“La musica, questa libertà e assenza di regole, un po’ come sono io”… Si presenta così Gemma Bui, con i suoi 24 anni e un paio di occhiali scuri. Non so voi ma un artista lo si riconosce subito, con la sua capacità di esprimere tutto senza dover dire nulla. Ebbene si, abbiamo fatto quattro chiacchiere con una giovane artista, una musicista e appassionata di musica.
Tra le sue esperienze musicali troviamo il gruppo Victoria Station nato negli anni del liceo, genere britpop/indie con canzoni sia in inglese che in italiano. Hanno iniziato ad esibirsi nelle assemblee di istituto per poi atterrare in più plachi fino a raggiungere quello di Arezzo Wave. Poi la sua collaborazione come batterista e solista con Gabrielemarco e adesso Arezzo che Spacca.
“Non ci sono parole per descrivere la musica, è armonia totale. Vorrei fare una metafora e paragonarla ad un’opera d’arte, idealmente l’opera dovrebbe bastare a se stessa per descriversi e lo stesso vale per la musica. Non può esistere una singola descrizione, ognuno è libero di interpretarla, senza giudizio. E si crea un rapporto dove siete solo tu e l’opera, tu e la tua musica e sei tu che la vivi.” Aveva solo sei anni quando in casa faceva partire concerti a suon di mestoli e pentole, poi l’intuizione dei genitori di iscriverla al corso di batteria: “Hanno colto questa mia esigenza espressiva e mi hanno iscritto alla mia prima scuola di musica. Dopo aver approcciato questo strumento con maestri diversi ho sentito la necessità di seguire un percorso naturale. Il mondo della musica è molto liquido, non per forza se tu studi uno strumento rimani fermo li. Così ho ampliato le mie conoscenze con il basso, più melodico e sonoro. Il basso è stato l’anello di congiunzione tra il ritmo, la melodia e l’armonia, così ho iniziato pianoforte e poi la chitarra.”
Il desiderio di Gemma è molto chiaro: cercare di diventare polistrumentista, conoscere la musica in ogni sua forma. Ma non è la sola aspirazione che ha nel cassetto. Adesso sta frequentando l’università di giurisprudenza, una passione tramandata da suo padre. Ma come può una musicista refrattaria delle regole seguire un’università così rigida? In realtà questo è quello che potrebbe sembrare a noi lettori, non per lei.
“Mio padre mi ha fatto capire quanto sia importante amare il proprio lavoro, ho visto come lui mette impegno e dedizione in quello che fa e mi sono affacciata anche io a questo mondo che poi per certi aspetti trovo simile alla musica. Non è rigido, non ha pareti, ti offre un ampio ventaglio di prospettive. Quindi ho deciso di portare avanti entrambi.”
Ci racconta poi che terminati gli studi vorrebbe seguire un master in management musicale ed intrecciare così le due cose per poter andare a ricoprire più figure professionali in ambito musicale.
Quando parla di musica, riesco a percepire energia, penso che le stiano brillando gli occhi, ma ancora non si è tolta gli occhiali da sole e non riesco a scovare il suo sguardo. Quanto mistero in ogni artista; forse sta già pensando ai prossimi arrangiamenti mentre parla con noi.
“Se dovessi descrivermi sarei un dualismo, una doppia natura tra armonia e battaglia. Questo poi è quello che trasporto nel mio percorso artistico, i miei periodi più bui sono stati infatti quelli dove la musica era spenta. Poi sono ripartita con uno stile diverso da quello che facevo di solito e li ho capito, che sia suonata o ascoltata la musica cambia molto.”
Così sul palco scopriamo un’altra Gemma, quella vera, quella che ha imparato a far scorrere le emozioni attraverso i testi e la musica, possiamo conoscere il suo istinto, Gemma diventa più forte e lascia alle spalle la sua quotidiana insicurezza. Un’insicurezza che in realtà tra le sue parole non riesco a percepire, vedo una giovane determinata con una grande ambizione pronta ad andare avanti e non arrendersi. Ed Arezzo ha bisogno di giovani così. Una città come la nostra con un background musicale che inizia da Guido Monaco ed arriva fino ad ArezzoWave, il MengomusicFest, Arezzo che Spacca.
“Ad Arezzo, dove tutto è iniziato, si vive bene e c’è comunità artistica ma penso che manchino le vetrine, così come manca la consapevolezza di chi vive la musica non da autore, ma da spettatore. È bello suonare anche per gli altri.”
Avreste voglia di sentirla suonare adesso in un palco, vero? Ebbene se aspettiamo un po’ avremo anche il modo di conoscere il suo nuovo lavoro, “Gemiti”, un progetto da individualista: “Mi sono detta: basta! È il momento di fare qualcosa di mio! Scrivo da quando ho 16 anni e in realtà mi bastava così. Poi sono arrivati alcuni feedback dalla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, e dal mondo artistico, non solo in ambito musicale. Mi è stato detto “Quello che scrivi vale la pena di essere conosciuto” e così mi sono fidata ed ho intrapreso questo percorso. Ho già elaborato un concept Ep e attualmente è in fase di arrangiamento. Spero di riuscire per il prossimo anno, ad un progetto così articolato voglio che corrisponda una musica ben pensata. Molto più incentrato sull’astrattezza che sulle cose concrete.”
Questo mondo senza pareti e regole come ci ha descritto sin dall’inizio è tutto da scoprire ed è affascinante, parlando con Gemma si percepisce quanta bellezza sia nascosta in ogni canzone, anche quelle cantate sotto la doccia e che i momenti della vita sono realmente scanditi da ritmo e note musicali e che forse se tutti parlassimo meno ma ascoltassimo più musica, sarebbe più bello.
“Consiglio a tutti i giovani come me che vogliono intraprendere un percorso artistico, non solo musicale, di essere curiosi sempre e tenersi informati e avere quel momento in più da dedicare ad un concerto o ad una mostra invece che farsi un drink. E attenzione, non fermatevi di fronte ai primi giudizi, seguite quello che volete fare voi, raccogliete ogni feedback e andate avanti!”
di GIULIA BASAGNI
Credits Andrea Lisa Papini
Spotify: Gemma Bui, Arezzo Che Spacca
(Playlist by Calimani), Gabrielemarco
Soundcloud: Gemiti, Victoria Station
YT: Gabrielemarco
IG: @_gemiti, @arezzochespacca,
@gabrielemarco_proprio_io, @_gemrata
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Gemma Bui
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