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Quanto Ne Sai di Pensione?
Io chi sono? Non una supereroina, ma solo e semplicemente Gessica Mattesini, consulente assicurativ* di Generali Italia!

La spesa pensionistica in Italia è in crescita da diversi anni, e questo ha determinato un problema per la sostenibilità del sistema di welfare pubblico.
L’Italia spende, infatti, circa il 17% del PIL per pagare le pensioni. In percentuale più di tutti gli altri Paesi dell’Eurozona, come conferma l’OCSE: la Francia impiega il 15% del prodotto interno lordo per pagare le pensioni, la Spagna solo il 12%, facendo un confronto con partner paragonabili per grandezza economica e popolazione. In questa prospettiva, quindi, i dati di spesa dell’Italia sono ancora più preoccupanti. 

Al fine di contenere la spesa pubblica, si susseguono ormai da diversi anni continue riforme pensionistiche, che hanno generato una situazione di incertezza sull’età pensionabile e una progressiva diminuzione del trattamento pubblico previdenziale.
Il tasso di sostituzione, ossia il rapporto tra l’ultima retribuzione e la pensione, è in progressiva contrazione e destinato a calare ancora nel corso dei prossimi anni, secondo le previsioni del Rapporto del MEF sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario (2022). Nello scenario base ipotizzato per lavoratori dipendenti privati e autonomi, nel 2010 il tasso lordo era rispettivamente del 73,6% e del 72,1%. Nel 2020 è sceso a 71,7% per i dipendenti e crollato a 54,9% per i lavoratori autonomi. Nel 2040 si attesterà al 58,7% per i lavoratori dipendenti e al 44,9% per gli autonomi. 

Numeri alla mano, la rendita pensionistica obbligatoria non sarà sufficiente a mantenere un adeguato tenore di vita al termine dell’attività lavorativa. Il problema riguarda le nuove generazioni, ma non solo. Occorre, inoltre, tener conto che nella vecchiaia aumentano alcune spese, come quelle sanitarie e quelle legate alla non autosufficienza. Un esempio su tutti: il costo per un’assistenza dedicata a persone non autosufficienti supera €1.500 al mese per 54 ore settimanali, quindi senza garantire la copertura di un’intera giornata. Un/a badante convivente può costare fino a €30.000 l’anno. 

Oltre alla pensione riconosciuta al termine dell’attività lavorativa, la normativa prevede misure previdenziali e assistenziali a favore di lavoratori dipendenti, autonomi o parasubordinati che si trovino, una volta assunti, in condizioni di disabilità più o meno accentuata, con una ripercussione sulla capacità di svolgere le mansioni assegnate o, in generale, qualsiasi tipo di attività lavorativa, quali: l’assegno ordinario di invalidità, la pensione di inabilità e l’indennità di accompagnamento. Per ottenere queste tutele serve rispettare dei requisiti, tra cui il versamento per almeno cinque anni dei contributi. I lavoratori più giovani, che hanno quindi iniziato a lavorare da poco, non possono beneficiarne. Gli importi, inoltre, risultano piuttosto bassi andando dai €291,69 mensili per la pensione di inabilità fino ai €525,17 per l’indennità di accompagnamento. 

Nel mondo assicurativo esistono soluzioni che permettono di costruirsi, fin da giovani, la propria previdenza complementare, garantendosi la serenità futura e godendo allo stesso tempo di vantaggiosi incentivi fiscali. 

Gessica Mattesini
Consulente Assicurativ*
gessica.mattesini@generali.com
328 1799 178

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