
«I miei primi passi li ho mossi al Centro di Danza Accademico diretto da Giovanna Papi, ex prima ballerina del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Devo dire sinceramente, che di scuole così ce ne sono molte poche, nessuna in Toscana direi. Saper insegnare non è sempre sinonimo di una grande ballerina, ma nel caso della mia insegnante è così; tant’è che in 45 anni di scuola di certo non sono l’unica uscita dall’accademia per fare di questa passione un lavoro. Le devo molto, perché al mondo d’oggi fare ciò che ci piace non è affatto semplice. Mi ha seguita, mi è stata accanto in ogni momento della mia vita sostenendomi e mi ha sempre rimessa nella buona strada quando avevo qualche delusione. È stata ed è tutt’ora una delle persone delle quali mi fido di più.»
Sei arrivata all’Opera di Roma, da quanto tempo sei lì?
«Dopo il liceo ed il diploma, ho deciso di cominciare a fare audizioni in giro per il mondo, poi è arrivato il momento in cui sono stata scelta per una piccola compagnia a Londra, dove sono stata per 5 mesi. Una volta tornata mi sono classificata prima ad un concorso internazionale, vincendo pure una borsa di studio per il Boston Ballet. Lì ho trascorso 4 mesi, i più decisivi della mia formazione che mi hanno permesso di arricchirmi molto. Dopodiché, essendomi classificata bene nella graduatoria del Teatro dell’Opera di Roma, ho deciso di lasciarmi alle spalle la richiesta del direttore di Boston di rimanere nella sua compagnia ed ho deciso di rimanere in Italia, a Roma. Così nel 2012 ho cominciato a far parte dell’organico del Teatro dell’Opera di Roma, che solo per pochi mesi nel 2013 ho lasciato per un’esperienza al Maggio Musicale Fiorentino. Oggi, dopo quasi 6 anni, sono felice di aver scelto di rimanere a Roma, perché con la direzione di Eleonora Abbagnato c’è una prospettiva di lavoro diversa, dá molto spazio ai giovani, ha presentato sempre stagioni ricche ed innovative permettendoci così di crescere tanto.»
C’è un ruolo particolare o comunque un sogno legato alla danza che vorresti che si esaudisse?
«Da quando la Signora Abbagnato dirige le nostra compagnia ho avuto molte soddisfazioni ed anche la possibilità di crescere svolgendo molti ruoli che sognavo di fare, come ad esempio la Fata dei Lillà ne “La Bella Addormentata” o “Vertiginous Thrill of Exactitude” di William Forsythe. Il mio sogno più grande resta però interpretare Kitri in “Don Chisciotte” o, ruolo completamente opposto espressivamente, Giulietta in “Romeo e Giulietta”. Questi sono i miei sogni, c’è tanto da lavorare, ma questa è una cosa che non mi ha mai spaventata; sono una stacanovista!»
Oltre la passione cosa ti è servito per arrivare dove sei ora?
«Oltre alla passione, serve solo tantissimo lavoro e tanti sacrifici fin da adolescenti. Io non ho conosciuto riposo o pomeriggi in centro con le amiche, ho dovuto studiare sempre di sera tardi fino alla notte, ed ho dovuto sempre seguire un certo tipo di alimentazione. Insomma la Danza diventa uno stile di vita.»
di PIERPAOLO CHIARO
PIERPAOLO CHIARO
Amante del malto, quello doppio. Mangerei pizza un giorno sì e l’altro pure. Calciofilo, tifoso e giocatore amatoriale. La scrittura? Passione nata per caso, adesso cerco l’opportunità di farla diventare qualcosa di più. Scelgo la musica da ascoltare in base al mio stato d’animo. Vorrei che tutto fosse pronto all’uso. 1991 non è solo la data di nascita, è qualcosa di più.