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Solarys
Solarys nasce nel 2007 come azienda nel settore delle energie rinnovabili, con una particolare ricerca nel fotovoltaico ma anche nell’eolico, idroelettrico e biometano

Solarys nasce nel 2007 come azienda nel settore delle energie rinnovabili, con una particolare ricerca nel fotovoltaico ma anche nell’eolico, idroelettrico e biometano. Ci troviamo nella sede di Rigutino dove ad accoglierci è Michele Burbi, socio fondatore nonché amministratore dell’azienda dal 2013. Mi spiega subito che sua premura e sua urgenza sono quelle di rendere consapevoli le persone della presenza di certe realtà ben radicate nel territorio, partecipi in un settore nel pieno del suo sviluppo e delle sue potenzialità, ma che agiscono spesso sottotraccia a causa del mancato contatto diretto con i consumatori.
Michele, vuoi descrivere cos’è oggi la realtà di Solarys?
«Nella sede dove siamo adesso possiamo incontrare tre aziende diverse che vertono tutte nell’ambito energetico e che insieme generano un volume di affari di circa 1 miliardo, tra le quali Solarys che è la prima nata, Solarys Innovative Solutions, EPC specializzato in progettazione, costruzione e manutenzione di impianti a energie rinnovabili, ed EcoTrade, un trader puro che cerca di valorizzare l’energia prodotta da impianti nostri o dei nostri clienti. Ci siamo abilitati come trader all’ingrosso prevalentemente di energia pulita, ma anche di gas, di cui siamo detentori di un’importante quota di stoccaggio nazionale. Tutto questo supportato da un desk a Milano che fa operazioni di trading h24. Gli asset invece sono detenuti da Solarys che è rimasta più incentrata nell’investimento diretto.»
Ci hai già accennato quanto conti per te la territorialità dell’azienda…
«Ho sempre avuto la missione di tenere l’azienda ad Arezzo. Mi piace la territorialità e mi piace che qua ci siano le persone e le risorse, anche per dare una comunicazione ed incentivare l’appeal per i talenti che ci sono, ma abbiamo tantissima difficoltà da questo punto di vista. Abbiamo bisogno di molte figure ma non riusciamo a trovarne. Mi sembra una cosa assurda ma facciamo una fatica mortale sul recruiting e questo ce lo confermano anche le società di recruiting stesse. Poi sento che ci sono neolaureati che non riescono a trovare lavoro e penso che qui c’è qualcosa che non funziona, una mancanza di comunicazione tra offerta e richiesta di lavoro, due fabbisogni che coincidono.»

Secondo te come può essere colmata questa lacuna comunicativa?
«È un passo che va fatto incontro l’uno verso l’altro. Un ragazzo appena assunto non è una risorsa per un’azienda, bensì un costo, è vero. Se però un datore di lavoro arriva a dire “Se devo pagare dieci per qualcuno da formare, pago 12 per qualcuno già formato” allora il ragazzo in questione ha perso. L’azienda deve credere nei giovani, i quali peraltro oggi escono dagli studi con maggiori competenze e con una maggiore elasticità mentale a causa della tecnologia. D’altro canto i ragazzi devono capire che con l’inizio di un lavoro comincia il periodo più difficile, devono mettersi in gioco, devono guardare, capire cosa fanno gli altri e imparare.»
Sono rimasto molto affascinato dalla vostra attività nell’agrovoltaico, ce ne vuoi parlare?
«Si tratta di un ambito di sviluppo in cui l’energia si integra con un’economia circolare, abbiamo sposato l’idea e ad oggi deteniamo una ventina di progetti di agrovoltaico sparsi in tutta Italia. Il concetto è quello di non sciupare del suolo per produrre solo energia: prendiamo un terreno e lo sottoponiamo a un piano di miglioramento agricolo: lì dentro portiamo una coltura biologica con un obbligo di bassissimo uso di risorse idriche; stiamo sviluppando progetti, ad esempio, in cui i pannelli immagazzinano in cisterne l’acqua piovana per i giorni di siccità. Il risultato è un mix di risorse agricole e parte fotovoltaica che produce energia, eccellenze biologiche, immagazzina acqua, mantiene un’alta biodiversità. Purtroppo gli investitori non vedono di buon occhio questo metodo ma per noi l’agrovoltaico è il futuro nell’energia di produzione.»

Dalle parole di Michele Burbi trapelano continuamente competenza, passione e un’idea di lavoro che non coincide solo con i profitti ma con il progresso e il miglioramento della società. Si considera un imprenditore atipico e dimostra ancora una volta quanto gli stia a cuore l’intenzione di dare ai nuovi talenti lo spazio che meritano: “Quando ho cominciato con Solarys ero un ragazzo come loro che si è messo in gioco. Sono ancora uno di loro e mi piacerebbe condividere questo successo con i giovani del nostro territorio. Siamo un’azienda che premia perché siamo consapevoli di lavorare in un settore ricco e sano.

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

www.solarys-solutions.it
Tel. 0575 1385055
info@solarysnrg.it

Gabrile Marco Liberatori
GABRIELE MARCO LIBERATORI

Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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Solarys nasce nel 2007 come azienda nel settore delle energie rinnovabili, con una particolare ricerca nel fotovoltaico ma anche nell’eolico, idroelettrico e biometano

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Michele, vuoi descrivere cos’è oggi la realtà di Solarys?
«Nella sede dove siamo adesso possiamo incontrare tre aziende diverse che vertono tutte nell’ambito energetico e che insieme generano un volume di affari di circa 1 miliardo, tra le quali Solarys che è la prima nata, Solarys Innovative Solutions, EPC specializzato in progettazione, costruzione e manutenzione di impianti a energie rinnovabili, ed EcoTrade, un trader puro che cerca di valorizzare l’energia prodotta da impianti nostri o dei nostri clienti. Ci siamo abilitati come trader all’ingrosso prevalentemente di energia pulita, ma anche di gas, di cui siamo detentori di un’importante quota di stoccaggio nazionale. Tutto questo supportato da un desk a Milano che fa operazioni di trading h24. Gli asset invece sono detenuti da Solarys che è rimasta più incentrata nell’investimento diretto.»
Ci hai già accennato quanto conti per te la territorialità dell’azienda…
«Ho sempre avuto la missione di tenere l’azienda ad Arezzo. Mi piace la territorialità e mi piace che qua ci siano le persone e le risorse, anche per dare una comunicazione ed incentivare l’appeal per i talenti che ci sono, ma abbiamo tantissima difficoltà da questo punto di vista. Abbiamo bisogno di molte figure ma non riusciamo a trovarne. Mi sembra una cosa assurda ma facciamo una fatica mortale sul recruiting e questo ce lo confermano anche le società di recruiting stesse. Poi sento che ci sono neolaureati che non riescono a trovare lavoro e penso che qui c’è qualcosa che non funziona, una mancanza di comunicazione tra offerta e richiesta di lavoro, due fabbisogni che coincidono.»

Secondo te come può essere colmata questa lacuna comunicativa?
«È un passo che va fatto incontro l’uno verso l’altro. Un ragazzo appena assunto non è una risorsa per un’azienda, bensì un costo, è vero. Se però un datore di lavoro arriva a dire “Se devo pagare dieci per qualcuno da formare, pago 12 per qualcuno già formato” allora il ragazzo in questione ha perso. L’azienda deve credere nei giovani, i quali peraltro oggi escono dagli studi con maggiori competenze e con una maggiore elasticità mentale a causa della tecnologia. D’altro canto i ragazzi devono capire che con l’inizio di un lavoro comincia il periodo più difficile, devono mettersi in gioco, devono guardare, capire cosa fanno gli altri e imparare.»
Sono rimasto molto affascinato dalla vostra attività nell’agrovoltaico, ce ne vuoi parlare?
«Si tratta di un ambito di sviluppo in cui l’energia si integra con un’economia circolare, abbiamo sposato l’idea e ad oggi deteniamo una ventina di progetti di agrovoltaico sparsi in tutta Italia. Il concetto è quello di non sciupare del suolo per produrre solo energia: prendiamo un terreno e lo sottoponiamo a un piano di miglioramento agricolo: lì dentro portiamo una coltura biologica con un obbligo di bassissimo uso di risorse idriche; stiamo sviluppando progetti, ad esempio, in cui i pannelli immagazzinano in cisterne l’acqua piovana per i giorni di siccità. Il risultato è un mix di risorse agricole e parte fotovoltaica che produce energia, eccellenze biologiche, immagazzina acqua, mantiene un’alta biodiversità. Purtroppo gli investitori non vedono di buon occhio questo metodo ma per noi l’agrovoltaico è il futuro nell’energia di produzione.»

Dalle parole di Michele Burbi trapelano continuamente competenza, passione e un’idea di lavoro che non coincide solo con i profitti ma con il progresso e il miglioramento della società. Si considera un imprenditore atipico e dimostra ancora una volta quanto gli stia a cuore l’intenzione di dare ai nuovi talenti lo spazio che meritano: “Quando ho cominciato con Solarys ero un ragazzo come loro che si è messo in gioco. Sono ancora uno di loro e mi piacerebbe condividere questo successo con i giovani del nostro territorio. Siamo un’azienda che premia perché siamo consapevoli di lavorare in un settore ricco e sano.

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

www.solarys-solutions.it
Tel. 0575 1385055
info@solarysnrg.it

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Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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Michele, vuoi descrivere cos’è oggi la realtà di Solarys?
«Nella sede dove siamo adesso possiamo incontrare tre aziende diverse che vertono tutte nell’ambito energetico e che insieme generano un volume di affari di circa 1 miliardo, tra le quali Solarys che è la prima nata, Solarys Innovative Solutions, EPC specializzato in progettazione, costruzione e manutenzione di impianti a energie rinnovabili, ed EcoTrade, un trader puro che cerca di valorizzare l’energia prodotta da impianti nostri o dei nostri clienti. Ci siamo abilitati come trader all’ingrosso prevalentemente di energia pulita, ma anche di gas, di cui siamo detentori di un’importante quota di stoccaggio nazionale. Tutto questo supportato da un desk a Milano che fa operazioni di trading h24. Gli asset invece sono detenuti da Solarys che è rimasta più incentrata nell’investimento diretto.»
Ci hai già accennato quanto conti per te la territorialità dell’azienda…
«Ho sempre avuto la missione di tenere l’azienda ad Arezzo. Mi piace la territorialità e mi piace che qua ci siano le persone e le risorse, anche per dare una comunicazione ed incentivare l’appeal per i talenti che ci sono, ma abbiamo tantissima difficoltà da questo punto di vista. Abbiamo bisogno di molte figure ma non riusciamo a trovarne. Mi sembra una cosa assurda ma facciamo una fatica mortale sul recruiting e questo ce lo confermano anche le società di recruiting stesse. Poi sento che ci sono neolaureati che non riescono a trovare lavoro e penso che qui c’è qualcosa che non funziona, una mancanza di comunicazione tra offerta e richiesta di lavoro, due fabbisogni che coincidono.»

Secondo te come può essere colmata questa lacuna comunicativa?
«È un passo che va fatto incontro l’uno verso l’altro. Un ragazzo appena assunto non è una risorsa per un’azienda, bensì un costo, è vero. Se però un datore di lavoro arriva a dire “Se devo pagare dieci per qualcuno da formare, pago 12 per qualcuno già formato” allora il ragazzo in questione ha perso. L’azienda deve credere nei giovani, i quali peraltro oggi escono dagli studi con maggiori competenze e con una maggiore elasticità mentale a causa della tecnologia. D’altro canto i ragazzi devono capire che con l’inizio di un lavoro comincia il periodo più difficile, devono mettersi in gioco, devono guardare, capire cosa fanno gli altri e imparare.»
Sono rimasto molto affascinato dalla vostra attività nell’agrovoltaico, ce ne vuoi parlare?
«Si tratta di un ambito di sviluppo in cui l’energia si integra con un’economia circolare, abbiamo sposato l’idea e ad oggi deteniamo una ventina di progetti di agrovoltaico sparsi in tutta Italia. Il concetto è quello di non sciupare del suolo per produrre solo energia: prendiamo un terreno e lo sottoponiamo a un piano di miglioramento agricolo: lì dentro portiamo una coltura biologica con un obbligo di bassissimo uso di risorse idriche; stiamo sviluppando progetti, ad esempio, in cui i pannelli immagazzinano in cisterne l’acqua piovana per i giorni di siccità. Il risultato è un mix di risorse agricole e parte fotovoltaica che produce energia, eccellenze biologiche, immagazzina acqua, mantiene un’alta biodiversità. Purtroppo gli investitori non vedono di buon occhio questo metodo ma per noi l’agrovoltaico è il futuro nell’energia di produzione.»

Dalle parole di Michele Burbi trapelano continuamente competenza, passione e un’idea di lavoro che non coincide solo con i profitti ma con il progresso e il miglioramento della società. Si considera un imprenditore atipico e dimostra ancora una volta quanto gli stia a cuore l’intenzione di dare ai nuovi talenti lo spazio che meritano: “Quando ho cominciato con Solarys ero un ragazzo come loro che si è messo in gioco. Sono ancora uno di loro e mi piacerebbe condividere questo successo con i giovani del nostro territorio. Siamo un’azienda che premia perché siamo consapevoli di lavorare in un settore ricco e sano.

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

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Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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Solarys nasce nel 2007 come azienda nel settore delle energie rinnovabili, con una particolare ricerca nel fotovoltaico ma anche nell’eolico, idroelettrico e biometano. Ci troviamo nella sede di Rigutino dove ad accoglierci è Michele Burbi, socio fondatore nonché amministratore dell’azienda dal 2013. Mi spiega subito che sua premura e sua urgenza sono quelle di rendere consapevoli le persone della presenza di certe realtà ben radicate nel territorio, partecipi in un settore nel pieno del suo sviluppo e delle sue potenzialità, ma che agiscono spesso sottotraccia a causa del mancato contatto diretto con i consumatori.
Michele, vuoi descrivere cos’è oggi la realtà di Solarys?
«Nella sede dove siamo adesso possiamo incontrare tre aziende diverse che vertono tutte nell’ambito energetico e che insieme generano un volume di affari di circa 1 miliardo, tra le quali Solarys che è la prima nata, Solarys Innovative Solutions, EPC specializzato in progettazione, costruzione e manutenzione di impianti a energie rinnovabili, ed EcoTrade, un trader puro che cerca di valorizzare l’energia prodotta da impianti nostri o dei nostri clienti. Ci siamo abilitati come trader all’ingrosso prevalentemente di energia pulita, ma anche di gas, di cui siamo detentori di un’importante quota di stoccaggio nazionale. Tutto questo supportato da un desk a Milano che fa operazioni di trading h24. Gli asset invece sono detenuti da Solarys che è rimasta più incentrata nell’investimento diretto.»
Ci hai già accennato quanto conti per te la territorialità dell’azienda…
«Ho sempre avuto la missione di tenere l’azienda ad Arezzo. Mi piace la territorialità e mi piace che qua ci siano le persone e le risorse, anche per dare una comunicazione ed incentivare l’appeal per i talenti che ci sono, ma abbiamo tantissima difficoltà da questo punto di vista. Abbiamo bisogno di molte figure ma non riusciamo a trovarne. Mi sembra una cosa assurda ma facciamo una fatica mortale sul recruiting e questo ce lo confermano anche le società di recruiting stesse. Poi sento che ci sono neolaureati che non riescono a trovare lavoro e penso che qui c’è qualcosa che non funziona, una mancanza di comunicazione tra offerta e richiesta di lavoro, due fabbisogni che coincidono.»

Secondo te come può essere colmata questa lacuna comunicativa?
«È un passo che va fatto incontro l’uno verso l’altro. Un ragazzo appena assunto non è una risorsa per un’azienda, bensì un costo, è vero. Se però un datore di lavoro arriva a dire “Se devo pagare dieci per qualcuno da formare, pago 12 per qualcuno già formato” allora il ragazzo in questione ha perso. L’azienda deve credere nei giovani, i quali peraltro oggi escono dagli studi con maggiori competenze e con una maggiore elasticità mentale a causa della tecnologia. D’altro canto i ragazzi devono capire che con l’inizio di un lavoro comincia il periodo più difficile, devono mettersi in gioco, devono guardare, capire cosa fanno gli altri e imparare.»
Sono rimasto molto affascinato dalla vostra attività nell’agrovoltaico, ce ne vuoi parlare?
«Si tratta di un ambito di sviluppo in cui l’energia si integra con un’economia circolare, abbiamo sposato l’idea e ad oggi deteniamo una ventina di progetti di agrovoltaico sparsi in tutta Italia. Il concetto è quello di non sciupare del suolo per produrre solo energia: prendiamo un terreno e lo sottoponiamo a un piano di miglioramento agricolo: lì dentro portiamo una coltura biologica con un obbligo di bassissimo uso di risorse idriche; stiamo sviluppando progetti, ad esempio, in cui i pannelli immagazzinano in cisterne l’acqua piovana per i giorni di siccità. Il risultato è un mix di risorse agricole e parte fotovoltaica che produce energia, eccellenze biologiche, immagazzina acqua, mantiene un’alta biodiversità. Purtroppo gli investitori non vedono di buon occhio questo metodo ma per noi l’agrovoltaico è il futuro nell’energia di produzione.»

Dalle parole di Michele Burbi trapelano continuamente competenza, passione e un’idea di lavoro che non coincide solo con i profitti ma con il progresso e il miglioramento della società. Si considera un imprenditore atipico e dimostra ancora una volta quanto gli stia a cuore l’intenzione di dare ai nuovi talenti lo spazio che meritano: “Quando ho cominciato con Solarys ero un ragazzo come loro che si è messo in gioco. Sono ancora uno di loro e mi piacerebbe condividere questo successo con i giovani del nostro territorio. Siamo un’azienda che premia perché siamo consapevoli di lavorare in un settore ricco e sano.

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

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Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

Solarys
Solarys nasce nel 2007 come azienda nel settore delle energie rinnovabili, con una particolare ricerca nel fotovoltaico ma anche nell’eolico, idroelettrico e biometano

Solarys nasce nel 2007 come azienda nel settore delle energie rinnovabili, con una particolare ricerca nel fotovoltaico ma anche nell’eolico, idroelettrico e biometano. Ci troviamo nella sede di Rigutino dove ad accoglierci è Michele Burbi, socio fondatore nonché amministratore dell’azienda dal 2013. Mi spiega subito che sua premura e sua urgenza sono quelle di rendere consapevoli le persone della presenza di certe realtà ben radicate nel territorio, partecipi in un settore nel pieno del suo sviluppo e delle sue potenzialità, ma che agiscono spesso sottotraccia a causa del mancato contatto diretto con i consumatori.
Michele, vuoi descrivere cos’è oggi la realtà di Solarys?
«Nella sede dove siamo adesso possiamo incontrare tre aziende diverse che vertono tutte nell’ambito energetico e che insieme generano un volume di affari di circa 1 miliardo, tra le quali Solarys che è la prima nata, Solarys Innovative Solutions, EPC specializzato in progettazione, costruzione e manutenzione di impianti a energie rinnovabili, ed EcoTrade, un trader puro che cerca di valorizzare l’energia prodotta da impianti nostri o dei nostri clienti. Ci siamo abilitati come trader all’ingrosso prevalentemente di energia pulita, ma anche di gas, di cui siamo detentori di un’importante quota di stoccaggio nazionale. Tutto questo supportato da un desk a Milano che fa operazioni di trading h24. Gli asset invece sono detenuti da Solarys che è rimasta più incentrata nell’investimento diretto.»
Ci hai già accennato quanto conti per te la territorialità dell’azienda…
«Ho sempre avuto la missione di tenere l’azienda ad Arezzo. Mi piace la territorialità e mi piace che qua ci siano le persone e le risorse, anche per dare una comunicazione ed incentivare l’appeal per i talenti che ci sono, ma abbiamo tantissima difficoltà da questo punto di vista. Abbiamo bisogno di molte figure ma non riusciamo a trovarne. Mi sembra una cosa assurda ma facciamo una fatica mortale sul recruiting e questo ce lo confermano anche le società di recruiting stesse. Poi sento che ci sono neolaureati che non riescono a trovare lavoro e penso che qui c’è qualcosa che non funziona, una mancanza di comunicazione tra offerta e richiesta di lavoro, due fabbisogni che coincidono.»

Secondo te come può essere colmata questa lacuna comunicativa?
«È un passo che va fatto incontro l’uno verso l’altro. Un ragazzo appena assunto non è una risorsa per un’azienda, bensì un costo, è vero. Se però un datore di lavoro arriva a dire “Se devo pagare dieci per qualcuno da formare, pago 12 per qualcuno già formato” allora il ragazzo in questione ha perso. L’azienda deve credere nei giovani, i quali peraltro oggi escono dagli studi con maggiori competenze e con una maggiore elasticità mentale a causa della tecnologia. D’altro canto i ragazzi devono capire che con l’inizio di un lavoro comincia il periodo più difficile, devono mettersi in gioco, devono guardare, capire cosa fanno gli altri e imparare.»
Sono rimasto molto affascinato dalla vostra attività nell’agrovoltaico, ce ne vuoi parlare?
«Si tratta di un ambito di sviluppo in cui l’energia si integra con un’economia circolare, abbiamo sposato l’idea e ad oggi deteniamo una ventina di progetti di agrovoltaico sparsi in tutta Italia. Il concetto è quello di non sciupare del suolo per produrre solo energia: prendiamo un terreno e lo sottoponiamo a un piano di miglioramento agricolo: lì dentro portiamo una coltura biologica con un obbligo di bassissimo uso di risorse idriche; stiamo sviluppando progetti, ad esempio, in cui i pannelli immagazzinano in cisterne l’acqua piovana per i giorni di siccità. Il risultato è un mix di risorse agricole e parte fotovoltaica che produce energia, eccellenze biologiche, immagazzina acqua, mantiene un’alta biodiversità. Purtroppo gli investitori non vedono di buon occhio questo metodo ma per noi l’agrovoltaico è il futuro nell’energia di produzione.»

Dalle parole di Michele Burbi trapelano continuamente competenza, passione e un’idea di lavoro che non coincide solo con i profitti ma con il progresso e il miglioramento della società. Si considera un imprenditore atipico e dimostra ancora una volta quanto gli stia a cuore l’intenzione di dare ai nuovi talenti lo spazio che meritano: “Quando ho cominciato con Solarys ero un ragazzo come loro che si è messo in gioco. Sono ancora uno di loro e mi piacerebbe condividere questo successo con i giovani del nostro territorio. Siamo un’azienda che premia perché siamo consapevoli di lavorare in un settore ricco e sano.

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

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Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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Michele, vuoi descrivere cos’è oggi la realtà di Solarys?
«Nella sede dove siamo adesso possiamo incontrare tre aziende diverse che vertono tutte nell’ambito energetico e che insieme generano un volume di affari di circa 1 miliardo, tra le quali Solarys che è la prima nata, Solarys Innovative Solutions, EPC specializzato in progettazione, costruzione e manutenzione di impianti a energie rinnovabili, ed EcoTrade, un trader puro che cerca di valorizzare l’energia prodotta da impianti nostri o dei nostri clienti. Ci siamo abilitati come trader all’ingrosso prevalentemente di energia pulita, ma anche di gas, di cui siamo detentori di un’importante quota di stoccaggio nazionale. Tutto questo supportato da un desk a Milano che fa operazioni di trading h24. Gli asset invece sono detenuti da Solarys che è rimasta più incentrata nell’investimento diretto.»
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«È un passo che va fatto incontro l’uno verso l’altro. Un ragazzo appena assunto non è una risorsa per un’azienda, bensì un costo, è vero. Se però un datore di lavoro arriva a dire “Se devo pagare dieci per qualcuno da formare, pago 12 per qualcuno già formato” allora il ragazzo in questione ha perso. L’azienda deve credere nei giovani, i quali peraltro oggi escono dagli studi con maggiori competenze e con una maggiore elasticità mentale a causa della tecnologia. D’altro canto i ragazzi devono capire che con l’inizio di un lavoro comincia il periodo più difficile, devono mettersi in gioco, devono guardare, capire cosa fanno gli altri e imparare.»
Sono rimasto molto affascinato dalla vostra attività nell’agrovoltaico, ce ne vuoi parlare?
«Si tratta di un ambito di sviluppo in cui l’energia si integra con un’economia circolare, abbiamo sposato l’idea e ad oggi deteniamo una ventina di progetti di agrovoltaico sparsi in tutta Italia. Il concetto è quello di non sciupare del suolo per produrre solo energia: prendiamo un terreno e lo sottoponiamo a un piano di miglioramento agricolo: lì dentro portiamo una coltura biologica con un obbligo di bassissimo uso di risorse idriche; stiamo sviluppando progetti, ad esempio, in cui i pannelli immagazzinano in cisterne l’acqua piovana per i giorni di siccità. Il risultato è un mix di risorse agricole e parte fotovoltaica che produce energia, eccellenze biologiche, immagazzina acqua, mantiene un’alta biodiversità. Purtroppo gli investitori non vedono di buon occhio questo metodo ma per noi l’agrovoltaico è il futuro nell’energia di produzione.»

Dalle parole di Michele Burbi trapelano continuamente competenza, passione e un’idea di lavoro che non coincide solo con i profitti ma con il progresso e il miglioramento della società. Si considera un imprenditore atipico e dimostra ancora una volta quanto gli stia a cuore l’intenzione di dare ai nuovi talenti lo spazio che meritano: “Quando ho cominciato con Solarys ero un ragazzo come loro che si è messo in gioco. Sono ancora uno di loro e mi piacerebbe condividere questo successo con i giovani del nostro territorio. Siamo un’azienda che premia perché siamo consapevoli di lavorare in un settore ricco e sano.

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

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GABRIELE MARCO LIBERATORI

Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani da Omero fino ai giorni nostri sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito al di sopra di un vacuo imperante materialismo. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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