Vincenzo, anzi no scusate, volevo dire Cecè Tripodo non è certo una faccia nuova in città: vi sarà capitato di vederlo su qualche palco, in veste di musicista o attore; o magari, qualche mese fa, lo avrete incrociato agli stand del partito dei Radicali. Sì perché in effetti Cecè, di origini calabresi ma ormai da qualche anno aretino d’adozione, è un personaggio a dir poco poliedrico e che, nonostante la sua giovane età, porta con sé un bagaglio di esperienze non indifferente.
Tutto inizia con la trasmissione “Poche idee, ma confuse” sul canale Twitch Oskenè, a fianco dell’amico Alexander Marku: una serie di incontri online nei quali si trattano gli argomenti più disparati, tra cui, inevitabilmente, anche la politica, che Cecè pratica con impegno e convinzione, ma anche con una discreta dose di spirito critico, perché, come lui stesso ci tiene a precisare: “da buon radicale quale sono, a volte, contesto anche i radicali stessi”.
Dallo schermo di un computer al palco il passo è breve: la passione per la recitazione, coltivata anche grazie a Carmelo Bene, porta Cecè ad indossare la veste di attore e autore del podcast teatrale “Applausi”, ovvero: “uno spettacolo dell’assurdo, costruito su monologhi e dialoghi privi di qualsiasi filo logico e che si focalizzano più sul significante che sul significato. L’intento non è quello di raccontare una storia, ma piuttosto valorizzare il suono delle parole”.
Arriva poi anche la prima esperienza su un set cinematografico, con la partecipazione a “Rumors”, la serie prodotta da Farrago.
Il palcoscenico, però, è anche il luogo in cui si manifesta il profondo ed innato amore che Cecè nutre per la musica: “Non c’è stato un momento preciso in cui ho deciso di fare il musicista, ma anzi posso dire che l’interesse per la musica è sempre stato parte di me. Un giorno mi hanno regalato una chitarra e, dopo aver imparato qualche accordo sulle canzoni di De Andrè, ho iniziato a scrivere i miei primi pezzi”.
Ispirato da cantautori come Fabrizio De André, Francesco Guccini e soprattutto Vinicio Capossela, Cecè crea una narrazione in cui le esperienze di vita vissuta si intrecciano a pensieri ed opinioni che danno vita ad una dimensione intima e personale.
“Quando si parla di scrivere canzoni sono una persona molto individualista, nel senso che riesco a raccontare solo quello che mi passa per la testa o le esperienze che mi riguardano in prima persona. Se dovessi parlare di qualcun altro, molto probabilmente scriverei male”.
Ed è proprio la persona in sé a rappresentare il filo conduttore di molteplici sfaccettature ed interessi, che spesso si esprimono in brani dai toni caustici e dissacranti. Tuttavia, l’affrontare temi ancora oggi considerati “scomodi”, come ad esempio l’ateismo, l’ironia sulla Chiesa e la sessualità, non ha impedito a Cecè di riscuotere un successo meritato e a tratti inaspettato.
“Tra le tante esperienze che ho vissuto in ambito musicale, ricordo in particolare un concerto ad Abano Terme; in quell’occasione, nonostante i testi delle mie canzoni fossero molto dissacranti (al punto da contenere delle bestemmie), ho riscosso un grande successo. È stato davvero emozionante, soprattutto perché non mi sarei mai aspettato una reazione simile da un pubblico che non mi conosceva”.
Un percorso musicale che può vantare anche la vittoria del concorso nazionale per cantautori “Fornaci in canto” e importanti collaborazioni con amici musicisti come la batterista Gemma Bui e il cantautore aretino Matteo Croce.
“Insieme a Matteo ho realizzato lo spettacolo “Vieni”, che abbiamo portato anche al Teatro Virginian di Arezzo. Io e Matteo ci esibiamo sullo stesso palco, ma mettendo in scena due spettacoli separati. Credo che il punto di forza di questo format stia proprio nel fatto che il pubblico assiste a due spettacoli molto diversi tra loro pur pagando un unico biglietto. Infatti io e Matteo, nonostante la grande amicizia che ci lega, siamo due persone artisticamente molto differenti; lui è dolce e melodico, mentre io sono decisamente più corrosivo”.
Insomma, quando si parla di Cecè ci troviamo di fronte ad una personalità davvero eterogenea, dalla quale non sai mai cosa aspettarti. “In futuro vorrei ovviamente continuare a fare concerti, ma mi piacerebbe anche coltivare la mia passione per la cucina, magari partecipando a corsi, e scrivere un intero testo teatrale dell’assurdo. Devo dire però che io sono una persona molto irrequieta, quindi credo che per la realizzazione di un simile progetto avrei bisogno di essere affiancato da qualcuno più paziente”.
E allora avanti tutta… Noi attenderemo l’arrivo di qualche inaspettata ed inedita novità!
di AGNESE ANDREONI
IG: @cecetripodo
FB: Cecè Tripodo