Durante la sua prima seduta Matteo mi ha detto, anche un po’imbarazzato: “se dovessi dirti perché sono qui, ti direi per togliere la nebbia”. Poi ha sorriso ed ha fatto domande per capire se, la sua, fosse una motivazione valida. Nessun sintomo invalidante, nessuna difficoltà percepita, nessun problema vissuto come tale. L’ho trovata una risposta bellissima, la nebbia ha senza dubbio un potere avvolgente, a piccole dosi è anche poetica, ma alla lunga stanca, intrappola, paralizza. Sfido chiunque a non desiderare, prima o poi, di vedere oltre.
Il percorso per “togliere la nebbia” è un viaggio bellissimo, a volte doloroso, a volte destabilizzante, ma è un viaggio di scoperta di sé che passa dal proprio modo di percepire e reagire alla realtà, passa da come stiamo in relazione con gli altri, passa dagli affetti, dalle credenze, dai copioni che non sappiamo nemmeno di mettere in atto. Durante questo viaggio intercettiamo i nodi che ci fanno stare male o quelli che impediscono di accedere al nostro desiderio, dove per desiderio intendiamo la direzione della nostra vita, un desiderio profondo che ci riguarda completamente e che interessa tutte le aree della nostra esistenza.
Ma attraverso quali strumenti è possibile “togliere la nebbia”? Prima di tutto attraverso l’incontro con l’Altro, non tanto il professionista, ma la relazione terapeutica.
Negli ultimi anni quello che ho potuto osservare è una vera e propria trasformazione della “Domanda”. Se fino a qualche anno fa il Paziente che entrava nel mio studio mi portava una Domanda di Cura “Vengo perché ho un problema”, “Sono qui a causa di un sintomo che non mi permette di vivere serenamente”.
Recentemente la persona che si rivolge a me per iniziare un percorso di psicoterapia è sempre più “Soggetto” che si interroga e sempre meno Paziente bisognoso di risposte. Se dovessimo sintetizzare la Domanda che lo accompagna è “Chi sono?”.
Anche quando la spinta ad accedere al percorso è determinata da un sintomo, sento da subito la predisposizione ad andare al di là, come se ci fosse maggior consapevolezza.
L’urgenza oggi è la scoperta del Desiderio. Non trovate interessante che proprio nell’era dei bisogni indotti, dell’accesso veloce a tutte le risposte, delle soluzioni facili ci sia un bisogno così profondo di farsi delle domande e di ritagliarsi un tempo lento in cui guardarsi dentro?
Forse è proprio vero. Più potente della rivoluzione culturale c’è solo la rivoluzione personale.
Benedetta Ricci | Psicologa Psicoterapeuta Ipnoterapeuta
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