rumorBianc(O) nasce nel 2007, con una vocazione interdisciplinare che coinvolge vari mondi: cinema, arte contemporanea, musica. Tutte entità che, grazie alla direttrice artistica Chiara Renzi, dialogano armoniosamente. Con gli anni la struttura dell’Associazione si è ridimensionata, “asciugando” il proprio scheletro attorno al teatro e continuando il cammino nella direzione della nuova drammaturgia, con progetti che sono esperienze a 360°, in linea con un’idea più sociale di teatro.
Chiara qual è l’etica, il concetto, che sta dietro alla vostra idea di teatro e che ne detta il “modus operandi”?
«Fin da quando l’Associazione è passata dall’approccio interdisciplinare a quello più teatrale, ho voluto staccarmi dal tradizionale; oltre a questo poi, un po’ per necessità, sono stata influenzata dal fatto di non avere un teatro. Ho sentito l’esigenza di offrire al pubblico qualcosa di alternativo. Così, sono nati i primi progetti: teatro in casa, teatro nelle cantine, teatro dai balconi, teatro ovunque, sia all’aperto che al chiuso, però in luoghi non nati per il teatro, non convenzionali. Il “teatro edificio”, come lo conosciamo oggi, è tardivo, in passato era più sociale: pensiamo al teatro greco, che riguardava tutti i cittadini (anche se un po’ meno le cittadine). Durante il periodo medievale, ad esempio, il teatro veniva fatto nelle Chiese, l’anima del teatro è qualcosa che va al di là dell’edificio, e a me questo interessava. Oltre a ciò, c’era anche l’idea di far conoscere luoghi che spesso abbiamo accanto, pur senza sapere quale sia la loro storia: è un atto d’amore verso tutta la bellezza storico-artistica che ci circonda e che non dobbiamo sottovalutare. Così ho avuto la possibilità di incontrare pubblici diversi, insoliti, anche di chi magari è ostile al teatro tradizionale per l’idea “polverosa” che ne ha. L’esperienza che si vive è totalmente diversa, molto più immersiva, e questo soprattutto grazie al luogo.»
Cosa cambia nel rapporto tra le attrici e il pubblico?
«Sicuramente cambia la prossemica, ti ritrovi vicino al pubblico; la parete, che cade anche a teatro, è ancora più dissolta. Viene meno la separazione tra il palco e la platea, gli attori e le attrici sono molto meno protetti e “sentono” molto di più il pubblico, per la vicinanza che c’è. Ed è proprio per questo, a parer mio, che devono mettersi molto più in gioco.»
Vuoi parlarmi della vostra ultima opera, “Le Donne di Shakespeare”?
«“Le Donne di Shakespeare” è un progetto nato dalla volontà di creare un teatro itinerante e immersivo nella città di Arezzo. Mi sono chiesta: se Giulietta e Ophelia, queste donne così iconiche, che tutti conoscono, fossero nate oggi, in quest’epoca, cosa avrebbero fatto? Sulla scia della mia idea, ho chiesto a una drammaturga di scrivere le loro storie, come se fossero vissute nel ventunesimo secolo, cercando anche di affrontare questioni di genere – dato che le Donne di Shakespeare, nel ‘600, vivevano in un sistema patriarcale. Poiché sono cambiate molte cose, ma le questioni di genere non sono state tutte risolte, le loro storie sono state riscritte con molti richiami tra passato e presente, dato che i loro racconti possono ancora risultare molto attuali. Ne emergono donne leggermente spacchettate, con un pizzico di ironia: Ophelia opta per andare dalla psicanalista, quando decide di affrontare il grande dolore che l’ha fatta impazzire, mentre Giulietta non è più sicura di volersi uccidere per amore, perché si è iscritta alle App di Dating e ha capito di poter uscire con qualcun altro. Così, con l’ironia, ho cercato di affrontare in profondità alcune tematiche, esistenziali e di genere.
Il progetto coinvolge solo donne, dalla drammaturga, alla violinista, alla costumista. Idem il cast, tutto al femminile: siamo cinque attrici, più una Fool, che conduce il pubblico. Ci sono poi anche delle guide che, tra un monologo e un altro, spiegano il luogo che si sta attraversando, per aiutare il pubblico a leggere meglio l’incastro tra l’opera e lo spazio fisico. L’idea e il progetto sono nati per la città di Arezzo, ma c’è l’auspicio di esportare il progetto anche fuori: l’11 marzo, per esempio, lo porteremo in scena a Grottaferrata – Roma Sud. Le donne di Shakespeare un progetto di rumorBianc(O) con il Patrocinio del Comune di Arezzo, in collaborazione con Assessorato Pari Opportunità del Comune di Arezzo, Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio Centro Guide Arezzo. L’appuntamento è per mercoledì 8 marzo, alle ore 18, presso Palazzo Albergotti, in via Ricasoli 1. Prenotazione obbligatoria: prenotazioni@rumorbianco.it »
di VALENTINA RACHINI
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In qualsiasi occasione ti capiterà di vedermi starò sempre correndo verso la stazione con lo zaino in spalla. Sono una trottola con il cuore diviso tra diverse città che non riesco ad abbandonare. Molto curiosa, con occhi grandi aperti sul mondo e costantemente aggiornata su tutto: arte, cultura, eventi e società. Riesco a staccarmi dalle notizie e dal web solo quando parte una canzone e ho un bicchiere di vino e una sigaretta in mano.