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Venghino signori venghino…al Teatro Virginian
Daniele Marmi racconta il Teatro Virginian, La Filostoccola ed Arezzo

Arezzo città della musica ma anche del teatro. A dimostrarcelo è la storia di Daniele Marmi, che a soli sette anni ha cominciato a coltivare il suo talento tra il Piccolo Teatro e la Libera Accademia. Poi è arrivato il diploma all’accademia Circo a Vapore di Roma. Poi Zelig Off. Nel 2009 l’incontro che gli ha cambiato la vita, quello con Gabriele Vacis al Teatro Stabile di Torino, con cui ha portato in scena I rusteghi di Goldoni in una tournée di trecento date. Oggi Daniele non è solo un affermato attore di teatro e TV ma anche un aretino orgoglioso che ogni giorno tenta di portare cultura in quel gioiellino che è il Teatro Virginian, di cui è direttore artistico.

Com’è l’esperienza, che immagino faticosa, di gestire un teatro indipendente?

«Prima di tutto ringrazio il dott. Cigna e il Circolo Artistico, che ci hanno dato la gestione quasi undici anni fa. Abbiamo riportato questo posto a fare quello che doveva: arte, teatro, eventi. Grazie alle conoscenze che abbiamo fatto in questi anni siamo riusciti ad avere in teatro realtà importanti; certo con più risorse si potrebbe fare ancora meglio, ma siamo orgogliosi che quella di questo anno sia l’undicesima stagione teatrale. Le compagnie vengono, hanno vitto e alloggio, il viaggio spesato e a loro va l’incasso totale. Noi non ci guadagniamo niente, ci tengo sempre a sottolinearlo… Ho una parete con tutte le locandine degli spettacoli realizzati in questi anni e mi fa impazzire! In totale riusciamo a organizzare una stagione con una media di quindici spettacoli l’anno e negli ultimi due abbiamo iniziato anche a fare il teatro per i ragazzi.»

Qual è il tuo rapporto artistico con Arezzo? Ti senti coccolato o abbandonato?

«Sono partito che ero un pirla, sono tornato che sono un pirla al quadrato. Mi piace fare l’attore, mi piace fare spettacoli. Non ho potere decisionale su niente. Si dice sempre nemo propheta in patria: fuori mi conoscono in tanti, lavoro regolarmente con il Teatro Stabile di Torino, ora sono in una coproduzione dello Stabile di Torino, Bolzano e Stabile del Veneto, sono protagonista de L’ispettore generale con Rocco Papaleo… ma ad Arezzo sono nessuno e ti dirò che ci sta, approvo. Ci sono tanti di quei professionisti che mi sembra normale che una città vada ad attingere maggiormente fuori. Forse quest’anno stanno cominciando a tenerci più in considerazione ma non saprei dire se mi coccolino o meno. Io quando sto ad Arezzo e vedo la gente entrare al Virginian mi sento coccolato. Certo mi piacerebbe avere un po’ più diritto di parola; molti fanno questo lavoro per passione, c’è chi invece ci lavora realmente e dovrebbe essere ascoltato un po’ di più. Se fai cultura in una città di centomila abitanti bisogna partire dal basso…»

 

 

Teatro Virginian | Via de’ Redi, 12

lafilostoccola.it

IG: @filostoccolateatrovirginian

FB: La Filostoccola Teatro Virginian

Al Virginian coltivate l’aspetto didattico con i corsi di teatro…

Quello che un po’ ci differenzia dalle altre scuole è che noi facciamo realmente questo lavoro. Questa cosa implica, per esempio, che io quest’anno non ci sono mai stato e lo dico con vanto. Se io mi fisso con un insegnante che non lavora fuori, non fa produzioni, non è conosciuto e non conosce altre realtà, nel giro di due o tre anni questa persona cos’altro ha da dirmi? Noi facciamo esperienze in prima persona. Grazie anche ai laboratori professionistici che chiamiamo qui, abbiamo a che fare con situazioni diverse da tutte quelle che abbiamo affrontato in passato, abbiamo qualcosa in più per i nostri allievi, ecco. Non fissiamo mai un insegnante a un corso. Noi della compagnia La Filostoccola, cioè Giorgio Castagna, Eleonora Angioletti, io e quest’anno anche Chiara Renzi, siamo molto diversi e abbiamo affrontato cose molto differenti nelle nostre carriere, e questo in realtà ci unisce.»

Tu sei un volto noto del piccolo schermo grazie a I delitti del BarLume. Che tipo di esperienza è stata ed è?

«Ancora una volta cito il punto di svolta della mia vita, I rusteghi con il Teatro Stabile di Torino. Mario Martone ne era il direttore e la sua assistente, Paola Rota, era tra le altre cose casting director di varie serie. Cercavano un poliziotto goffo e toscano, lei vedendomi mi chiese se volevo fare il provino, accettai e il primo regista della serie, Eugenio Cappuccio, mi prese subito. Quando la regia è passata a Roan Johnson abbiamo confermato dieci stagioni, qualcosa come ventisette film. Ora siamo ufficialmente cast fisso ed è un’esperienza bellissima. Negli ultimi anni sono rimasto più in contatto con Michele di Mauro e Corrado Guzzanti e ho conosciuto persone meravigliose come Stefano Fresi, Lucia Mascino, Guglielmo Favilla, Paolo Cioni. Una famiglia.»

Che consiglio daresti ad un ragazzo aretino che volesse intraprendere la carriera di attore?

«Innanzitutto deve studiare tanto. È vero che un po’ ci nasci ma comunque un minimo di base la devi avere… e anche la voglia: è un lavoro difficile, non hai mai una certezza, devi avere sempre la valigia pronta. Se c’è volontà lo fai ma lo studio è la prima cosa. Leggere. La cosa che è mancata tanto anche a me è leggere ma oggi un testo teatrale lo leggo in dieci minuti. E infine che dire… venite al Virginian a fare teatro!»

 

di GABRIELE MARCO LIBERATORI

 

Gabrile Marco Liberatori
GABRIELE MARCO LIBERATORI

Laureando in lettere antiche, chitarrista dall’animo rétro, cultore di teatro e storia dell’arte. Ritengo che la conoscenza dell’espressione e del pensiero umani sia l’unica chiave per elevare il nostro spirito.. Il mio motto è “E l’omo vive”, perché non c’è buona speculazione intellettuale senza un calice di rosso e un piatto di leccornie regionali.

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