Celeste Bittoni è originaria di Castiglion Fiorentino, ma già dai primi minuti che trascorriamo insieme, in quella che per me sarà una delle interviste più interessanti di sempre, le sue parole fanno trapelare che nel corso della sua vita si è allontanata e di molto dalla provincia aretina… I suoi studi infatti l’hanno portata prima a Firenze, dove si è laureata alla Triennale di Scienze Tecniche e Psicologiche, per poi seguire la specializzazione in Psicologia Cognitiva e, successivamente, negli Stati Uniti e a Padova per gli anni del dottorato. Tante città, professori e studi per andare ad indagare un tema ancora oggi sconosciuto ai più e sicuramente poco considerato in ambito accademico, il piacere sessuale femminile.
“Fu proprio mentre studiavo a Firenze che vidi nella bacheca dell’Università un volantino che invitata a partecipare a degli incontri di sessuologia. Decisi di seguirli per pura curiosità e scoprì un mondo super interessante. In questi incontri si parlava di vari argomenti, dai Sex Toys al Bondage, fino all’omogenitorialità, ed è stato proprio in quel periodo che ho iniziato ad interessarmi alla sessualità femminile. Pensa che la mia tesina della triennale è stata sugli effetti che hanno gli antipsicotici sulla sfera sessuale dei pazienti schizofrenici.”
Celeste indaga, con approccio scientifico, come si gioca tutto il tema della sessualità a livello di neurotrasmettitori e ormoni; studiando la materia non solo da un punto di vista di psicologia clinica, ma soprattutto cercando di capire che cosa succede a livello celebrale quando si parla di piacere sessuale.
“Con questo obiettivo ho iniziato la Magistrale a Padova in Neuroscienze. In quel periodo ho preso anche contatti con un professore in America; i suoi studi mi interessavano molto perché si basavano sull’eseguire una Risonanza Magnetica su soggetti durante la masturbazione”. L’esperimento le ha permesso di osservare quali aree del cervello si “illuminano” durante le varie fasi della stimolazione sessuale. Nello stesso periodo mi sono anche affiancata ad un altro professore di Padova, specializzato nello studio del ciclo mestruale.
Troppo spesso gli studi in materia di sessualità indagano l’insorgenza di malattie, incentrandosi interamente sul dolore. Volevo uscire da questo mood, ribaltando completamente la cosa ed occupandomi invece del piacere. Perché una carezza fatta da una certa persona ci provoca delle emozioni e se la stessa carezza ce la fa un’altra, proviamo tutt’altro? Che cosa succede a livello celebrale? Come comunicano genitali e cervello? Quali stimoli fisici attraversano il nostro corpo quando riceviamo uno stimolo di piacere?”
Attualmente Celeste si trova a Padova e sta anche proseguendo il dottorato in America. Unire il lavoro delle due realtà le sta permettendo di approfondire la materia, portando del nostro Paese studi e ricerche per certi versi ancora impensabili da realizzare qui. Il prossimo passo per Celeste sarà replicare lo studio del suo professore americano, in Italia, sostituendo però la RM con un elettroencefalogramma. Le donne che si sottoporranno all’esame saranno osservate mentre guardano video erotici e non e saranno misurati ad esempio, il loro battito cardiaco o la trasmittanza cutanea. Completano l’esperimento altre metodologie d’indagine, dall’osservazione diretta ai questionari.
Celeste, parliamo del profilo IG “Padova Sex Lab” (@padovasexlab), realizzato proprio in collaborazione con il dipartimento universitario.
«La pagina è nata proprio per fare divulgazione. Crediamo infatti che oltre allo studio, agli esperimenti e alle indagini, sia fondamentale veicolare certe informazioni all’esterno, fuori dalla comunità scientifica o accademica; sia per far conoscere il nostro lavoro, sia per reclutare persone interessate a darci una mano per i nostri studi, ma anche e direi soprattutto per aiutare ogni persona a capire meglio sé stessa e la propria sessualità. Inoltre il profilo ci ha permesso di fare network con altre realtà simili o con medici interessati ad indagare questo campo. Trovare fondi per questo tipo di ricerche non è facile perché non sono temi che possono portare a grandi speculazioni economiche.»
Il profilo affronta temi legati alla sessualità anche da una prospettiva femminista; è una scelta voluta o semplicemente quella chiave di lettura è necessaria perché si tratta comunque di argomenti considerati ancora tabù e che effettivamente solo un certo attivismo sta portando a conoscenza del grande pubblico?
«Non posso dire di non essere schierata, personalmente sono fortemente femminista, ma la pagina non dovrebbe essere politica o di parte perché legata al dipartimento universitario, però è anche vero che quando parliamo di aborto, per esempio, o di contenuti simili, facciamo sicuramente politica. Si tratta comunque di un femminismo sano, volto all’uguaglianza e all’inclusione e ci tengo a precisare che la pagina è nata per informare tutti, sia i ragazzi che le ragazze. Molto spesso infatti siamo proprio noi donne a sminuire certi aspetti della nostra sessualità, sicuramente abbiamo interiorizzato dei preconcetti che la nostra cultura ci ha imposto e che è difficile eliminare. Invece risulta fondamentale educare tutti e tutte a questo argomento, evitando di minimizzarlo, ma anzi facendolo proprio e accogliendolo come parte importante di una vita sana o comunque del benessere psico-fisico generale.»
Secondo te, le nuove generazioni si approcciano in maniera diversa e quindi migliore alla sessualità? Social e serie tv (mi viene in mente Sex Education tra tutte, ma anche Sexify) aiutano a conoscere meglio questo tema e quindi anche se stessi? O invece si rischia che l’educazione sessuale sia relegata ai porno in cui c’è una mascolinità tossica e dove la figura della donna è evidentemente sottomessa al piacere dell’uomo?
«Indubbiamente i giovani sono più aperti verso certi temi ed hanno un accesso facilitato a certi contenuti. I social in primis agevolano il processo di conoscenza della sfera sessuale e permettono di avere ragazzi e ragazze più interessati, ma anche più educati al riguardo. Allo stesso tempo però cresce anche il numero di coloro che provano una forte avversione al sesso, vuoi perché hanno un accesso deviato a certi contenuti, vuoi perché non hanno nessuno che li guidi alla fruizione di quei contenuti. E qui mi allaccio al discorso sui porno… Non credo che tutto il porno si possa definire “buono” o “cattivo”; ogni cosa va contestualizzata soprattutto mettendola in relazione a chi è il soggetto che la sta guardando. Certi porno avranno sicuramente effetti diversi su un ragazzo di 30 anni e su uno di 13; questo infatti potrebbe non sapere che quella non è la realtà e che replicare certe pratiche con una ragazza, se non dopo un consenso esplicitamente espresso, non è certamente ammesso. Sta nascendo anche tutta una corrente di porno femministi che potremmo definire etici; li consiglio sempre a chi ha problemi con la masturbazione o con l’autoerotismo. Però torniamo al punto di partenza; il problema è che a noi donne è sempre stato detto che guardare un porno non è bello, non è da “femmine” e quindi molte di noi, anche quelle che li guardano, si sentono in difetto, non legittimate a masturbarsi davanti ad un porno… Culturalmente siamo messi così! Ma credo che la ricerca scientifica e gli studi che vogliamo portare avanti in questo campo possano aiutare tutti e tutte ad uscire da certi preconcetti, affrontando la sessualità con un approccio totalmente diverso. È impensabile oggi, nel 2023, impedire agli adolescenti di guardare i porno, essenziale sarebbe fare educazione sessuale a scuola, partendo già dalle medie, affrontando però l’argomento in maniera nuova, come dicevamo senza seguire quegli stereotipi che fanno troppo spesso parte della nostra cultura. Senza una solida educazione sessuale che parta dalla scuola non riusciremo mai ad evitare tanti fenomeni terribili che colpiscono la società (dal revenge porn ai femminicidi); la sessualità è un mondo vastissimo e ricchissimo di argomenti ed è essenziale indagarli perché, che ci piaccia o no, hanno un riscontro diretto sulle nostre vite e sulle relazioni con gli altri.»
Nella bio della pagina IG c’è un interessante questionario da compilare legato al dolore genitale femminile. Ce ne puoi parlare?
«Ormai sappiamo cosa sono Vulvodinia o Endometriosi, ma è vergognoso che a livello medico si sappia pochissimo di queste che sono vere e proprie malattie invalidanti; questo testimonia quanto, benché interessino purtroppo tantissime donne, ci sia una totale ignoranza e disinteresse verso il tema. Il questionario è uno strumento che fa parte di uno studio che vuole indagare come varia il dolore genitale e soprattutto che prevalenza ha nella vita delle donne; non si parla solo di endometriosi, ma anche di candida, cistite, problemi legati all’assunzione di anticoncezionali, ecc. Il questionario è aperto a tutte e chi volesse partecipare può sentirsi libera di farlo, ci aiuterà sicuramente, nella nostra ricerca!»
Quindi quale è lo scopo di tutto il tuo studio?
«Lo scopo dell’intero progetto che porto avanti con il mio team è quello di indagare, tramite un approccio scientifico e oggettivo, le fasi che caratterizzano la risposta sessuale. Il modello di riferimento è fermo agli anni ’70! È sicuramente ora di andare avanti. Ci sono molte teorie e speculazioni, ad esempio, su che cosa sia l’orgasmo e sul perché e come viene generato, ma ancora pochissimi studi con un’evidenza scientifica tale da dare risultati certi o comunque misurabili. Vado quindi in questa direzione e, come già detto, credo che parallelamente una buona informazione sul tema e divulgazione dei risultati siano indispensabili per coinvolgere la società civile. Vorrei anche ricordare a tutti e tutte che dobbiamo sentirci legittimati a parlare della nostra sfera sessuale; la sessualità non è un aspetto secondario del benessere psico-fisico di una persona, anzi! In ogni età e in ogni fase della nostra vita assume un ruolo davvero importante. Quindi, sia che si tratti di problemi o disagi, ma anche di cose belle, legate appunto al piacere sessuale, parliamone e condividiamo, è sicuramente il primo passo per smettere di considerare la sessualità un tema marginale.»
di MELISSA FRULLONI
IG: @padovasexlab
Vegetariana militante. Animalista convinta.
Femminista in prova. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…