Xmas lights
NIENTE È COME SEMBRA
Quel filo di luci natalizie che penzola dalla finestra di quella casa, sta sbattendo sul muro da troppo tempo… Chissà com’è che ancora non si è fulminato! Il vento lo porta in qua e in là e fuori è davvero freddo. La gente cammina veloce, distratta da tutto; le vetrine tutte accese non catturano l’attenzione e ognuno tira dritto pensando soprattutto alla cena, alle rate della macchina e alla scuola dei figli; i regali sono ancora tutti da fare… Eppure quel filo di luce mi attira… É così squallido nella sua semplicità, ma anche tanto evocativo. L’intermittenza delle sue piccolissime lampadine potrebbe essere lo specchio del mondo, potrebbe rappresentare qualsiasi cosa, anche come mi sento io in questo momento…
Oppure essere niente, solo un misero addobbo che qualcuno ha buttato un po’ là a casaccio sulla finestra di casa. Il suo dondolio scintillante mi mette tristezza. Quella malinconia che a differenza di tanti per le feste non ho mai, ma lui è lì e, sprezzante sta a testa in giù da quella casa, su quel muro e non può che farmi tristezza, paura. Intanto il caffè è arrivato, fuori è ancora più freddo. I vetri appannati. Il vento che entra sempre dalla porta scorrevole che si apre di continuo. La gente va in su e in giù. Nessuno che si ferma un attimo. Poi mi giro e lo vedo accanto a me. E anche qui il filo mi perseguita. Ma questo a differenza di quello del muro è caldo. Le luci sono più forti e accese, si aggrovigliano su un corpo. Le sensazioni continuano a essere tante… Sono via da qui, via dal Natale, via dalla mia stessa testa, finché una ventata non mi riporta di brutto dentro a questa tazza di caffè senza zucchero.
Lui continua a essere lì accanto a me, immobile e non posso fare a meno di guardarlo… Dentro ha tante sfumature, suggestioni, mi piace, anche nell’odore. Alla fine l’ho sfogliato e l’ho letto di un fiato, come se non me lo volessi godere, come se la smania di arrivare in fondo e guardarlo tutto non mi facesse vivere ogni sua pagina e me lo facesse vedere solo per metà, assaporando poco e arrivando in fondo con la tristezza di sapere che è già finito. Ma comunque me lo porto a casa e poi si vedrà. Esco. Tira ancora vento. Ormai è buio. Le luci sono più forti, ma il filo è ancora penzoloni. Flebile e sempre più opaco. Dondola più forte ora che il vento spinge di più. Mi fermo sotto quella finestra e lo fisso. Ormai è una sfida. Alla fine la ventata che mi toglie il cappello lo butta giù e mi cade tra le mani. Mi sembra di rivedere quel corpo su cui le luci erano aggrovigliate e ora che è qui, tra le mie mani, è amabile e quelle sue lampadine mi scaldano i diti bianchi e gelati.
Alla fine non era
così male…
Editoriale di MELISSA FRULLONI
MELISSA FRULLONI
Vegetariana militante. Animalista convinta.
Yoga praticante. Cresciuta con il poster di Jim Morrison appeso alla parete.
Romanticamente (troppo) sensibile e amante della musica vintage.
Una laurea in giornalismo, un cane, 27 anni, mille idee e (a giorni alterni) la sensazione di poter fare qualsiasi cosa…