Mi è capitato in questa settimana di iniziare una nuova serie. Sense8 che parla di 8 persone nel mondo collegate tra loro. Sentono, vedono, provano le emozioni degli altri in uno strano legame che parte dalla visione comune di un donna che si uccide… Ma a parte la trama (personalmente è una delle serie che amo di più), quello che mi ha colpito è il modo in cui viene descritta la storia di due coppie omosessuali, presenti tra gli 8 protagonisti. Una è composta da due donne… Sono innamoratissime e il modo in cui il registra mostra i loro baci e la loro complicità fa venire voglia di continuare a guardarle, di saperne di più sulle loro vite e sul loro amore; fa innamorare di quel loro modo di stare insieme.
L’altra coppia invece è composta da due uomini. Uno degli 8 è un divo del cinema, uno di quelli bellissimi! Fisico scolpito, pelle scura, capello perfetto. Va in giro con delle modelle incredibili e alla prima del suo nuovo film si presenta con una mora che grazie al suo fisico e alle sue battute alla tv che li intervista li fa diventare la coppia più invidiata del momento. Il rientro a casa dell’uomo però ci mostra tutta un’altra realtà… Ad aspettarlo a letto non c’è una top model, ma un uomo, bellissimo anche lui, con gli occhiali da intellettuale… Ovviamente è il suo compagno. Una delle due ragazze una volta era un uomo e la madre non ha mai accettato il suo cambio di sesso e la scelta di sentirsi libera e finalmente se stessa, infatti continua a chiamarla Michel, quando invece ha l’aspetto di una bella ragazza bionda.
Mentre il divo del cinema continua a restare sordo alle richieste del fidanzato che vorrebbe andare a braccetto con lui sul red carpet e accompagnarlo in giro, vivendo la loro omosessualità e il loro amore in pubblico e non solo tra le lenzuola di casa. Una famiglia che non riconosce la figlia che ha cambiato sesso; il bel ragazzo che per il suo status o posizione sociale non può dichiararsi e vive il suo essere gay come se fosse una vita parallela.
Questa non è una serie tv, è la realtà, una realtà che anche la nostra città può raccontare. Maruscka (Faralli, consigliera e referente del servizio di sportello accoglienza di ArciGay Arezzo) lo sa bene, viste le tante testimonianze che in questi anni ha raccolto e che sono passate dall’associazione tramite i servizi di ascolto e sostegno psicologico che vengono offerti.
La incontro insieme a Veronica (Vasarri, presidentessa dell’associazione, come ama definirsi, dice per un “vezzo linguistico”) in un pomeriggio aretino. È durante la nostra chiacchierata che mi raccontano qualcosa delle loro vite, in cui esporsi non è mai stato un problema e dove vivere la propria sessualità non è mai stato un punto debole… anzi!
“La classica battuta del maschio, quando sei mano nella mano con la tua compagna è: “Mi posso unire a voi?” Dato che la donna è sempre considerata per lo scopo di… Al di là di qualche battuta, in realtà non ho mai subito gravi atti di discriminazione, anche se per la mia bisessualità ho avuto grosse difficoltà ad integrarmi, e sembra veramente un paradosso, proprio all’interno dell’ambiente LGBT.” Ci dice Maruscka.
“Il fastidio che spesso ho provato da adolescente è stato legato soprattutto ad un retaggio culturale che da l’eterosessualità per scontata… Così mi chiedevano: “Ma il fidanzato ce l’hai? Ma quando ti sposi?” Come se la vita di una donna dovesse per forza essere già programmata; dobbiamo essere mogli, poi madri, a prescindere, solo perché è sempre stato così…” Continua Veronica.
Ma Arezzo è una città intollerante? Veronica e Maruscka ci rispondono di no, o almeno non particolarmente, se si guardano le testimonianze e i dati raccolti dall’ArciGay. Negli ultimi anni, però si è registrata una chiusura verso l’ambiente LGBT, proprio da quel comparto della società che invece dovrebbe aprirsi a ciò che lo circonda per trasmettere ai cittadini di domani i giusti valori… Infatti, a seguito della polemica anti gender, scoppiata qualche tempo fa, gli incontri con i rappresentati dell’ArciGay sono stati vietati in molte scuole superiori aretine. Purtroppo, sono quindi finite le occasioni di dibattito e confronto che spesso si creavano durante le assemblee di istituto.
Ma per Veronica un passo importante di apertura è stato sicuramente fatto durante il Toscana Pride, che si è tenuto per la prima volta in città il 27 maggio dello scorso anno. “I cittadini hanno risposto davvero bene, così come le associazioni e la società civile, sono stati tutti molto coinvolti… Abbiamo sicuramente seminato qualcosa di buono.” Ci dice Veronica. L’amministrazione comunale aveva espresso sin da subito la sua posizione sulla manifestazione, chiudendosi a riccio e non concedendo il patrocinio. C’è però da dire che comunque nessuno ha ostacolato la buona riuscita e l’organizzazione del Pride, permettendo alla Chimera Arcobaleno di dare vita ad un evento senza precedenti ad Arezzo che ha richiamato per le strade cittadine circa 10.000 persone! “Un movimento di masse del genere ad Arezzo non si vedeva dagli anni ’70!” Dice Maruscka.
Accanto ad un evento così importante, la Chimera Arcobaleno organizza anche altre occasioni ricreative, di socializzazione e di aggregazione, senza pregiudizi… Stiamo parlando delle serate del WhyNot, feste libere ed aperte a tutti che si sono svolte, per la scorsa stagione, presso il Karemasky, ma che puntano sempre a nuove e diverse collaborazioni con le varie attività commerciali della città. Poi, anche questo anno ripartirà da giovedì 20 settembre la serata OUT, aperitivo LGBT friendly che si svolge ogni 1° e 3° giovedì del mese.
L’ArciGay svolge sicuramente un’azione importante, ma ancora la strada da fare è tanta per conquistare l’arcobaleno; per far sì che tutti i colori siano quelli giusti e non ci sia un colore normale e uno no. Veronica, Maruscka e tutti gli altri della Chimera Arcobaleno, lavorano da sempre perché non ci sia più bisogno dell’associazione, dello sportello accoglienza, del telefono amico, del supporto psicologico a tutte quelle persone, ai giovani che non vengono capiti, derisi, allontanati, isolati, per una scelta che riguarda solo loro e su cui nessun altro dovrebbe sentirsi in diritto di parlare. In quell’insieme di colori fantastico noi ci crediamo davvero e come Veronica e Maruscka lotteremo, ci schiereremo, alzeremo la voce e batteremo i pugni sempre per poterci prendere l’arcobaleno!
di MELISSA FRULLONI
MELISSA FRULLONI
Vegetariana militante. Animalista convinta.
Yoga praticante. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, 27 anni, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…