Rabbia MC è un rapper valdarnese che mastica microfoni dal 2006, tra battaglie di freestyle come iniziazione e svariate pubblicazioni già all’attivo. Un nome d’arte conquistato sui palchi per l’attitudine avvelenata e addirittura non scelto, ma decretato da chi quei palchi con lui li condivideva sfidandolo. Fa però girare con le sue risonanze l’orecchio di WEARE proprio e solo adesso grazie a “Dopo la Pioggia”, un nuovo album che potrete già correre ad ascoltare terminate queste righe. Il perché? Perché Rabbia MC a questo giro del gioco ha deciso di incidere quello che aveva dentro, a prescindere dalla direzione del vento che sta spogliando il genere della sua essenza nel redditizio (per quanto?) formato shottino da super-market music ormai dilagante. Già dall’incontro, dopo la gomitata d’ordinanza avvolti dal fumo delle reciproche sigarette e da un diluvio che pare un’evocazione dalle strofe del disco, si capisce una certa attuale attitudine a fottersene della tendenza da parte di Rabbia MC. Si ordinano i beveraggi d’accompagnamento alla chiacchierata ed alla mia birra rossa, lui risponde con un calice di vino bianco aromatico molto poco gangsta. Che bello – penso – niente pose stasera… Stasera si parla di musica davvero!
“In questo album mi sono preoccupato solo di far risaltare al massimo il rap che mi sentivo di fare, sperimentando, andando anche in controtendenza con quello che oggi fa numeri, di cui mi piace veramente poco per non dire nulla. Sarà l’età, sarà l’esperienza, ma davvero sento di non dovermi più posizionare o seguire mode; l’unica cosa che sento è il bisogno di creare buona musica tirando fuori i miei disagi, poi condividerla con gli altri. Un anno di duro lavoro ha prodotto qualcosa che non vedo davvero l’ora di far arrivare a più persone possibili… Ormai mi sono quasi spazientito da solo a forza di spoiler social e martellamento da uscita imminente!
Ci sono davvero tanti elementi diversi e particolari, sia sulle strutture dei testi sia soprattutto sulle basi: le parti di elettronica si combinano con un bel mix di strumenti che finalmente tornano ad essere suonati. Ci sono anche elementi classici del genere, certo, ma ho cercato di seminare un po’ in ogni traccia qualche particolarità, strutturale o sonora. Il pezzo che ho deciso di spingere nelle playlist per trainare il disco, per esempio, è un featuring totalmente sperimentale con Minatore Interiore, composto da parti solo voce alla Lindo Ferretti unite al mio rappato, caratterizzato dalla chitarra elettrica, molto cupo e strano. A proposito di andare in controtendenza… T’immagini che infamate? E invece devo dire che i primi riscontri, anche solo su piccoli assaggi di ascolto dati, non sono stati niente male. Spiazzamento sì, ma positivo… E il bello deve venire!”
Rabbia, nel nome e nei testi, che si sta incanalando in carica emotiva e sonora pronta a scombinare tra le rime i cliché che hanno imbolsito buona parte di una sfera musicale, la cui natura stessa dovrebbe risiedere nel non accomodarsi né accomodare.
C’è impellenza di far arrivare liberamente e rapidamente, come dimostra la scelta di uscire free e solo su piattaforme digitali, un album curato nei minimi particolari e che dal punto di partenza nella testa di Rabbia MC ha unito, anche da remoto, musicisti e voci da varie parti d’Italia. Ciò che ci arriva è un’interessante variegatura rap tra chitarre, violini, barre srotolate su tappeti di nudo pianoforte e liriche intrise di disillusione.
Rabbia e disillusione verso la realtà che non sono però distruttive. Si adagiano sulle basi in modo quasi sospeso, traducendosi nella ricerca d’altro all’interno di scenari sognati e sognanti. Dentro, a Rabbia MC, qualcosa è piovuto ed anche forte. S’intravede, ma soprattutto si sente nella sua musica. Le canzoni che compongono il disco sono i riflessi nelle pozze che restano alla fine del temporale.
Pozze che guardate dalla giusta angolazione possono far scorgere ben oltre le ruote delle macchine che ci riporteranno a casa.
di ALESSIO FRANCI
Musicomane innamorato di ogni applicazione del linguaggio. Cerco storie e suoni che mi facciano vibrare tanto ad ascoltarle, quanto a raccontarle. Osservo, rifletto, percuoto, vivo. Mi muovo per il mondo senza filtri e senza la pretesa di trainarlo, col solo obiettivo di conoscerne ed apprezzarne le sfumature più o meno armoniche.